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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

Prima di scavare una buca si deve dare comunicazione al Comune dove c’è il cantiere e all’Arpav

Bassani, presidente gruppo edilizia Confartigianato Imprese Marca Trevigiana e Confartigianato Veneto: “Ancora una volta la politica si dimostra sorda rispetto alle esigenze delle piccole e medie imprese edili”

TREVISO Pubblicato il nuovo Decreto sulle terre e rocce da scavo e, una volta di più, la politica italiana si dimostra sorda rispetto alle esigenze delle piccole e medie imprese edili. “A volte mi domando se dietro all’emanazione di una Legge o di un Decreto in genere, ci sia davvero l’intento di migliorare e semplificare le cose o se più semplicemente manchi del tutto una riflessione sui risvolti e sulle implicazioni che una normativa come questa porta con sé”. Questo lo sfogo di Paolo Bassani presidente della Categoria Edilizia Confartigianato Imprese Marca Trevigiana e Confartigianato Veneto a seguito della pubblicazione del nuovo regolamento sulle terre e rocce da scavo. “Non bastava - continua Bassani - la pesante crisi che, dal 2008 ad oggi solo in Veneto, ha fatto perdere al settore edile 12mila imprese e 70mila dipendenti e non dà tregua, non bastava lo stillicidio costante di adempimenti ai quali siamo sottoposti, ora ci si mette pure il Ministero dell’Ambiente che, con l’obbiettivo di fare chiarezza sulle norme che disciplinano lo scavo di terra e roccia, non fa altro che appesantirne i procedimenti per le imprese. E sì, perché da oggi, 22 agosto, un’impresa prima di poter scavare una buca anche di un metro cubo, si vedrà costretta a dare comunicazione almeno 15 giorni prima dello scavo stesso, al Comune dove c’è il cantiere e all’Arpav”.

L’intento del nuovo DPR è quello di individuare i requisiti generali da soddisfare affinché le terre e rocce da scavo, generate in cantieri di piccole o di grandi dimensioni, siano qualificati come sottoprodotti e non come rifiuti. “Avrebbe poco senso dover trattare come rifiuto, uscendo quindi da questa normativa, del terreno che può essere tranquillamente riutilizzato, ma -continua Bassani- probabilmente saremo costretti a farlo sempre di più. Prima di questa disciplina, le aziende erano comunque sottoposte all’obbligo di comunicazione dei cantieri, che doveva essere fatta prima dello scavo, non era indicato un tempo minimo. Ora invece vengono richiesti almeno 15 giorni di preavviso. In una situazione dove i pochi lavori che ci sono, vengono commissionati qualche giorno prima, se non con un unico giorno di preavviso, essere vincolati a tempistiche così stringenti significa soffocare ancor di più un settore che oramai da anni è in uno stato di crisi e a quelle aziende che nonostante tutto continuano ad operare nella legalità e dare invece ossigeno a tutte quelle attività che vengono svolte in barba alle leggi, che già disciplinano la materia”.

E’ vero che i cantieri sono distinti nella disciplina in “di piccoli” e “di grandi” dimensioni, peccato però che il Decreto consideri di piccole dimensioni indistintamente tutti quei cantieri con una produzione di terra e/o roccia fino a 6000 mc, quasi uno stralcio della Pedemontana più che un piccolo cantiere se pensiamo che lo scavo di una villetta di medie dimensioni o di una recinzione ha una produzione che non supera150 mc. Una disciplina che prevedesse anche i micro cantieri che rappresentano la maggioranza dei lavori delle nostre aziende Edili, con le relative semplificazioni era un’opportunità che non doveva andare sprecata.

Se questo non bastasse, si aggiungono gli ulteriori costi che le aziende sosterranno per finanziare l’attività di controllo dell’Arpav.  L’azienda quindi oltre a sostenere i costi per le analisi e per produrre la documentazione necessaria, sarà anche costretta a finanziare le ulteriori analisi e i controlli predisposti in caso di verifica, anche se quest’ultima dovesse dare esito negativo. “Nonostante da mesi Confartigianato avesse sollecitato il Ministero sulle molte criticità del nuovo Decreto -conclude il Presidente-, lo stesso Ministero ha perso l’ennesima occasione per fare un po’ di chiarezza nella normativa ambientale e per commisurare gli adempimenti previsti in funzione della complessità degli interventi, pubblicando, forse intenzionalmente, un Decreto di tale importanza nel periodo in cui le aziende hanno chiuso per il periodo estivo e che, al rientro, si ritroveranno con un altro nuovo obbligo da rispettare”.

Le imprese attive del settore delle costruzioni in Veneto nel primo trimestre del 2017 sono in flessione, passando da 64.649 a 64.028, con un calo del -1,0%, calo del -1,1% di quelle artigiane (che rappresentano il 77% del totale delle imprese) e del -0,5% per quelle non artigiane. In provincia di Treviso le imprese del settore al primo trimestre 2017 sono 11.551 di cui 8.995 artigiane, pari al 78% del totale.

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