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Giovedì, 28 Marzo 2024
Economia Vittorio Veneto

Rino Carpenè riconfermato presidente di CNA Vittorio Veneto

«Serve unione dei Comuni per rilanciare con forza lo sviluppo del Vittoriese»

Giovedì 29 aprile si è tenuto il congresso di CNA Vittorio Veneto che ha rinnovato i vertici dell’associazione artigiana. È stato confermato presidente Rino Carpenè, 57 anni, artigiano termoidraulico, socio della società Siai Termoidraulica srl che, nella sua relazione, ha illustrato due importante azioni che l’Associazione ha messo in campo per sostenere le imprese del Vittoriese in questo difficile momento.

«Abbiamo ottenuto che anche il Comune di Vittorio Veneto sottoscrivesse una convenzione con il confidi Canova di CNA per accedere, senza costi di garanzia, a finanziamenti a tasso agevolato dello 0,7%: una bella opportunità per le nostre imprese – ha detto Carpené -. Inoltre abbiamo proposto al Comune una importante agevolazione per ridurre l’IMU a quei proprietari di immobili dati in affitto ad attività produttive e professionali che effettuino una riduzione del canone d’affitto».  

Il direttivo di CNA Vittorio Veneto è composto da quindici membri: Giovanni Carrer, serramentista (vicepresidente), Giovanni Napol, grafica computerizzata industriale, Francesco De Bastiani, tipografo, Piero Uliana, assicuratore, Andrea Campardo, autotrasportatore, Claudio Masut, edile, Fiorenzo De Martin, falegname, Renato Zanette, fotografo, Loredana Dal Vecchio, serramentista, Paola Gianotto, falegname, Lucio Angelo Di Stazio, edile, Paolo Tomasi, edile, e, naturalmente, Rino Carpenè. Due, le new entry: Stefania Antoniazzi, socia di Soldera Scavi sas di Cordignao, e Matteo Da Ros, socio della falegnameria F.lli Da Ros di Vittorio Veneto. Il collegio dei revisori è invece composto da: Jane Bino (presidente), Christian Tomasi e Giovanni Varaschin. A coadiuvare il Presidente, tra i membri del direttivo saranno individuati alcuni delegati d’area che terranno i rapporti istituzionali con i Comuni del mandamento. È stato intanto individuato Giovanni Napol che terrà i rapporti con il Comune di Vittorio Veneto. Presenti all’appuntamento congressuale, che si è tenuto on-line, anche il presidente di CNA Veneto Alessandro Conte, il presidente di CNA provinciale di Treviso Alfonso Lorenzetto, il direttore provinciale Mattia Panazzolo e il presidente del Comitato scientifico Giuliano Rosolen.

FOTOGRAFIA DELL’ECONOMIA DEL TERRITORIO E PROSPETTIVE POST-COVID

Il congresso è stata l’occasione per fare il punto sull’economia di un’area, quella del Vittoriese, che conta 10 Comuni e 59.423 abitanti, il 7% della popolazione provinciale di 883.522 abitanti (dati Istat 2019). «Quello del Vittoriese è un territorio in cui il Pubblico, negli ultimi decenni, oltre a non avere investito, ha disinvestito – è la denuncia di Alessandro Conte, presidente di CNA Veneto -: da Vittorio, che è un’area vocata alla relazione per la posizione strategica che ha, si è invece deciso di portare via l’esercito, contribuendo a deprezzare il patrimonio immobiliare, ma anche le sedi di Inps, Agenzie delle Entrate, giudice di pace. Inoltre si stanno realizzando solo oggi opere che sarebbero servite dieci anni fa come il traforo di Sant’Augusta, l’elettrificazione della ferrovia. Tutto ciò non ha certamente contribuito a rendere il territorio attrattivo per le imprese.»

Il Vittoriese è un’area in cui solo tre comuni hanno più di 5 mila abitanti, e sono: Vittorio Veneto, Cordignano e Colle Umberto. Questo indica, secondo la CNA, l’urgente necessità di una ricomposizione della gestione amministrativa a livello di unione comunale. L’attuale eccessiva polverizzazione infatti non aiuta la messa in opera, da parte degli enti locali, di politiche pubbliche incisive che aiutino l’impresa e l’economia a crescere.

