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Il commercio cambia pelle, ecco come riparte il mondo del "food"

A marzo (il 10 e il 24 ore 16 in webinar) la nuova edizione di Food Academy, un format di alta formazione dedicato alla ripartenza

Pubblici esercenti e alimentaristi guardano oltre la pandemia. Ed iniziano partendo da un master di alta formazione interamente dedicato alla ripartenza. Tornano in aula (virtuale) per affrontare i cambiamenti del post pandemia, conoscere i nuovi consumatori, le strategie di vendite, i servizi accessori della “nuova normalità”. Due gli appuntamenti previsti dal mese di marzo (mercoledi 10 e 24 alle 16 ), organizzati da Food Academy, la cabina di regia progettuale messa in moto da Fipe e Fida Confcommercio, due tra i principali Gruppi aderenti della Confcommercio provinciale. Gli appuntamenti sono aperti a tutti gli interessati, non solo alla platea di associati e si svolgeranno previa iscrizione: k.cisolla@unascom.it; a.tessariol@unascom.it

Dania Sartorato, presidente di Fipe, spiega che: “la nostra categoria è stata ed è tuttora molto penalizzata, abbiamo deciso di rimetterci in gioco e di partire dalle nuove dimensioni che ci ha lasciato la pandemia, dal delivery a tutte le declinazioni del “fast” oggi richieste dai nuovi consumatori, stanno cambiando gli ordini, il modo di fare i menu, le tipologie di consumo, la modalità di consegna, sta emergendo un nuovo concetto di lusso. Prima era quantitativo, oggi è lusso tutto ciò che è qualitativo, ecologico, veloce, rapido, sicuro, vicino, sottocasa. Stiamo dentro una transizione che è già la nuova normalità. Esploreremo questi concetti che sono già iniziati nel primo lockdown e che ora si stanno consolidando”.

Riccardo Zanchetta, presidente di Fida, categoria che raggruppa tutto il commercio alimentare, afferma: “noi siamo stati i più esposti, aperti per decreto e soggetti ad un surplus di lavoro. Ma abbiamo visto davanti ai nostri banconi, in diretta, la paura della gente, lo smarrimento, il cambiamento dei clienti, le nuove modalità di spesa e le richieste. Ci siamo adattati in poche ore ed abbiamo reagito. Il problema non è né l’ordine su whatsapp, né on line. Il problema è che oggi, nel post pandemia, sta cambiando nel profondo l’approccio al cibo e al consumo alimentare. La qualità da sola non basta, serve il servizio post vendita, soluzioni gastronomiche innovative che entrino nelle abitudine quotidiane delle famiglie, che in questi lunghi mesi di pandemia hanno avuto il tempo di scegliere e sperimentare. Da una parte c’è la riscoperta del “fai da te”, dall’altra l’esigenza di kit pronti per divano e desk, integrabili nello smart working. Su tutto questo vogliamo entrare nel vivo, offrire approfondimenti alle imprese e non solo ai soci”.

Il “master” è affidato a due guru del settore, Roberta Parollo (in foto), consulente di marketing esperta in ristorazione e food, docente al Master del Sole 24 Ore e alla Fipe Business School, autrice del Manuale della ristorazione della collana “Le Bussole”. Alberto Fedel, consulente e formatore esperto di servizio, comunicazione, vendita e post vendita. Entrambi entreranno nel vivo di questo cambiamento tanto annunciato e ancora troppo poco conosciuto o lasciato all’esperienza dei singoli, offriranno esempi concreti (come sarà il food gourmet?), idee e spunti per rivoluzionare il negozio o il locale, per comprendere nel pieno i segnali latenti che i consumatori lanciano. “Molto” - ha spiegato Roberta Parollo- “ci resterà nel post pandemia, esperienza e servizio sono parole chiave abusate ma ancora adatte a descrivere cosa cercano i consumatori e quali sono le variazioni su cui occorre concentrarsi”.

LE STORIE, ECCO CHI TORNA IN AULA

Maddalena Stecca, Macelleria Stecca in centro città a Treviso “Mi iscrivo perché sento la necessità di capire la realtà che cambia e imparare nuove cose, tra i clienti vedo ancora tanta paura, noi stessi siamo stati colpiti dal virus, abbiamo tenuto chiuso, ora vedo che si fa fatica a ricostruire la fiducia”. Marco Guerra, Osteria con cucina a Casale sul Sile: “ Ci mettiamo in gioco anche noi, proviamo a studiare per capire il cambiamento. Ci stiamo provando con tutto il nostro cuore e il nostro impegno. L’asporto va bene per chi già faceva asporto, ma trasformare la convivialità intrinseca della ristorazione con l’asporto è dura”.

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