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Treviso oltre la crisi, Muraro: "Un territorio che ci crede ancora"

Presentata l’indagine “Oltre la crisi. Traiettorie e sfide per imprese trevigiane” commissionata dall’Osservatorio Economico e Sociale

TREVISO - Presentata mercoledì al Sant’Artemio l’indagine “Oltre la crisi. Traiettorie e sfide per imprese trevigiane” commissionata dall’Osservatorio Economico e Sociale – che vede tra i soci la Provincia di Treviso e la Camera di Commercio di Treviso - e realizzata da SWG. A introdurre la giornata di lavori il presidente della Provincia di Treviso, Leonardo Muraro, il presidente della Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Treviso, Nicola Tognana e il presidente dell’Osservatorio, Domenico Dal Bo’. Nella tavola rotonda di discussione i sindaci del territorio e i rappresentanti delle Associazioni di Categoria Economiche e Sociali trevigiani.

Nel suo intervento di introduzione alla mattinata il presidente Muraro ha ricordato che "siamo un territorio che ci crede ancora nonostante la crisi congiunturale e questo è quanto emerge dall’indagine svolta su un campione di imprese trevigiane. La Provincia ancora oggi continua ad analizzare attentamente la situazione del territorio per potere programmare risposte concrete. Una riflessione, però, è d’obbligo: Province e Camere Commercio sono attualmente in discussione da parte del Governo. La Provincia, dopo Delrio, esce mutata per quanto riguarda gli organi elettivi, eppure continua a restare lo stesso un punto di riferimento territoriale. Non a caso le competenze principali vengono confermate, mentre è in fase di discussione con le Regioni la situazione delle funzioni delegate. Ad ogni modo il ruolo di coordinamento di area vasta è stato riconosciuto e riconfermato: un esempio per tutti per legge le Province diventano per tutti i comuni –fatta eccezione il comune capoluogo- stazione unica appaltante per l’acquisizione di Lavori, Beni e Servizi. Inoltre, altro riconoscimento da parte del Governo, ieri il ministro Poletti relativamente l’attuazione della Garanzia Giovani, ha detto che i Centri per l’Impiego delle Province restino presìdi sociali del lavoro. Un riconoscimento per il lavoro svolto ad oggi, in attesa che il Governo concretizzi la costituzione dell’Agenzia Nazionale del Lavoro. Non a caso secondo le rilevazioni di Eurostat  la spesa media annua francese in servizi per ogni persona che cerca lavoro è di 1500 euro, quella tedesca di 1700 euro , quella italiana di 74 euro. Abbiamo investito dieci volte meno la media europea, il 20% del  totale delle risorse nazionali contro una media Europea che viaggia intorno al 45%. La Provincia di Treviso ad oggi ha fatto investimenti ingenti in Politiche Attive del Lavoro: nel quinquennio 2008-2013 oltre 5milioni di euro e nel 2014, nonostante i tagli subiti, il consiglio provinciale ha stanziato ulteriori 850mila euro. Il ministro Poletti ha chiesto anche informazioni sul nostro progetto rivolto ai giovani “Futuro Costo Zero”.

Il Presidente Tognana ha spiegato che “Il lavoro che presentiamo oggi ha due valenze: cogliamo cosa ci dicono le imprese che hanno partecipato al sondaggio. Inoltre, poi dalle relazioni tecnico emerge che le conclusioni non sono così scontate. Infatti, forse gli effetti della crisi in alcuni casi ha portato a significative maturazioni anche in campo imprenditoriale. Non a caso una quota significativa delle imprese, nonostante le difficoltà economiche ha voluto investire sull'innovazione per apportare cambiamenti. Inoltre, ci tengo a sottolineare come questa ed altre ricerche siano state promosse e realizzate proprio da due istituzioni che il governo sta cercando di superare, ancora oggi non con una visione lungimirante ma spostando da una parte all'altra competenze senza una visione concreta. Noi comunque, ancora oggi, dimostriamo di essere un territorio che conosce le proprie ferite e cerca di guarirle”.

Dall’indagine emerge:

1) IL CLIMA GENERALE: non sembra un sondaggio umorale e polarizzato sul pessimismo. A differenza del passato, le risposte sembrano molto più meditate e costruttive. La crisi ha colpito e, in alcuni settori, si farà ancora sentire. Ma del tutto contro tendenza, rispetto al dibattito sui media, quel 71% di

imprese che esprime completo disaccordo sul fatto che, se le cose andranno male in Italia, si trasferirà all'estero. Il 71% di intervistati dice che non andrà via dall’Italia anche se le cose andranno male. Cercando di capire chi ci fosse dietro quel 25% di risposte che invece prende in considerazione questa ipotesi, in prevalenza c’è maggiore propensione ad andare via dall’Italia:

a. nei servizi alle imprese (32% intervistati, contro media del 25%)

b. nel commercio (28% - probabilmente strutture medio grandi?)

c. nelle costruzioni (26% - è il settore più colpito dalla crisi, quindi è comprensibile anche la

“fuga dall’Italia”)

d. nella categoria trasversale delle medie imprese è più propensa ad andare via dall’Italia

(29%). Fisiologico: chi più è strutturato più è nelle condizioni di valutare tale opzione.

I temi a questo punto sono: come rilanciare l’edilizia, superando il tradizionale modello di business; come rilanciare il commercio (ma di pari passo con il ripensamento urbanistico, l’attrattività dei centri storici); capire cosa sta dietro questo malessere del terziario.

2) LA CRISI "NON È SUBITA": certo ci sono aree/settori decisamente più esposti. Il concetto di rassegnazione potrebbe essere anche tradotto in termini di "accettazione" dei nuovi equilibri di domanda/offerta post-crisi. Ma il dato è sorprendente è che il 51% delle imprese intervistate giudica la propria situazione economica soddisfacente.

3) INNOVAZIONE: più in dettaglio, le risposte sull'innovazione offrono un quadro rincuorante, quanto a capacità di reazione alla crisi. Le imprese sembrano tornare ai fondamentali: fare bene i prodotti, ed esplorare bene le possibilità d'innovazione all'interno delle relazioni d'impresa (oltreché, altro

dato importante, attraverso i propri collaboratori). Questi dati sembrano dare conferma del risveglio nazionale del manifatturiero, dentro il paradigma del "bello e ben fatto", sostanziato da nuovi sforzi sull'innovazione. Cosa che si porta dietro anche una parte del terziario avanzato per le imprese. Vince il modello del manifatturiero terziarizzato.

Il tema innovazione offre molti spunti: in particolare, si richiama l’attenzione sulle “fonti dell’innovazione”.

4) IL CREDITO: un’area critica continua ad essere il credito. Ma anche qui gli imprenditori non si fermano alla "lamentazione": oltre alle banche si trovano nuove forme di finanziamento; e il 67% delle risposte fanno emergere la consapevolezza che se le imprese sono capaci di proporre un buon progetto, i finanziamenti alla fine si trovano. Dato che trova sponda anche nell'ammissione di "carenza di cultura finanziaria".

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