È anche per questo che i dati raccontano di un territorio che sta sentendo più di altri le trasformazioni del sistema economico e la crisi pandemica, in cui, negli ultimi dieci anni, sono sparite il 10% delle imprese. Le imprese attualmente attive nel Vittoriese sono 4.635, su 78.814 al livello provinciale, e danno lavoro a 16.613 addetti (dati al 31.12.2020, fonte centro studi CCIAA Treviso-Belluno). Il territorio conta 7 imprese ogni 100 abitanti.

Rispetto al 2019 il saldo è negativo per 76 unità e rispetto al 2010 le imprese in meno sono 419. Il manifatturiero conta attualmente 512 imprese e dà lavoro a 8.000 addetti; rispetto al 2019 ha perso 20 imprese e 134 rispetto al 2010; tra queste, nel decennio, hanno sofferto di più:  il legno (-38), la meccanica (-47), la moda (-17), altro manifatturiero (-12). La specializzazione manifatturiera del territorio è pari all’11% contro il 12,4% della media provinciale.

Il commercio conta 984 imprese che danno lavoro a 2.528 addetti: ne ha perse 28 dal 2019 e 153 dal 2010. L’indice di specializzazione è al 21,2%, in linea con quello provinciale. L’agricoltura conta 944 aziende che danno lavoro a 768 persone: sono aumentate di 2 unità rispetto al 2019 e di 11 rispetto al 2010. L’indice di specializzazione è pari al 20,4%, abbondantemente sopra la media provinciale che è al 18%.

Il settore servizi alle imprese conta 792 imprese che danno lavoro a 2.201 persone: ne ha perse 6 dal 2019 ma guadagnate 21 dal 2010. Nel decennio i servizi alle imprese presentano al loro interno un saldo negativo nel trasporto (-55) ma positivo in tutte le altre voci: attività immobiliari (+6), servizi di informazione comunicazione (+6), finanziario-assicurativo (+1), attività professionali, tecniche e scientifiche (+27), servizi di supporto alle imprese (+28). L’indice di specializzazione è del 17% piuttosto sotto la media provinciale del 21,6%.

Le costruzioni contano 747 imprese che impiegano 1.433 addetti: il settore ha perso 11 imprese dal 2019 e 171 dal 2010. Nonostante questa perdita, l’indice di specializzazione rimane più alto della media provinciale: 16,1% contro il 14,4%. Il settore servizi alle persone conta 325 imprese che danno lavoro a 941 persone: ne ha perse 3 dal 2019 e guadagnate 15 dal 2010.  L’indice di specializzazione è 7, contro la media provinciale del 6,4. La ristorazione conta 308 imprese che danno lavoro a 1.354 addetti: saldo negativo di 10 dal 2019 e di 15 dal 2010. È un settore con un indice di specializzazione territoriale superiore alla media provinciale: 6,6% contro il 5,7%. In sintesi, l’agricoltura, le costruzioni, la ristorazione e i servizi alle persone hanno un indice di specializzazione più alto rispetto alla media provinciale, il che indica la particolare vocazione produttiva del Vittoriese.

Ancora qualche dato per completare la fotografia. Le imprese artigiane sono 1.442  e danno lavoro a 3.268 addetti. Le imprese femminili sono il 21% del totale, ovvero 964 e impiegano 2.066 persone. Le imprese giovanili (titolari meno di 35 anni) sono 286 e danno lavoro a 452 addetti. Le imprese straniere sono l’11% del totale e danno lavoro a 502 persone.  

«Per far diventare il nostro territorio più competitivo serve utilizzare al meglio le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza, che sono ingenti: potenzialmente 240 milioni di euro per la nostra area, da impiegare in progetti di digitalizzazione, riconversione verde delle produzioni, messa in sicurezza idrogeologica del territorio, formazione del capitale umano e inclusione – ha concluso il presidente Rino Carpenè -. Occorre che rapidamente le istituzioni locali coinvolgano le parti sociali – rappresentanti delle imprese e dei lavoratori, per definire i progetti per l’uso di queste risorse».

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