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Economia

Etichettatura "Made In...": ecco il pensiero di Roberto Bottoli di Unindustria Treviso

"Per molti la normativa è già in vigore e valorizza le produzioni italiane. Non è vero, è tutto in stand by, nonostante le iniziative italiane in sede europea"

TREVISO "Made In, ma chi l’ha visto? Per molti la normativa è già in vigore e valorizza le produzioni italiane. Non è vero, è tutto in stand by, nonostante le iniziative italiane in sede europea per raggiungere l’obiettivo di rendere obbligatoria l’indicazione del Paese di origine per tutte le merci che entrano in Europa da paesi extra-Cee", ad affermarlo è Roberto Bottoli, Delegato al Made in Italy per Unindustria Treviso.

"Chi nel corso degli anni ha seguito la materia,  ha assistito, e sofferto, un’alternanza di sogni, vittorie parziali, entusiasmi e frustrazioni.  Più volte infatti l’obiettivo finale sembrava ad un passo; il voto favorevole del Parlamento Europeo giustificava la soddisfazione di esponenti di Confindustria e l’esultanza degli (e delle) Europarlamentari italiani.  Purtroppo, anche in sede comunitaria il Parlamento conta come il due di picche perché la decisione spetta alla Commissione Europea, organo in cui gli interessi (ed i voti) del blocco anglo-scandinavo sono maggioritari.  Tali Paesi continuano ad osteggiare l’entrata in vigore di normative che tutelerebbero la produzione dei Paesi mediterranei a maggiore vocazione manifatturiera in settori come l’abbigliamento, le calzature, la ceramica, eccetera" continua Bottoli.

"Pertanto, il Made In, anche nell’ultima versione light resta ancora in stand-by; se andasse ai voti in Commissione non godrebbe di maggioranza e successivamente non potrebbe essere riproposta. In questa situazione, può apparire provocatorio il progetto Etichetta Parlante Made in Veneto. E’ un’iniziativa del Tavolo Della Moda (unico esempio in Italia, che riunisce Confindustria, Confartigianato Imprese e Federmoda Cna) supportato dal Dipartimento di difesa del consumatore della Regione Veneto. Il progetto, in fase di sperimentazione, prevede, a tutela del consumatore, un’applicazione software che permetterà il riconoscimento dei prodotti certificati che escono dalle nostre fabbriche del comparto tessile, abbigliamento e calzatura. Forse un’iniziativa velleitaria ma impostata con passione e professionalità e comunque indice di una profonda esigenza di tutele" chiosa Bottoli.

"Cosa ci muove? Chiediamo, di fatto, pari opportunità e di dare valore alle nostre imprese e al nostro lavoro. Alle aziende  che rispettano regole e norme (in materia di lavoro, ambiente, fisco) e devono competere sul mercato nazionale e internazionale con imprese italiane ed estere soggette a normative ben più blande.  Per le imprese corrette, che producono in Italia, e i cui costi (e prezzi finali) sono inevitabilmente più alti. La tutela del Made In non è quindi cosa di poco conto se siamo convinti che il lavoro è il primo problema del nostro Paese; un problema che non si risolve con ricette demagogiche o illusionismo, non si crea per decreto ma con realismo ed impegno, riconoscendo che è figlio della salute delle imprese - conclude il delegato di Unindustria - Priorità dunque al lavoro e a ciò che può favorirlo, consci che non è solo fonte di benessere ma motivo di dignità. La regolamentazione e tutela del Made In è una di queste priorità, che deve essere presente anche a chi sarà chiamato a governare questo Paese".

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