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Nuovo Dpcm, Confartigianato: «Basta restrizioni, a rischio 1200 imprese»

Vendemiano Sartor commenta le parole del ministro Speranza che, mercoledì 13 gennaio, aveva anticipato nuove limitazioni per bar e ristoranti con asporto limitato solo fino alle 18

«Stoppare l’asporto alle 18 sarebbe l’ennesima mazzata per un settore che include pasticcerie, gelaterie, cioccolaterie, pizzerie al taglio, gastronomie, rosticcerie, bar, ristoranti, che già sta pagando a caro prezzo le scelte del Governo. I nostri imprenditori hanno dimostrato di comprendere, di non mollare, di adeguarsi con senso di responsabilità alle limitazioni imposte per arginare l’emergenza sanitaria. Responsabilità che oggi chiedo ai nostri legislatori». Vendemiano Sartor, presidente di Confartigianato Imprese Marca Trevigiana, replica in questo modo alle parole del ministro Speranza che, mercoledì 13 gennaio, aveva anticipato le restrizioni del nuovo decreto.

«Ulteriori limitazioni - continua Sartor - sono pericolose ai fini della tenuta economica del sistema. Noi non siamo assolutamente contrari alle misure sanitarie. Chiediamo che le regole siano sostenibili e applicabili e soprattutto non penalizzanti perché l’attività di asporto ben si concilia con il mantenimento del distanziamento e con tutti i provvedimenti volti a contenere la diffusione del virus». Questo l’appello dell'associazione a seguito delle anticipazioni dei contenuti del nuovo Dpcm che entrerà in vigore dal 16 gennaio che fanno emergere come si stia profilando un’ulteriore stretta su specifiche attività economiche colpevoli, per il Governo, di poter generare assembramenti e diffondere il contagio.

Chiediamo che si intervenga là dove ci sono gli affollamenti con un’intensificazione dei controlli e relative sanzioni ai comportamenti scorretti. Non ci  devono essere limitazioni aggiuntive - continua il presidente Sartor - nella somministrazione da asporto. Così facendo, oltretutto, verrebbero pesantemente discriminati i pubblici esercizi, in modo del tutto insensato, rispetto ad altre attività come le gastronomie dei supermercati che resterebbero invece aperte al pubblico. I nostri imprenditori hanno già un’attività ridotta pressoché al lumicino: impedire anche l’asporto dopo le 18 sarebbe un vero e proprio colpo di grazia, anche psicologico poiché non potrebbero neppure mantenere quel contatto diretto con la clientela, indispensabile per avere una prospettiva di continuità futura della propria attività. Si tratterebbe di una scelta iniqua -conclude Sartor - che penalizzerebbe nella Marca 1.166 imprese (in regione oltre 4mila imprese artigiane) di cui 406 attività di ristorazione e cibi da asporto, 306 tra pasticcerie gelaterie e cioccolaterie. Si genererebbe una disparità di trattamento rispetto alle attività commerciali, in particolare con le medie e grandi strutture di vendita del settore alimentare, dove spesso è presente anche il reparto di cibi pronti al consumo. Non ha senso».

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