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Sabato, 20 Aprile 2024
Economia Pederobba

Crediti Iva, Baratto: “Basta Imprese bancomat dello Stato. Bisogna cambiare la norma"

Il Parlamentare di Forza Italia trevigiano presenta un’interrogazione e prepara un emendamento per cambiare la norma bocciata dalla Corte UE

PEDEROBBA Il diritto a rettificare la base imponibile quando l’impresa abbia anticipato l’IVA su una fattura non pagata. Questo il tema su cui si è pronunciata la Corte di Giustizia Europea con la sentenza del 23 novembre del 2017. Il tema è di importanza cruciale per le imprese, che, specie in un momento di fragile ripresa, hanno bisogno di ogni risorsa disponibile. La sentenza del 23 novembre del 2017 della Corte di Giustizia Europea nella causa c-246/16 ha chiarito che l'Italia, non può subordinare la riduzione della base imponibile IVA, attraverso l’emissione di una nota di variazione, all'infruttuosità di una procedura concorsuale qualora tale procedura possa durare più di dieci anni.  Vale a dire, lo Stato non può chiedere alle imprese di anticipare il versamento dell’IVA anche per fatture non pagate per un tempo indefinito com’è oggi quello che impongono le condizioni della giustizia italiana. Oggi, infatti, una procedura fallimentare può durare oltre il decennio e così, di fatto, la situazione che si palesa è quella di imprese che anticipano allo stato somme che non sono dovute. 

“Si tratta di una sentenza indubbiamente dirompente” afferma Raffaele Baratto, parlamentare trevigiano ed imprenditore, “chiunque faccia impresa in Italia si è trovato nella spiacevole situazione di aver emesso una fattura, aver anticipato l’Iva e un bel giorno scoprire che chi doveva pagare è fallito. Peccato che lo stato, prima di consentire il recupero dell’IVA versata e non incassata dall’impresa, imponga di attendere tempi biblici".

La Corte di Giustizia ha infatti affermato che l’attuale tecnica impositiva e la norma italiana violano il diritto europeo perché impongono alle imprese italiane un peso che limita la loro competitività con il resto delle imprese europee. “Siamo di fronte all’ennesimo esempio di come in Italia lo Stato faccia di tutto per impedire ad un impresa di crescere. Si fa un gran parlare di Decreto dignità, che invece che creare lavoro, strangolerà le imprese del nordest già duramente colpite dalla crisi. Quella che ci vorrebbe, invece, è dignità per le imprese e per chi fa impresa” attacca Baratto ,“per questo ho presentato proprio in queste ore un quesito all’Agenzia delle Entrate che non si è ancora adeguata all’interpretazione di questa sentenza".

Il passo successivo, continua Baratto, “sarà la presentazione di un emendamento che, a partire dai principi stabiliti dai Giudici Europei, garantisca una volta per tutte il diritti per un imprenditore ad emettere nei confronti dell’agenzia una nota di variazione alla data delle dichiarazione di fallimento del proprio creditore. Così facendo libereremo risorse per le imprese che oggi ne hanno urgente bisogno e ridaremo vera dignità al lavoro e al sacrificio del mondo produttivo al quale questo governo sembra non pensare affatto".

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