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Economia

Cessione del credito, bloccato il portale delle Poste e di alcune banche: è rivolta

La CNA di Treviso: «Stiamo correndo al buio con i fanali spenti. Lavoriamo sempre in tensione per paura di sbagliare, ci vogliono regole semplici e chiare e mantenerle tali»

Poste Italiane, e altri istituti di credito come Banca Intesa-Deloitte, hanno bloccato il servizio di cessione del credito d’imposta. Sul portale si legge: “Si informa che la piattaforma per il servizio di acquisto di crediti d’imposta non è attiva”. La scadenza per fare le pratiche per i crediti derivanti dalle spese 2021 è però il 16 marzo. Dunque tutti coloro che hanno creduto nel superbonus, effettuato i lavori grazie ai bonus dell’edilizia e ora hanno i crediti da cedere - imprese, professionisti, privati - sono in rivolta.

“Fallire per eccesso di crediti. Un miracolo made in Italy”. Nelle chat degli artigiani sta girando una foto, scattata sembra davanti a un’azienda, che immortala uno striscione sollevato da alcuni lavoratori con questa scritta. Uno striscione che bene racconta i malumori e le preoccupazioni di un settore a cui è stato dato l’onere di trainare la ripresa economica italiana del post pandemia, ma a cui di fatto viene impedito di farlo, e che ora sta cedendo, anche psicologicamente, sotto il peso dell’incertezza. 

«Stiamo correndo al buio con i fanali spenti – dice amareggiato Ilario Pavan, presidente del Cosvem, il Consorzio Sviluppo Edilizia Moderna di Castelfranco Veneto, che associa 93 ditte specializzate in restauro e manutenzioni edilizie  -. Con tanti amici imprenditori ci stiamo confrontando: cominciamo a non crederci più a questi bonus. Notiamo che si stanno allontanando anche i privati che avevano intenzione di usufruirne. Ogni mese c’è qualche nuova normativa e ora il blocco della cessione del credito di imposta che dà una mazzata alle aziende sul fronte della liquidità. Oltretutto, lavoriamo sempre in tensione per paura di sbagliare: ci vogliono regole semplici e chiare e mantenerle tali».

Lunedì 7 febbraio, CNA ha organizzato un webinar, con il sostegno della Camera di Commercio Belluno-Treviso, il cui titolo è: “Legge di stabilità 2022: le novità fiscali”. Il focus inevitabilmente diventerà quello  della sfiducia di imprese e privati e del mercato dei crediti bloccato: una mazzata sulla ripresa. «Per colpa di qualcuno che fa il furbo, vedi inchiesta sul consorzio Sgrai, stanno pagando gli onesti, come spesso, purtroppo, avviene nel nostro Paese – commenta Luca Frare, presidente di CNA territoriale di Treviso -.  Lo Stato, che avrebbe in realtà la possibilità di fare controlli efficienti per evitare frodi, perché ha tutti gli strumenti per farlo, preferisce irrigidire le procedure scaricando il problema sui cittadini e sulle imprese».

Ma cosa sta succedendo esattamente? E perché?

La cessione del credito di imposta – che avrebbe dovuto essere una cosa semplice – attualmente, se la si fa con le banche, è praticamente impossibile arrivare alla fine della pratica per ragioni burocratiche (c’è una società di revisione che controlla l’iter che fa da collo di bottiglia oltre alle istruttorie interne che le banche si sono auto imposte).

Poste Italiane aveva ideato un sistema abbastanza semplice e veloce che in una quarantina di giorni portava a conclusione la cessione del credito con importo accreditato e reso disponibile sul conto corrente del richiedente. Bastava essere titolare di un conto corrente alle Poste (mediante il quale già si faceva l’individuazione del soggetto cedente in base alle normativa  antiriciclaggio) e la cessione si poteva fare anche on line.

