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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Economia

Profughi, Roffarè della CISL Belluno-Treviso: "Senza immigrati il Veneto è più povero"

In Veneto il Pil prodotto dagli stranieri è stato di 13,8 miliardi, pari al 10,4% e in alcuni casi la presenza degli immigrati ha evitato lo spopolamento di alcuni paesi di montagna

TREVISO "Sono tanti i luoghi comuni che contribuiscono ad allarmare le persone quando si parla dei profughi, come in queste ore a Treviso e nei giorni scorsi, vergognosamente, a Gorino, dove i cittadini hanno respinto con le barricate l'arrivo di 12 donne immigrate. Il rischio è che il fenomeno migratorio sia uno dei simboli più dirompenti e drammatici del travaglio irrisolto di questo secolo". Così Rudy Roffarè, Segretario della CISL Belluno-Treviso in merito alla questione immigrati nel Veneto.

"I processi migratori vanno governati perché tutti i dati e le ricerche dimostrano una simmetria tra le dinamiche demografiche e di reddito. In questi anni a beneficiare dei flussi migratori sono stati proprio i Paesi occidentali che hanno visto crescere il Pil e la tenuta del welfare sociale. Secondo gli ultimi dati elaborati dal Centro Studi della Cisl, gli stranieri che lavorano in Italia hanno prodotto nel 2015 ben 127 miliardi di ricchezza, pari all'8,8% di tutta la ricchezza italiana. In Veneto il Pil prodotto è stato di 13,8 miliardi, pari al 10,4%. Questo vuol dire che senza immigrati il Veneto sarebbe più povero del 10%. Se gli attuali flussi migratori saranno confermati, nel 2030 in Italia il contributo degli stranieri al Pil aumenterà dal 9 al 15%. Anche nelle province di Treviso e Belluno i dati confermano questi trend e in alcuni casi la presenza degli immigrati ha evitato lo spopolamento di alcuni paesi di montagna - continua Reffarè - C'è dunque una sostanziale differenza tra il fenomeno percepito e quello reale: ci sono molte false convinzioni da sfatare. Si dice che l’immigrazione è in aumento drammatico, che l’asilo politico è la ragione prevalente per entrare in Europa, che la maggior parte dei migranti proviene da Africa e Medio Oriente ed è di sesso maschile e di religione musulmana. Al contrario, i dati attestano che l’immigrazione in Italia è stazionaria, che la maggior causa di entrata è il lavoro (circa 5 milioni di immigrati economici contro i 0,18 richiedenti asilo), e che la maggioranza di loro è europea, di sesso femminile e cristiana".

"Ma ci sono anche molte retoriche da sfatare. In Europa da decenni si promettono di chiudere le frontiere o di regolare in maniera importante i flussi migratori. Ebbene, governi di tutti i colori politici con una mano hanno rilasciato queste dichiarazioni e con l’altra hanno fatto l’opposto. Compresi i governi Berlusconi-Lega durante i quali sono state fatte le più grandi sanatorie di entrata. Perché? Il motivo è semplice. Malgrado le promesse di chiusura delle frontiere, un effettivo blocco degli ingressi è ampiamente contrastato da altri interessi di natura prevalentemente economica. Quando si parla di “invasione”, poi, va ricordato che l’86% dei rifugiati è accolto in Paesi del terzo mondo. L’Unione europea ne accoglie meno del 10%. Restringendo il campo, in Veneto, i profughi rappresentano lo 0,19% della popolazione".

"Le domande che molte persone si pongono relativamente alla sicurezza, alla tenuta del welfare, all'integrazione e al lavoro sono legittime e sensate. Sono purtroppo spesso sbagliate le risposte, che usano il tema dell'immigrazione come capro espiatorio di tutti i problemi. Serve piuttosto avere una reale governance europea dell’asilo e dell’accoglienza, con l’introduzione di canali umanitari per evitare rischiosi viaggi via mare, rimborsi ai Paesi che accolgono e una seria politica di redistribuzione dei richiedenti asilo come misura intermedia. La migrazione continuerà a portare benefici al 'Sistema Italia' specialmente per la tenuta del sistema di welfare (pensioni, sanità, scuola, infrastrutture e servizi). Sbaglia, dunque, chi rifiuta soluzioni di buon senso come l’accoglienza diffusa, un modello vincente per quanto riguarda il Bellunese, tanto da essere stato preso da esempio per tutto il territorio italiano nell’ultimo incontro dell’Anci. Il buonismo non c'entra: il fenomeno va governato, tutti devono rispettare le regole (compresi gli immigrati), sapendo trasformare in opportunità ciò che al momento appare come un problema. Non dimentichiamo che le grandi potenze economiche sono diventate tali grazie al contributo positivo di diverse popolazioni" conclude Roffarè.

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