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Economia

Il ruolo delle associazioni ed il valore della rappresentanza: quale futuro

Intervento di Renato Salvadori, presidente Confcommercio Treviso

Piaccia o no siamo davanti ad un momento, unico e cruciale, di cambiamento del nostro paese e quindi di selezione della classe dirigente. Le recenti elezioni di marzo, ci hanno restituito un quadro istituzionale mutato, con partiti ridimensionati fin quasi alla scomparsa e altri dimezzati nella loro capacità di rappresentanza. Cosi come è accaduto al PD, da radar della rappresentanza in questa provincia a “scomparso”. E’ cambiato, soprattutto, il paradigma della rappresentanza ed il sentire della gente. Se per spirito “populista” intendiamo reazioni e bisogni primari, quindi ciò che è vicino alla percezione delle persone e quindi ai bisogni di tutti i giorni, allora il nuovo paradigma è: il nuovo modello del consenso si forma in tutti quei luoghi in cui si percepisce una distanza concreta rispetto ai luoghi in cui si concentrano le decisioni e perciò il potere. Vale per L’Europa, vale per i gruppi di potere, vale per le banche, vale per tutti quei partiti che più di altri hanno perso il contatto con la quotidianità degli elettori. Ne consegue che il valore della rappresentanza si forma in periferia, si nutre di quotidianità vissuta, risponde a bisogni concreti e quindi misurabili.

Stiamo quindi definendo il profilo dentro cui, da sempre, stanno i “corpi intermedi”, ovvero le Associazioni di rappresentanza. Ed è in quest’ottica che va collocato il senso più profondo di una serie di iniziative di cui siamo protagonisti nella logica di una funzione che, partendo dagli interessi degli Associati, non perde mai di vista il “ bene comune” Perciò quando concentriamo l’attenzione sui grandi insediamenti commerciali in realtà stiamo discutendo di “ sostenibilità e valore del territorio” come bene hanno argomentato gli studenti dell’Istituto Riccati che, grazie ad un progetto di alternanza, hanno analizzato l’evoluzione dei modelli di consumo partendo da i big data del nostro territorio dimostrando come vi sia una evidente asimmetria tra la concentrazione di popolazione anziana e gli insediamenti di grande distribuzione. Visto che, pur consumando fette importanti di territorio, queste grandi strutture poco o nulla si preoccupano dei bisogni di servizio provenienti dalla popolazione più anziana e quindi caratterizzata da una minore mobilità. Quando raccontiamo e promuoviamo la nostra esperienza collegata alla scuola di formazione politica “Partecipare il presente” stiamo trasferendo una  visione del mondo fatta di coesione sociale e cioè di abitudine ad affrontare la vita, senza scorciatoie,  per la sua complessità. E lo facciamo con il metodo di chi, da un lato vuole preparare i migliori dirigenti per le proprie strutture associative, ma anche con l’attenzione rivolta al prestito di queste intelligenze, al  bene comune magari sotto forma di amministratori locali attenti e preparati.

E sempre nell’ottica della coesione sociale abbiamo siglato un contratto integrativo territoriale mettendo al centro il Welfare, cioè la sussidiarietà, tra lavoratori ed imprese, tra vecchie e nuove generazioni. Tre milioni di euro destinati in parte ad economia circolare, ma soprattutto ad investimenti su previdenza integrativa a favore dei più giovani ( sicurezza per il futuro ) e sanità per i congiunti  dei nostri lavoratori ( serenità familiare ). E sempre pensando ai valori e ai bisogni di chi vive ed opera, come i nostri soci, nella periferia che abbiamo voluto, inseguito e costruito un a Cooperativa fidi, la prima su base interregionale, pensata per supportare i nostri operatori – che non possono delocalizzare-  e quindi più di altri sono sottoposti ai contraccolpi negativi derivati dalla crisi delle banche locali. Atti concreti, non proclami. Gli stessi che abbiamo applicato nella promozione culturale territoriale sostenendo le mostre, accompagnando gli sforzi delle Amministrazioni Comunali nella promozione dei propri territori, sponsorizzando pubblicazioni, festival e premi letterari, finanziando la  produzione di film. Abbiamo in questo modo difeso la nostra identità, proposto modelli di vita che sono tratti distintivi della nostra cultura, aperto strade -anche  sperimentali - da cui far derivare un nuovo rinascimento per la società di cui siamo parte. Tutto questo perché abbiamo davanti il valore, formidabile, del capitale umano costituito dai collaboratori ed imprenditori che stanno dentro alle nostre imprese. Perché conosciamo la forza e la determinazione dei nostri imprenditori che ogni giorno si applicano a produrre benessere a vantaggio della nostra collettività. Lo facciamo a tutela e promozione dei valori che ci sono stati tramandati e di cui siamo, convinti, portatori.

Per tutte queste ragioni, possiamo affrontare i cambiamenti in cui siamo immersi. Guardare in faccia e senza timore i “ populismi” perché conosciamo, per frequentazione continua, le periferie che li producono. Le abitiamo con serenità, ponendoci  ogni giorno la domanda su come fare di più e meglio.Possediamo la serenità di chi è consapevole che è la poca attenzione ai sussurri ad esporti alla brutalità delle urla. Perché sappiamo che non esiste l’irragionevolezza, ma solo la paura alimentata da disprezzo e supponenza. Questi sono ruolo e funzione dei corpi intermedi, quindi anche le Associazioni di Categoria, strutture dentro cui sta il pensiero futuro necessario a conseguire l’interesse generale.

E saranno sempre più i corpi intermedi, in un’epoca “liquida” dove tutto fluisce, gli unici baluardi che potranno, per competenza ed esperienza, presidiare, tutelare e far lievitare il patrimonio di civiltà e democrazia che questo territorio ha sempre avuto nel dna e nel quale ancora crediamo.

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