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Economia

Intervento di Valerio Cescon, Presidente Confcooperative Belluno e Treviso, sulle banche e sul ruolo delle associazioni di rappresentanza

Valerio Cescon, in merito alla recente crisi del sistema bancario, sostiene: "Le associazioni di rappresentanza dovrebbero essere più attente a monitorare e segnalare derive pericolose nel tessuto economico".

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di TrevisoToday

Come presidente di Confcooperative Belluno e Treviso non posso che unirmi alla presa di posizione della collega Maria Cristina Piovesana di Unindustria Treviso. Le gravissime conseguenze del dissesto di Veneto Banca e di Banca Popolare di Vicenza, a cui si aggiungono - in scala minore - i recenti default di alcune Banche di Credito Cooperativo, non devono passare sotto silenzio. E a rompere questo silenzio sono chiamati in molti; tra questi il mondo imprenditoriale che, come afferma Piovesana, è al tempo stesso vittima e carnefice, senza minimizzare il ruolo delle associazioni di rappresentanza, che dovrebbero essere portatrici di un'analisi culturale più avanzata e quindi più attente a monitorare e segnalare derive pericolose nel tessuto economico.

Dopo i molti scandali che hanno percorso in questi ultimi anni il Nordest, coinvolgendo pesantemente anche il mondo della cooperazione, noto con rammarico che nei nostri territori si è persa la capacità di indignazione e sembrano prevalere l'assuefazione ed il fatalismo, sintomi di una società e di un'economia impigrita, rassegnata, senza punti di riferimento, senza idealità e voglia di cambiare, incapace di stare al passo con i profondi mutamenti di contesto.

Come associazioni di rappresentanza dobbiamo forse recitare il mea culpa per aver poco vigilato, poco moralizzato i nostri gruppi dirigenti, sull'onda della presunta superiorità del nostro modello imprenditoriale. Dovevamo avere più coraggio nel pretendere il rispetto delle regole e nel prendere le distanze in modo sostanziale dalle imprese associate male amministrate. Vale anche nel sistema della cooperazione veneta, dove abbiamo lasciato che alcuni fenomeni esplodessero, prima di prendere provvedimenti magari blandi.

Decidiamo senza tentennamenti di estromettere le aziende che hanno sbagliato senza pensare ai minori incassi contributivi o ai minori ricavi per servizi. Abbandonando la logica dei compromessi ne guadagneremo in autorevolezza nei confronti di tutti i nostri interlocutori e faremo il bene del tessuto imprenditoriale sano.

Le nostre associazioni devono cogliere questa occasione come sfida per rinnovarsi profondamente. Non fare la gara a chi ha più associati, ma a chi spinge nella direzione di nuove regole, comportamenti virtuosi, vera innovazione, capacità di fare sistema. Alcune volte le associazioni sembrano penalizzare chi è troppo innovativo, troppo efficiente perché mette a rischio l'establishment che spesso è vecchio, conservatore, fermo a mantenere i privilegi conquistati a spallate. E' un sistema che si presta ai conflitti d'interesse, alle clientele, ai favoritismi .

Anche nelle imprese, come nelle associazioni, vi è il rischio di non premiare il merito ma l'accondiscendenza e spesso nelle dirigenze si è consolidato il pensiero di essere uomini adatti per tutte le stagioni. Non è vero che se i risultati non arrivano è sempre colpa di qualcosa di esterno. Vi è la necessità di puntare su donne e uomini che abbiano come parametri di riferimento l'onestà, la passione, la competenza. Su queste tematiche vorremo registrare un'attenzione più concreta e propositiva da parte delle istituzioni e del mondo della politica, ritenendo indispensabile compiere proprio in questo periodo un cambiamento deciso di rotta, per il futuro del nostro Paese.

Raccolgo seriamente la proposta della collega Piovesana di un dibattito pubblico che coinvolga tutti. Quello che non vorrei è che l'esito di tale dibattito potesse riassumersi nella celebre frase de "Il Gattopardo": "Se vogliamo che tutto rimanga com'è, bisogna che tutto cambi".

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