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Giovedì, 25 Aprile 2024
Economia

Economia che non decolla e banche in difficoltà, ReteSi: “Ripartiamo dalla sovranità monetaria"

Secondo la rete di imprenditori, tra i quali figura Massimo Colomban, per 12 mesi assessore di Roma Capitale, molti sono i motivi di una depressione, quasi un’ecatombe, made in Italy che negli ultimi anni ha visto fallire già 8 banche

Perché l’economia è crollata, non recupera e le banche falliscono? Perché la disoccupazione e la povertà dilagano e il reddito dei cittadini è sempre meno? Secondo la rete di imprenditori ReteSi, tra i quali figura il trevigiano Massimo Colomban, per 12 mesi assessore di Roma Capitale, molti sono i motivi di una depressione, quasi un’ecatombe, made in Italy che negli ultimi anni ha visto fallire già 8 banche, istituti di credito in alcuni casi salvati in extremis lasciando però quasi un milione di italiani a grave rischio di vedersi bruciati i risparmi e di finire nel lastrico.  Se la situazione non cambierà velocemente rischiamo di vedere altre banche fallire ed altri cittadini sul lastrico. 

TASSE E BUROCRAZIA

“Alla base di tutto – esordiscono gli imprenditori - per le imprese c’è il cappio al collo delle tasse, dei balzelli di una burocrazia soffocante che rallenta il fare economia, che ha portato al fallimento del 30% delle imprese e il conseguente fallimento delle banche che a queste hanno prestato il denaro. Nello specifico, la stretta monetaria imposta alle banche dall’Europa e l’inasprimento fiscale (Ici, Imu, Tasi ecc) ha fatto fallire il 50% delle imprese di costruzione. Se i valori degli immobili sono scesi dal 30 al 70%, non solo abbiamo reso più poveri i cittadini che al 70% hanno propri immobili, ma abbiamo reso inesigibili i crediti, o le garanzie, che le banche hanno fatto sugli immobili. E questo è il secondo motivo degli NPL – Non Performing Loan – prestiti incagliati o inesigibili”.

IL CRACK BANCHE

Un tema delicato, secondo ReteSi, che nei prossimi mesi rischia di “portare al collasso migliaia di famiglie e imprenditori italiani chiamati dalle agenzie di recupero crediti a saldare il debito, spesso gonfiato, con i rischi, per chi è impossibilitato di farlo, che ne conseguono. Del resto –spiegano - se i bilanci delle banche sono taroccati, se non riflettono affatto il reale valore, ed i risparmiatori vengono indotti a comprare azioni ed obbligazioni degli stessi istituti di credito senza un adeguato controllo, si assiste all’ecatombe che si è verificata ad esempio con le Banche Venete. Responsabilità gravi sono certamente anche imputabili delle autorità di controllo e sorveglianza che hanno chiuso gli occhi e non hanno informato cittadini e risparmiatori dei bilanci taroccati denunciando i falsari. Nelle truffe e nel caos bancario milioni di cittadini chiedono da anni ai governanti, alle autorità e alla giustizia di procedere rapidamente con la restituzione del mal tolto ed a condannare i colpevoli. Il caso Zonin e le sue recenti dichiarazioni, unite ad una giustizia a rallentatore, non fanno che far crescere il malcontento e il disprezzo per le banche mal gestite e per una politica che ancora una volta pare collusa con i gestori ed i controllori e ben distante dal difendere il cittadino”. La sfiducia e disaffezione al voto è anche conseguenza di questo.

SOVRANITA' MONETARIA

Da non dimenticare, in questo quadro, “un vizio (o meglio rischio) di regole bancarie UE che autorizzano gli istituti di credito a prestare 8 volte di più di quanto raccolgono (se raccolgono 100 ne prestano, e cioè rischiano, 800); se l’insolvenza sui prestiti fosse del 12,5%, come è stato nella media europea, le banche bruciano l’intero capitale in gestione e lo devono ricostituire come hanno fatto, ma se, come è avvenuto in Italia negli ultimi anni, le insolvenze raggiungono o superano il 30% le banche bruciano 2-3 volte il patrimonio dei risparmiatori, avuto in gestione, e quindi falliscono”. Come uscire dunque da una situazione aggravata anche da regole e norme europee restrittive che di fatto impediscono un rifinanziamento, uno sviluppo, una crescita economica del singolo Stato? Per ReteSi è indispensabile in Europa cominciare a puntare i piedi: “L’Italia deve riappropriarsi della sovranità monetaria o pretendere dall’Europa sufficienti basi monetarie per far ripartire lo sviluppo e le imprese e quindi la rinascita economica senza alcun tentennamento o ritardo. La politica monetarista suicida per l’Italia pretesa soprattutto da Germania e Francia, e supinamente accettata (probabilmente “criminalmente” accettata) dai nostri governanti è palesemente fatta per gli interessi franco-tedeschi che così si approprieranno, come ampiamente sta avvenendo, delle nostre migliori imprese, dei nostri beni e, con la colonizzazione delle banche anche dei nostri risparmi ed immobili. Non possiamo più tollerare questa spogliazione e colonizzazione strisciante cinicamente mascherata all’ombra dell’Euro e di regole europee gravemente penalizzanti per l’Italia.”

LEGGI SEMPLICI MA EFFICACI

“Per farlo, però, – afferma ReteSi - occorre una politica forte, capace di prendersi cura realmente della collettività e dell’Italia, garantendo il bene delle imprese, creando posti di lavoro che blocchino l’esodo degli oltre 100.000 giovani studiati ed acculturati, condizionati ad emigrare in altri Stati per la mancanza di opportunità nel nostro Paese, creando così un danno e mancato reddito per l’Italia di almeno 50 miliardi di euro/anno, che corrisponde ad un 3% di mancata crescita annua”. “Per far ripartire la nostra economia, in realtà, bastano poche e semplici leggi che abbiamo proposto in passato a più riprese: tutela del risparmio e della prima casa, flat tax del 25% (15/25/35) per i produttori, meno Stato e più mercato, riduzione drastica della burocrazia, socialità gratuita per i non abbienti, impiego degli immigrati, dei condannati a pene lievi o in condizionale nel mondo del lavoro o in lavori socialmente utili, giustizia efficiente e veloce, zero corruzione, che brucia 50 miliardi di euro l’anno e il 3% di crescita annua del PIL, e che va debellata prima con un’educazione civica al senso del dovere e poi con misure drastiche quali il DASPO dal settore pubblico per chi si macchia del reato o di conflitti di interesse contestualmente ad una rinegoziazione per una Europa Comunitaria, che difenda i cittadini, soprattutto i produttori e risparmiatori (Art.1 & 47 della Costituzione) fermando la spogliazione e desertificazione monetaria e finanziaria in atto”. Una sfida importante ma premiante che il nuovo governo che verrà dovrà abbracciare se vorrà vincere la sfida ed ottenere il consenso dai cittadini, partendo da un rispetto ed una cultura del fare e produrre, e non del dissipare; del rispetto e sostegno alla famiglia, a chi ne ha necessità abbandonando le rendite di posizione o parassitarie. Rilanciando un tessuto economico che solo pochi decenni fa era tra i primi in Europa. Dando voce ai produttori e risparmiatori che  sono e rimangono la vera forza per un potenziale rinascimento italiano”.

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