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Esplode la bachimania: dalla Sicilia a Treviso per partecipare al primo corso AIG

Sono 40 gli iscritti da tutta Italia per il corso dedicato ai bachi da seta che venerdì parte nella Marca grazie ad AIG (Associazione Italiana Gelsibachicoltura Onlus)

PAESE Il baco da seta torna ad essere una realtà. Non è solo, infatti, una suggestiva immagine stampata nei ricordi dell’agricoltura del passato. Al contrario è una opportunità che potrebbe svilupparsi per diventare una rinnovata fonte di lavoro. Ad accreditare questo ritorno, ricco di aspettative e speranze, è la risposta alla costituzione dell’Associazione Italiana Gelsibachicoltura Onlus (AIG) che ha sede a Mestre ed alle adesioni al primo corso di bachicoltore che verrà avviato venerdi prossimo proprio in provincia di  Treviso e più esattamente in sede provinciale di Coldiretti Treviso in quel di Paese.

Di trevigiano c’è molto in questo rilancio grazie ad alcune persone che hanno mantenuta accesa la fiammella dell’amore per questo antico mestiere a cominciare dal neo presidente dell’Associazione Fernando Pellizzari, agronomo, di Montebelluna. Il neo consiglio è composto anche dal vicepresidente Antonio Sambo di Chioggia e dai consiglieri Giorgio Simionato di Massanzago, Egidio Rostirolla di Morgano e Elio Tronchin di Preganziol.  “Ora quella fiammella è diventata una vera e propria torcia che richiama non solo appassionati, ma veri e propri imprenditori che vedono nella bachicoltura e nella coltivazione dei gelsi una nuova possibilità – spiega il presidente di Coldiretti Treviso, Walter Feltrin - Gli iscritti sono, infatti, già 40 provenienti da tutta Italia: dalla Lombardia all’Emilia Romagna, dalla Toscana al Friuli e  addirittura dalla Sicilia. “Grazie a questo rinnovato interesse – spiega Pellizzari – possiamo guardare con positività alla produzione di seta “Made in Italy” e non dipendere più da quella importata”. Intorno al 1950 in Veneto c'erano 40mila aziende agricole che allevavano bachi, integrando il reddito già scarso di contadini mezzadri. Ora siamo all’anno zero ma puntiamo a mille realtà sul territorio che possano ritornare alla bachicoltura”.

Il movimento creato dalla bachicoltura sta davvero divampando: “Nella Marca, come in tante altre province d’Italia,  il “cavalier” è davvero rimasto nel cuore delle persone – aggiunge il direttore di Coldiretti Treviso, Antonio Maria Ciri – La filatura è stata trasformata in un gioco ad esempio nel palio di Ponzano, ma anche giovani biologi hanno realizzato dei progetti. Mi riferisco alle idee vincenti di  Emanuele Rigato e Pier Paolo Poli , titolari della  start up “Smart Bugs” che affiancano le imprese che vogliono partire nella coltivazione del baco grazie anche a dei kit molto efficaci. Tra l’altro un buon modo per andare nelle scuole a raccontare questo mondo che può dare un nuovo impulso alla seta made in Italy”.

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