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Economia

Tagli alle imprese, Unindustria Treviso: "No all'aumento del 20% del diritto camerale"

Presidente Piovesana: "chiesto un efficientamento della struttura camerale mediante il superamento del modello attuale basato sui confini provinciali"

TREVISO Com’è noto, nel 2014 il Governo ha disposto il taglio del 50%, in tre anni, del diritto camerale a carico delle imprese. In palese contraddizione con questa scelta, la Camera di Commercio di Treviso – Belluno lo scorso 6 aprile ha approvato, con il voto favorevole delle maggiori associazioni di categoria della nostra provincia ma con il voto contrario di Unindustria Treviso e della Confederazione Italiana dell’Agricoltura, un aumento del 20% dello stesso diritto camerale.  La motivazione addotta dalla Camera di Commercio a sostegno di questo aumento è stata duplice: la presunta necessità di finanziare progetti a sostegno della digitalizzazione delle imprese, dell’alternanza scuola/Lavoro e della promozione culturale e turistica del territorio; la ritenuta esiguità dell’incremento di costi a carico delle imprese, derivante da questo aumento del diritto camerale. 

Entrambe le motivazioni non hanno convinto e non convincono Unindustria Treviso per diverse ragioni, ci spiega la Presidente Maria Cristina Piovesana. "Appare singolare che le stesse categorie che chiedono a gran voce la riduzione del carico fiscale e degli oneri in genere a carico delle imprese da loro rappresentate, - afferma Piovesana -  a fronte di un taglio deciso dal Governo (una volta tanto…) di questi oneri, decidano esse invece di aumentare gli oneri a carico dei loro rappresentati. I progetti, per finanziare i quali si è deciso di aumentare gli oneri a carico delle imprese, sono in buona parte discutibili (con l’unica eccezione di quello per la promozione della cultura e del turismo per il quale Unindustria Treviso si era detta disponibile a discutere) e comunque del tutto inadeguati a rispondere ai bisogni rappresentati. Per buona parte inoltre trovano già risposta in servizi pubblici (come t2i) e privati (imprese e associazioni) e non avrebbero dunque bisogno di alcun ulteriore finanziamento".

"La relativa esiguità, come dichiarato dalla Camera di Commercio, del contributo posto a carico di ciascuna azienda  per effetto di questa delibera, nulla toglie in termini di principio al fatto che ancora una volta si scarichi sulle aziende (tutte) l’onere di sostenere un apparato pubblico che evidentemente per legittimare il proprio ruolo ha bisogno di inventarsi progetti e di trovare conseguenti finanziamenti. Senza volere comunque considerare che l’aumento del 20% del contributo non è poi così esiguo come viene rappresentato, perché può essere di pochi euro per l’azienda individuale, ma è ben più alto per le imprese maggiori. Unindustria Treviso, per queste ragioni,  aveva proposto di investire solo sulla promozione culturale e turistica e di farlo con mezzi propri della Camera di Commercio senza gravare ancora una volta sulle imprese. Con il proprio voto contrario Unindustria Treviso ha inteso opporsi a questo modo di interpretare e governare le istituzioni pubbliche. E poco importa se in questa posizione è rimasta sostanzialmente isolata. E’ un isolamento di cui siamo orgogliosi e che continueremo a sostenere davanti a ogni situazione nella quale – come nel caso di Fondazione Cassamarca – a fronte delle parole, dei proclami scandalizzati che chiedono il cambiamento, si assiste invece a comportamenti di conservazione dello status quo e di protezione dei ruoli e delle poltrone". 

"In particolare, abbiamo chiesto un efficientamento della struttura camerale - continua la Presidente Piovesana - mediante il superamento del modello attuale basato sui confini provinciali per arrivare ad un’unica struttura regionale. In base a questa richiesta Unindustria Treviso ha partecipato al rinnovo degli organi della Camera di Commercio e i nostri rappresentanti in Consiglio Camerale l’hanno più volte sollecitata. Questa è la cifra distintiva di Unindustria Treviso: la ferma e coerente volontà di cercare il cambiamento e la modernizzazione delle istituzioni di questo paese e del nostro territorio anche correndo il rischio dell’isolamento. Continueremo la nostra battaglia in questa direzione anche valutando la possibile uscita da enti ed organismi, come la Camera di Commercio, ai quali Unindustria ha titolo per partecipare".

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