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Camera di commercio: bilancio ancora positivo per l'industria, ordini però in calo

Il fatturato continua a crescere, anche sull’onda della spinta inflazionistica, la produzione rallenta è in parte sostenuta dagli ordini inevasi, forte incertezza invece si registra sulla domanda, soprattutto estera

«E’ un bilancio in bianco e nero, questo relativo all’andamento del manifatturiero nel terzo trimestre dell’anno – sottolinea il Presidente della Camera di Commercio di Treviso e Belluno|Dolomiti Mario Pozza -  si portano ancora a casa, nelle vendite, i frutti di tutta la ripartenza post-pandemia, certo con marginalità diverse rispetto a quelle attese alla stipula dei contratti a causa del forte incremento dei costi aziendali; la produzione, è vero, risulta in frenata sul passo congiunturale, ma l’indicatore del grado di utilizzo degli impianti per il momento resta elevato (76%) grazie agli ordini inevasi. E’ invece preoccupante il rallentamento della raccolta di nuovi ordinativi, soprattutto per la domanda estera, tanto a Treviso quanto a Belluno: ma è un dato che trova conferma anche nei trend nazionali del comparto».

«Sotto la superficie del dato medio - precisa il Presidente – emerge abbastanza con chiarezza la maggiore difficoltà dei settori energivori, come gomma plastica e industria dei metalli, che evidentemente, lavorando sui beni intermedi, intercettano anche prima di altri settori il rallentamento della domanda nelle diverse filiere».

«E’ però interessante notare – continua Pozza – come tenga un po’ di più la domanda interna, e come la lunghezza del portafoglio ordini si mantenga attorno ai 58-62 giorni, ancora superiore al dato medio che si registrava in anni “normali” quali il 2018 e il 2019. Oltre al lavoro inevaso, non è escluso che pesi in senso positivo, su questi dati, anche quanto messo in moto dal PNRR, che muove 17 miliardi di euro e il cui impatto sul PIL italiano è stimato attorno allo 0,8%».

«Se ciò fosse vero, il nuovo Governo ha tutto il dovere di mettere a terra il più in fretta possibile le diverse progettualità previste dal PNRR - esorta il Presidente Pozza -  assieme alle misure previste dal Decreto Aiuti: così da mitigare gli scenari avversi che ancora destano molta preoccupazione negli imprenditori, come nelle famiglie che si vedono eroso il potere d’acquisto. Certo, devono essere progetti strategici utili alle comunità, d’impatto positivo nel medio-lungo periodo, non fatti solo perché ci sono i fondi europei. Questa sarebbe una grave miopia».

«Le attese per l’ultimo scorcio dell’anno - conclude il Presidente - fanno intravedere ancora una relativa fiducia delle imprese su produzione e fatturato: il 42% degli imprenditori a Treviso e il 50% a Belluno confida ancora in un trimestre di crescita. Molta più incertezza si registra, invece, nelle attese sul tono della domanda. A Treviso il campione quasi si equidistribuisce nelle tre posizioni di crescita, stazionarietà o flessione, sia per la domanda interna che per quella estera. Mentre a Belluno, grazie all’occhialeria e all’industria meccanica, emerge un filo di ottimismo in più sulla domanda estera (45% di ottimisti contro un 27% di pessimisti). Nelle ultime settimane sono sempre più concreti i segnali di ricorso agli ammortizzatori sociali o a mancati rinnovi di contratti a tempo, soprattutto con riferimento ad importanti aziende capofila».

«Tutto è appeso ad un filo, che ovviamente passa anche per i delicati equilibri internazionali, forse oggi ad una svolta dopo l’incontro USA-Cina. Credo che – sostiene Pozza - nessuno dei grandi leader, pur da posizioni contrapposte, voglia o possa permettersi una recessione. Come già dicevamo nello scorso report, l’economia ha bisogno di operare in un contesto internazionale stabile. La Russia di Putin, in questo senso, pare sempre più isolata. Speriamo si arrivi presto ad un negoziato di pace, che prima di tutto interrompa il conflitto, e quindi ripristini le condizioni più favorevoli allo sviluppo. Abbiamo anche da impegnarci per uno sviluppo più sostenibile, per salvaguardare il pianeta che ci ospita. In ballo ci sono tanti investimenti. E non abbiamo molto tempo da perdere, rispetto alle sfide inedite che ci pone il cambiamento climatico».

Il quadro internazionale e nazionale

Nell’ultima parte dell’anno, gli impulsi legati alle diverse ondate della pandemia e agli eventi bellici stanno ulteriormente ridefinendo il quadro congiunturale, ora caratterizzato fondamentalmente da due temi. Da un lato, si sta assistendo ad un peggioramento della domanda internazionale, causato dall’erosione del potere d’acquisto delle famiglie per effetto dell’aumento dei prezzi, nonché dalle politiche monetarie più restrittive volte proprio a contrastare la stessa inflazione. Dall’altro lato, stanno emergendo segnali di normalizzazione dell’offerta, favoriti dalla caduta dei prezzi dell’energia nel mercato europeo e da funzionamenti più regolari nelle catene del valore globali.

Sono tendenze solo in parte correlate, i cui effetti sulla crescita restano di non facile decifrazione. Finché l’inflazione continuerà su questi ritmi, sono attesi ulteriori rialzi dei tassi d’interesse, che andranno ulteriormente a penalizzare gli investimenti, oltre ai consumi delle famiglie. D’altro canto, la riduzione dei prezzi di molte commodities in alcune fasi a monte delle catene del valore è abbastanza evidente, ma - come osservano gli analisti di CongiunturaRef - resta incerta la velocità di trasmissione a valle, anche perché il trasferimento sui prezzi finali delle riduzioni dei costi è in genere più lento rispetto agli aumenti.

Quanto alle quotazioni in ribasso del gas, si teme che si tratti solo di una dinamica temporanea, agevolata dalle condizioni climatiche particolarmente favorevoli degli ultimi mesi e da una rincorsa agli stoccaggi certo efficace, ma che ha soltanto spostato il problema a gennaio-febbraio 2023, quando le riserve dovranno essere ripristinate. In questo quadro si stanno rimodulando le previsioni di crescita del PIL nelle principali economie, come sintetizzato nella tabella che segue, con ancora sorprese nelle “rendite” dalla ripartenza post-pandemia e una sostanziale convergenza delle economie avanzate su un 2023 “piatto” (ma non proprio in flessione generalizzata, con l’unica ovvia eccezione della Russia).

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