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Economia

Treviso, nel 2018 le aziende della Marca hanno generato 32,5 miliari di ricavi

È quanto emerge dalla classifica Top 500 Treviso, analisi sulle performance delle aziende del territorio realizzata dal Dipartimento di Management dell'Università Ca' Foscari e PwC

Le società Top 500 della provincia di Treviso hanno generato 32,5 miliardi di euro di ricavi nel 2018, in crescita del 5,5% rispetto all'omogeneo aggregato del 2017, con ben il 73% di aziende che mostra un segno positivo. 

È quanto emerge dalla classifica Top 500 Treviso, un'analisi sulle performance economico finanziarie delle aziende del territorio realizzata dal Dipartimento di Management dell'Università Ca' Foscari di Venezia e PwC, in collaborazione con La Tribuna di Treviso. Dall'analisi dei bilanci, emerge la fotografia di un territorio che consolida la crescita di fatturato e la posizione patrimoniale e finanziaria, pagando però dal punto di vista dei margini operativi. Il reddito della gestione operativa (EBITDA) è infatti diminuito del 12,3%, evidenziando come l’incremento complessivo dei volumi non si sia sempre tradotto in maggior valore aggiunto. Da un lato, il numero delle aziende capaci di migliorare la marginalità è decisamente più contenuto, rispetto a quelle che hanno aumentato i ricavi (58%, contro il citato 73%). Dall'altro, oltre il 34% delle Top 500 ha sperimentato una crescita di ricavi con contrazione dell’EBITDA. L’EBITDA aggregato delle Top 500 è pari a 2,5 miliardi di euro, mentre il valore medio del margine in rapporto ai ricavi è pari al 7,6%, in peggioramento dell’1,5% rispetto all’anno precedente. Nell’83% dei casi, il miglioramento del margine operativo è stato conseguito attraverso una crescita dei ricavi; solo per il 17%, invece, l’incremento dell’EBITDA è stato raggiunto in presenza di un decremento dei volumi di vendita e quindi attraverso una strategia di miglioramento dell’efficienza e della catena della creazione di valore. Il 90% delle Top 500 è risultat0 in utile, dato sostanzialmente stabile rispetto al 2017. Tuttavia, sebbene il 55% delle imprese trevigiane rilevi un utile in crescita rispetto all’anno precedente, il risultato netto aggregato diminuisce in valore assoluto del 31%.

Investimenti in crescita

Lo sviluppo delle aziende trevigiane trova riscontro nell’aumento degli investimenti. Il capitale investito è infatti aumentato di oltre il 4% - pari a 1,4 miliardi di euro - grazie ad una forte patrimonializzazione, a cui ha corrisposto una contrazione della posizione finanziaria netta. L’aggregato dei patrimoni netti ha raggiunto 13,1 miliardi di euro, in aumento del 6,5% rispetto al 2017.  Al contempo, l’indebitamento netto delle Top 500 si riduce del 9%, portandosi a livello aggregato a 2,4 miliardi di euro (-230 milioni di euro rispetto al 2017). La riduzione dell’indebitamento finanziario ha portato ad una corrispondente riduzione anche degli oneri finanziari, sebbene più contenuta. In circa la metà dei casi, la crescita dimensionale è stata raggiunta mediante l’autofinanziamento, vale a dire attraverso i flussi di cassa generati dalla gestione operativa. Tale dato conferma la solidità del tessuto delle aziende trevigiane e la loro capacità di generare valore anche in momenti in cui la crescita appare discontinua. I principali indici si mantengono tutti positivi (anche se in peggioramento rispetto al 2017): il RoA (risultato operativo rispetto all’attivo) si attesta al 3,5%, il RoS (risultato operativo rispetto ai ricavi) si mantiene al 4%, mentre il RoE (risultato netto rispetto al patrimonio netto) si attesta al 4,8%. In un contesto di miglioramento della situazione finanziaria delle principali aziende del territorio, permane una capacità di ottenere un ritorno più che adeguato dal capitale di rischio. «Le aziende trevigiane si confermano in crescita, patrimonialmente solide e poco indebitate”, commenta Filippo Zagagnin, partner PwC. “Per affrontare le sfide del futuro e salvaguardare i margini, però, è necessario implementare strategie che non possono prescindere da temi come la trasformazione digitale, la sostenibilità e la capacità di attrarre e mantenere in azienda le competenze migliori».

I settori con le migliori performance

Tra i settori, si conferma la leadership della fabbricazione di macchinari, 5,1 miliardi di euro (+5% sul 2017), con un margine operativo sulle vendite del 12,9%. Stabile il settore calzatura, tessile e abbigliamento a 4,1 miliardi di euro, con margini del 6,1%. In crescita del 3,5% sia prodotti alimentari e bevande (3,9 miliardi di euro e 8,1% di EBITDA), che il settore metallurgico (3 miliardi, in crescita del 3,7% rispetto al 2017). Si attesta intorno ai 2 miliardi anche il settore mobile e arredo, che cresce del 3,9% sul 2017.

Il 2019

In base all’indagine congiunturale Assindustria Venetocentro, in collaborazione con Fondazione Nord Est, i dati complessivi per il 2019 si mantengono sostanzialmente positivi per l’economia trevigiana. La produzione industriale aumenta nel terzo trimestre del +3,6%, un risultato in tendenziale crescita rispetto al +1,5% di fine 2018 e al +2,3% del primo trimestre. L’occupazione nel territorio si mantiene stabile (+0,8% rispetto allo stesso periodo del 2018). Le vendite in Italia registrano un nuovo incremento al +1,7% dopo il +2,1% in apertura d’anno. Negativa invece nel secondo trimestre 2019 la dinamica delle vendite all’estero con un calo tendenziale del 2,5% dopo il risultato appena positivo del trimestre precedente (+0,2%). In crescita soprattutto l’export verso i mercati UE (+0,8%), a fronte di una contrazione del 7,5% dei mercati extra-UE. Nel complesso il 2019 vedrà un rallentamento dell’economia globale, la cui crescita si fermerà al +2,6% contro il +3,0% registrato nel corso del 2018. Si tratta di un valore inferiore a quanto previsto dalle stime elaborate lo scorso anno dalle principali organizzazioni internazionali, le quali non avevano potuto preventivare l’intensificarsi di tensioni a livello commerciale e geopolitico. Se da un lato infatti le dinamiche di scontro innescatesi negli scorsi anni (prima tra tutte quella tra Stati Uniti e Cina) non hanno trovato una risoluzione definitiva, dall’altro il 2019 ha visto l’accendersi di nuovi terreni di scontro (ultimo tra questi, quello tra Giappone e Corea del Sud). La frenata riguarderà principalmente le economie avanzate, l’80% delle quali cresce nel 2019 a livelli inferiori rispetto al 2018; tra queste i principali Paesi europei, il Giappone e gli Stati Uniti. Come lo scorso anno, il PIL globale sarà quindi trainato dalle economie emergenti, il cui tasso di crescita è nuovamente previsto essere più che doppio rispetto a quello dei Paesi sviluppati. In particolare, i dati dell’OCSE rilevano una crescita superiore al 6% per le economie emergenti dell’Asia.

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