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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Economia Istrana

«La sfida è quella di confermarsi gente attenta ai cambiamenti e capace di innovare»

Intervista a Walter Bertin, Ceo di Labomar spa, da poco entrato nel Cda del Consorzio UniVerso Treviso

La provincia di Treviso è permeata di aziende che, oltre ad essere concentrate sulle rispettive attività, instaurano un legame speciale con il territorio e con le persone che lo vivono. Mossi da valori condivisi, da una visione di integrazione della società o da vere e proprie passioni, le guide di molte imprese decidono di appoggiare molteplici strutture che hanno una ricaduta sociale. E’ il caso di Walter Bertin, CEO di Labomar spa, imprenditore da poco entrato nel Cda del Consorzio UniVerso Treviso, il gruppo di 150 aziende che sono proprietarie di Treviso Basket, società che milita nel massimo campionato italiano ed è dotata di un settore giovanile che direttamente e indirettamente coinvolge oltre 700 ragazzi.

Quali sono stati i motivi che hanno spinto lei e altri imprenditori del territorio a partecipare come motori di questo progetto?

Da parte mia tutto nasce dall’amicizia, dal legame con tanti amici appassionati: personalmente del basket non conoscevo nulla, ma quando sono stato coinvolto l’idea di poter contribuire a questa avventura mi è piaciuta immediatamente. A maggior ragione perché lo sport ed il territorio sono al centro di ogni attività del Consorzio. Il clima che ho potuto respirare fin da subito, anche assieme alla mia famiglia, ha fatto la differenza.

È entrato recentemente a far parte del Cda del Consorzio: quali sono il suo ruolo, le sue aspettative e i suoi obiettivi?

Entrare nel Cda, ribadisco, è innanzitutto una questione di amicizia. Le aspettative sono legate al mondo dello sport, alle sue emozioni, che abbiamo imparato a vivere anche con mia moglie e i miei figli, restando incantati - ad esempio - di fronte allo spettacolo della curva. Sono emozioni che sono davvero un toccasana per tutti. Passione, umanità, grande attenzione ad ogni singola scelta sono gli elementi peculiari che ho visto emergere incontrando imprenditori come me all’interno del Cda. Personalmente, all’interno del gruppo, ho provato e proverò a portare le esperienze vissute nella mia vita imprenditoriale, perché possano essere interpretate e magari diventare utili su progetti o idee. L’obiettivo principale è quello di imparare qualcosa, dagli atteggiamenti delle persone, dal confronto che c’è con ciascuno degli altri membri.

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Sappiamo che lei ha la delega interna alla sostenibilità: ha dei progetti a riguardo di cui vorrebbe parlarci?

In Labomar l’attenzione alla sostenibilità, a 360 gradi, è davvero altissima. È un aspetto che sento mio, ma che in azienda è soprattutto portato avanti da un team fantastico di giovani. Gli stimoli e le idee che arrivano da qui, così come in Assindustria VenetoCentro (Bertin è vicepresidente dell’associazione nata dall’unione tra Confindustria Padova e Unindustria Treviso, con delega appunto alla sostenibilità ndr.) pertanto, ho provato a riportarli anche in Treviso Basket. Nello specifico confido di poter replicare all’interno della società, magari con il settore giovanile, il progetto Istrana Sostenibile. Si tratta di una progettualità nata all’interno del territorio in cui ha sede Labomar per trasmettere a nuove generazioni e famiglie l’attenzione all’ambiente ed in generale alla sostenibilità in tutte le sue accezioni. E farlo attraverso lo sport, sinonimo di benessere e “gioco di squadra”. L’iniziativa si è già concretizzata in più incontri tra le associazioni sportive del paese, i genitori, l’amministrazione comunale, nonché in un grande evento dedicato interamente ai ragazzi: insomma un fronte comune che può davvero fare la differenza. Il valore aggiunto è la sensibilità dei giovani, ne sono convinto, e le applicazioni possono anzi devono partire dalla quotidianità. Quindi anche dagli allenamenti e dalla vita di spogliatoio, fin da piccoli.

