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Sabato, 20 Aprile 2024
Economia

Ossigeno per le pmi: in arrivo 2,5 miliardi di liquidità alle aziende venete

Dal 31 marzo la possibilità per le micro, piccole e media imprese trevigiane di accedere ai finanziamenti agevolati fino al 31 dicembre 2016

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di TrevisoToday

TREVISO - Sono 400 mila le imprese venete che potranno beneficiare di una boccata di ossigeno attraverso la liquidità erogata grazie alla c.d. Sabatini Bis, introdotta con il Decreto del Fare, per cui dal 31 marzo sarà possibile presentare le domande di accesso ai finanziamenti per gli investimenti in beni strumentali, anche attraverso il leasing.

La Cassa Depositi e Prestiti (CDP) nazionale ha istituito un plafond di 2,5 miliardi di euro, incrementabile fino a 5 miliardi con futuri provvedimenti, da cui gli intermediari finanziari e le banche potranno attingere le risorse da mettere a disposizione delle PMI che intendono effettuare investimenti, anche attraverso la formula del leasing, in impianti e beni strumentali nuovi ad uso produttivo, nonché in hardware, software e tecnologie digitali per la loro attività. Lo Stato erogherà un contributo sugli interessi a carico delle PMI, mettendo a disposizione per il 2014-2021 quasi 200 milioni di euro.

"Si tratta di un'opportunità per 400 mila imprese venete - Osserva Monica Bianco, dottore commercialista partner UpLex - che potranno beneficiare di una iniezione di liquidità in questo momento storico in cui le banche faticano ad erogare credito. In particolare gli istituti di credito aderenti alla convenzione potranno utilizzare il plafond di provvista costituito presso la Cassa depositi e prestiti (pari inizialmente ad 2,5 miliardi di euro) per concedere finanziamenti alle PMI."

Per accedere ai finanziamenti è necessario essere una micro (circa 350 mila in Veneto), piccola (circa 26 mila), media imprese (4 mila) di tutti i settori produttivi, compresi agricoltura e pesca con esclusione delle imprese che operano nella industria carboniera, nelle attività finanziarie e assicurative, nella fabbricazione di prodotti di imitazione o di sostituzione del latte o dei suoi derivati.

I requisiti di ammissione al finanziamento sono: avere sede operativa in Italia; essere regolarmente costituite ed iscritte nel Registro delle imprese; essere nel pieno e libero esercizio dei propri diritti, non essendo in liquidazione volontaria o sottoposte a procedure concorsuali; non aver ricevuto e non rimborsato aiuti individuati quali illegali o incompatibili dalla Commissione europea; non essere in condizioni di difficoltà. Il finanziamento potrà essere erogato per il 100% dell'importo come finanziamento unico, anche per diversi acquisti, con una durata massima di 5 anni dalla data di stipula del contratto per l'acquisto, anche attraverso la formula del leasing, con un minimo di 20 mila euro ed un massimo di 2 milioni di euro per ciascuna impresa. A parziale copertura dell'interesse ci sarà un contributo in conto interessi, concesso dal Ministero dello Sviluppo Economico, che ammonta all'importo calcolato al tasso di interesse del 2,75% sulla somma finanziata concedibile entro i limiti previsti dalla normativa comunitaria.

"Le imprese - continua Bianco - potranno effettuare investimenti, anche attraverso la formula del leasing, in macchinari, impianti e beni strumentali nuovi ad uso produttivo, nonché in hardware, software e tecnologie digitali per la loro attività."

Si tratta di una misura che si inserisce in un percorso per sostenere l'innovazione delle imprese: il 30 gennaio scorso è scaduto il termine per partecipare al bando della Regione Veneto per gli investimenti in "innovazione, ricerca e sviluppo", ed ora si apre una nuova possibilità di accedere a finanziamenti per la realizzazione non solo di impianti e beni strumentali nuovi ad uso produttivo, ma anche di hardware, software e tecnologie digitali per la loro attività.

"È importante che le aziende utilizzino questa opportunità - conclude Bianco - per investire negli strumenti che oggi sono indispensabili per competere sui mercati globali, quali le nuove tecnologie, il digitale e l'e-commerce. Nel 2013 infatti, secondo una ricerca europea della società Belga Email-Brokers, l'83% delle aziende italiane fallite non erano presenti in rete, seguite a ruota dai Paesi Bassi (86%), dalla Spagna (84%) e dalla Germania con (87%)".

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