Con il decreto anti frode di novembre, oltre la sospensione di 10 giorni del funzionamento della piattaforma delle Poste, essendo attribuite delle responsabilità, in caso di truffe, anche all’acquirente del credito, le Poste hanno appesantito la procedura richiedendo ulteriore documentazione prima non prevista e allungando di molto i termini per la conclusione della pratica, tanto che è stata presenta un’interrogazione parlamentare. Oggi ci si mette più di due mesi. Quelli che hanno fatto domanda dopo il decreto anti frodi non hanno ancora chiuso la pratica! Questo mette in difficoltà molti perché la cessione del credito va fatta entro il 16 marzo. E, da ieri, oltretutto, non si può nemmeno più avviare la pratica perché i portali di Poste e di alcune banche sono bloccati, sia per i privati che per le aziende. Rabbia, sconforto e preoccupazione montano.

I lavori legati al superbonus e agli altri bonus, con la possibilità di cedere i crediti,  sono partiti ad aprile-maggio del 2021: le aziende hanno avuto bisogno di tempo per organizzare i servizi e tutto è stato rallentato dalla pandemia. Ulteriori rallentamenti ci sono stati a novembre, dopo il decreto anti-frodi, che ha appesantito non di poco il carico burocratico, soprattutto sui lavori piccoli, legati ai bonus minori diversi dal 110%: infatti è stato necessario produrre i visti di conformità e le attestazioni di congruità della spesa.

Alcuni privati si sono trovati a non avere riferimenti professionali perché prima facevano tutto con la ditta e poi hanno dovuto trovarsi un commercialista e dei tecnici per la redazione dell’attestazione di congruità delle spese. Superati questi ostacoli la prima tranche di lavori si è conclusa a novembre–dicembre. La cessione del credito di imposta relativa ai lavori effettuati nel 2021 va fatta appunto entro il 16 marzo 2022. A ridosso di una scadenza così importante privati e imprese si trovano con il portale delle Poste e di altre banche bloccati e con le banche che non danno appuntamenti. 

Il motivo – ipotizza CNA - potrebbe essere che la Cassa Depositi e Prestiti ha sospeso gli acquisti dei crediti perché il decreto sostegni-ter ha messo un divieto sulle cessioni di credito successive alla prima, probabilmente individuando in questi passaggi possibilità di frodi. Tutto ciò ha però fatto collassare il mercato del credito, bloccando tutto e mettendo in difficoltà chi lavora e a casa sua sta facendo i lavori.

«Ci troviamo spiazzati: abbiamo investito dei soldi, comprato del materiale, e speravamo di “rientrare”, ma ora che dobbiamo riscuotere è tutto bloccato, e non sappiamo cosa succederà - racconta Iulian Roman, titolare di un’impresa edile –. Ho dei crediti fiscali e ieri, entrando nel portale delle Poste ma anche nel sito di un istituto di credito, ho scoperto che è tutto bloccato e NON sono riuscito a monetizzare. Tra qualche giorno arriveranno le ricevute bancarie e se saltano quelle, saltiamo anche noi. E poi c’è il discorso dei contratti firmati e dei cantieri da avviare. Se non abbiamo entrate in questi giorni, non posso avviare i cantieri di cui sono general contractor perché mi trovo a non poter pagare i subfornitori. L’unica soluzione per non “saltare” è non iniziare il cantiere e trovarci però con una causa legale».

Lo Stato con una mano dà e con l’altra toglie

«Da una parte la Legge di Stabilità ha prorogato il 110% e la possibilità di usufruire del credito di imposta e di cedere il credito e dall’altra parte sono stati chiusi i rubinetti di Cassa Depositi e Prestiti – denuncia il presidente  Luca Frare -. Insomma: lo Stato con una mano dà e con l’altra toglie. È una cosa che ci sta spiazzando tutti. Va rimossa la norma sul credito cedibile una sola volta che rende molto più difficile poter cedere un credito bloccando così una fonte di finanziamento imprescindibile per le imprese. La soluzione per evitare le frodi non è uccidere il mercato del credito ma sono i controlli da parte delle autorità di pubblica sicurezza e dell’Agenzia delle Entrate». 

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