Di che cosa si occupa la sua azienda?

Labomar è nata nel 1998, a Istrana appunto, nel retrobottega della farmacia della mia famiglia. Oggi siamo una società nutraceutica, quotata in Borsa: sviluppiamo e produciamo conto terzi integratori alimentari, dispositivi medici, alimenti a fini medici speciali e cosmetici, interpretando il mercato e proponendo le nostre soluzioni ad aziende nazionali ed internazionali. Non siamo presenti solo a Istrana ma anche in Umbria, nella bellissima Orvieto, Toscana e Canada, con più società specializzate. Due delle caratteristiche che ci distinguono sono il nostro team dedicato alla Ricerca e Sviluppo, davvero straordinario, e - come in parte anticipato - la nostra attenzione alla sostenibilità. Non a caso abbiamo convertito il nostro statuto in società benefit e prossimamente diventeremo B-corp.

Quali scenari macroeconomici offre il suo punto di vista privilegiato di azienda quotata?

Arriviamo da una pandemia che oserei dire infinita e la guerra ha aggravato ulteriormente la situazione: le difficoltà che percepiamo sono le medesime di tutte le imprese. Il momento è complesso, non possiamo nascondercelo e si fatica a prevedere cosa accadrà nei prossimi mesi. Da parte nostra, però, siamo concentrati su noi stessi, ci sentiamo un’unica grande famiglia focalizzata sul creare benessere per le persone. La sfida è quella di confermarsi gente attenta ai cambiamenti e capace di innovare.

Energia, forza lavoro, burocrazia: in questo momento quale di questi fattori la preoccupa di più? Quali soluzioni state adottando?

La difficoltà di reperire le materie prime, il tema dell’energia e quello del reperimento di risorse sono senz’altro i temi che incidono di più. Su tutti questi fronti abbiamo cercato soluzioni e migliorie. Sulle materie prime stiamo integrando la filiera produttiva, al fine di dipendere il meno possibile da fornitori esterni; sul fronte dell’energia ci siamo spesi da tempo, utilizzando esclusivamente energia proveniente da fonti rinnovabili e veicoli elettrici; dal punto di vista delle risorse umane, infine, siamo attenti a creare valore, investendo sulle persone e sulla loro formazione. Il momento storico è complesso ma anche dalle difficoltà - sono convinto - possono nascere nuove opportunità ed occasioni di miglioramento.

Un’azienda di produzione in un settore particolare come il vostro, quali vantaggi ha a stare nel consorzio?

Quel che è certo è che non siamo entrati a far parte del Consorzio per un tornaconto, anche perché la nostra è una realtà che vende conto terzi ad altre aziende, in Italia e all’estero. Non abbiamo prodotti a marchio. Ci piaceva l’idea di sostenere i giovani, il territorio e più in generale i valori fondamentali che il basket e lo sport portano con sè. E l’abbiamo fatto, senza mai pensare a potenziali vantaggi. Capisco comunque come dalle bellissime relazioni che si creano e dai momenti di aggregazione che vengono organizzati un consorziato possa trarre occasioni di crescita, miglioramento e vantaggio.

Qual è il valore sociale verso il territorio connesso al sostegno a Treviso Basket? Come viene valutato dai suoi dipendenti?

Per noi il valore più importante è quello legato alla nostra interpretazione di sostenibilità, un aspetto che ti permette di poter arrivare non solo ai dipendenti ma anche alle loro famiglie. In questo senso abbiamo anche una palestra, collegata a Labomar, utilizzabile da tutti. L’attenzione alle persone passa anche da progetti come questi e la risposta me la danno direttamente loro, i ragazzi, moltissimi sono giovani, che sono contenti e che si ritrovano in questo modo di essere e di vivere l’azienda. E a proposito di dipendenti…da due anni a questa parte abbiamo annullato la nostra annuale festa con tutti loro: alla prossima sarebbe bello avere con noi alcuni giocatori, per una vera ripartenza.

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