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Economia

Gas, CNA: «Assicurare alle imprese le forniture e a prezzi equi»

L’Associazione Artigiana chiede che venga lanciato subito il programma per l’installazione di una moltitudine di piccoli impianti di autoproduzione sui capannoni industriali

«Di fronte alla scellerata guerra di Putin, che abbiamo capito essere non solo contro l’Ucraina ma anche contro l’Occidente, i nostri valori, il nostro stile di vita, un Paese come l’Italia non può cedere a ricatti ed è purtroppo giusto fare dei sacrifici in vista della completa autonomia dal gas russo che, secondo quanto annunciato dal ministro Cingolani, avverrà a fine 2024. C’è bisogno, tuttavia, di maggiori assicurazioni che le forniture saranno garantite alle imprese e a prezzi equi, che l’artigianato sia coinvolto al tavolo aperto con le forze produttive sul contingentamento volontario e che venga lanciato subito il programma per l’installazione di una moltitudine di piccoli impianti di autoproduzione sui capannoni industriali».

Lo afferma Mattia Panazzolo, direttore di CNA territoriale di Treviso.

Sul tema del caro-energia, l’Italia è stato il Paese europeo (escluse le piccole Grecia e Lituania) che ha maggiormente aiutato le imprese e le famiglie, investendo 50 miliardi di euro, il 2,8% del PIL, una cifra enorme se si pensa che il Superbonus 110%  è finora costato allo Stato 38 miliardi di euro generando valore pari a 130 miliardi.

Per CNA, il sostegno pubblico a imprese e famiglie dovrà continuare ma in modo selettivo, senza più soldi a pioggia che vanno ai ricchi quanto ai poveri. Servono criteri più serrati che favoriscano solo due categorie:

·         le famiglie a basso reddito,

·         e le imprese.

Se si fermano le imprese, infatti, si ferma il Paese.

«Non vediamo nei programmi dei partiti proposte serie sull’energia, con un’unica eccezione, e siamo molto preoccupati - continua Panazzolo -. Vorremmo leggere, ad esempio, la proposta di riservare, nelle forniture di gas, una quota di energia da fonti rinnovabili alle imprese e alle famiglie a basso reddito. In Francia si sta dibattendo su questo».

Il tema è un po’ tecnico, come è tecnicissima – e poco trasparente - tutta la partita di compravendita dell’energia, il cui prezzo di acquisto è secretato. Il senso della proposta di CNA è quello di garantire a famiglie a basso reddito e imprese forniture di energia al costo effettivo delle rinnovabili che al momento, a causa del funzionamento del mercato europeo del gas, vengono invece vendute al presso del gas russo.

Per CNA, il contenimento volontario dei consumi ha senso perché abbattendo i consumi i prezzi scenderanno.

Nel Piano di risparmio del gas presentato dal ministro Roberto Cingolani  si legge di un confronto già aperto con le categorie produttive volto a definire le misure di contenimento volontario dei consumi nel settore industriale. Tale confronto però non vede coinvolto il settore dell’artigianato e delle piccole imprese. Tale mancanza spiega un’impostazione del Piano che sottovaluta molto il contributo della moltitudine di PMI diffuse sul territorio che, con interventi semplici, volontari, e a basso impatto sull’attività di impresa potrebbero in tempi brevi ridurre considerevolmente i consumi di gas.

La CNA propone di avviare da subito un programma diffuso di realizzazione di audit energetici nelle PMI e di condividere con le associazioni di categoria una campagna informativa mirata a migliorare, con piccoli accorgimenti, i consumi di elettricità e gas delle imprese, non solo produttive ma anche di servizio.

Infine l’Associazione Artigiana rilancia l’opportunità di sfruttare le coperture degli immobili ad uso produttivo per accelerare rapidamente (e con minori complessità rispetto alla realizzazione degli 8 GW previsti attraverso la realizzazione di grandi impianti) l’installazione di una moltitudine di piccoli impianti di autoproduzione.

«Artigiani e piccole imprese rappresentano un potenziale enorme per ridurre la dipendenza dalle fonti fossili – afferma il presidente di CNA territoriale di Treviso Luca Frare  -. Purtroppo al momento le nostre categorie sono fortemente penalizzate, escluse da tutte le misure di incentivazione per le rinnovabili che sono concentrate sulle famiglie e sui grandi impianti, attraverso il sistema delle aste con risultati peraltro molto modesti. Invertire la rotta è una esigenza per il Paese».

CNA aveva calcolato che in provincia di Treviso si potrebbero realizzare subito almeno 15 mila impianti (uno per capannone!) per l’autoproduzione da rinnovabili con conseguente riduzione dei consumi di gas di, appunto, oltre 70 milioni di mc l’anno con un risparmio per le imprese in bolletta di 380 milioni di euro e, oltretutto, un taglio di CO2 di circa 400 mila tonnellate annue.

A livello nazionale, le sole piccole imprese manifatturiere hanno consumi energetici pari a 26 milioni di Tep, pari a tutto il gas utilizzato per riscaldare le nostre case. Convertire soltanto il 20% di quei consumi dal termoelettrico alle fonti rinnovabili consentirebbe un risparmio di gas pari a 6 miliardi di mc l’anno, il due terzi del risparmio che il Piano Cingolani prevede con il contenimento volontario degli impianti civili e residenziali.

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