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Economia Mogliano Veneto

Confindustria: "In Veneto migliaia di posti di lavoro scoperti"

Durante un incontro a Mogliano Veneto, martedì, Confindustria Veneto e Cisl hanno rivelato che nella Regione ci sarebbero migliaia di posti di lavoro vacanti, letteralmente snobbati dai disoccupati

In Veneto ci sarebbero migliaia di posizioni aperte, nell'industria e in altri settori, di buon profilo e ben remunerate, snobbate dai disoccupati. A denunciarlo è Confindustria Veneto.

Spesso, ha spiegato ieri Giampaolo Pedron in un incontro a Mogliano Veneto, i titolari delle aziende sono costretti a richiamare ex dipendenti pensionati per coprire le posizioni vacanti. Se questi posti fossero occupati da chi cerca lavoro, concordano Pedron e la segretaria della Cisl Veneto Franca Porto, il tasso di disoccupazione nella regione diminuirebbe subito di circa un punto.

Secondo quanto spiegato da Pedron a margine del convegno di Fondimpresa "La formazione per contrastare la crisi e vincere nuove sfide produttive", le posizioni professionali immediatamente disponibili riguarderebbero prevalentemente il comparto metalmeccanico, a cominciare dai manutentori. Posizioni che, in generale, richiedono una formazione da perito tecnico. Altre figure sono ricercate nel comparto della falegnameria e del tessile come, ad esempio, i sarti.

"Gli strumenti per incrociare domanda ed offerta ci sono - ha spiegato Pedron - e se questi posti non vengono occupati è prevalentemente per la rinuncia dei potenziali candidati all'assunzione".

Per colmare questi vuoti, allora, gli imprenditori si rivolgono spesso ad ex lavoratori pensionati "perché sono rimaste le uniche figure dotate di competenza e disponibilità per ricoprire certe mansioni".

La diagnosi è confermata dalla segretaria della Cisl veneta, Franca Porto, che attribuisce al fenomeno una radice in parte culturale, in parte strutturale: "Non abbiamo ancora maturato la consapevolezza che è passata l'epoca in cui il lavoro si poteva scegliere. Va anche detto, comunque - ha aggiunto - che in un Paese come il nostro, in cui il merito non è riconosciuto e non c'è mobilità sociale, c'è il timore, accettando un determinato impiego, di rimanervi 'imprigionati' a vita".

Secondo Porto, infine, il funzionamento dei servizi per l'impiego pubblici sarebbe insufficiente: "Occorre che le parti sociali - concluse - si rendano responsabili anche di questo e che maturi una riforma del mercato del lavoro più orientata alla rioccupabilità che all'assistenza di chi l'impiego lo perde".

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