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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

Export nella Marca, +18% nel primo trimestre: bene l'Unione europea, crolla la Cina

Oscar Bernardi, presidente Confartigianato Imprese Marca Trevigiana: «La crescita dell’export è meno accentuata nei comparti a maggiore specializzazione di MPI, che sono il cuore del made in Veneto manifatturiero: Alimentari, Moda, Mobili, Legno e Metalmeccanica»

Crescono le esportazioni della Marca Trevigiana, ma non corrono come in altre provincie. Nel primo trimestre del 2022 sono aumentate del 18,3% rispetto allo stesso periodo del 2021, due punti in meno rispetto alla media del Veneto. Tra le provincie svetta Venezia (+ 34,5%), ma hanno fatto meglio anche Belluno (+ 28,4%), Vicenza (+ 21,6%) e Padova (+ 20,2%), mentre sono cresciute meno Verona (+ 12,6%) e Rovigo (+ 10,1%).
«Sono comunque numeri positivi anche se con qualche elemento di preoccupazione», sottolinea Oscar Bernardi, presidente Confartigianato Imprese Marca Trevigiana. «La crescita dell’export è meno accentuata nei comparti a maggiore specializzazione di MPI, che sono il cuore del made in Veneto manifatturiero: Alimentari, Moda, Mobili, Legno e Metalmeccanica».

Le esportazioni alimentari, per esempio, in provincia sono crescite quest’anno del 17,9%, ma sono addirittura arretrate del 2,7% rispetto al primo trimestre 2020, poco prima della pandemia. Altri settori sotto la media di crescita i mobili (+ 6,5%), i prodotti in metallo (+ 9,7%), gli articoli in pelle (+ 16,6%). Poco al di sopra della media provinciale l’abbigliamento (+ 19,3%), mentre buone performance hanno avuto il settore legno (+ 23,1%), il tessile (+ 34%), altri prodotti manifatturieri (+ 64,1%) e soprattutto i prodotti della stampa (+ 111%), che però incidono molto poco nel complesso del manifatturiero trevigiano. Prendendo come riferimento il primo trimestre 2020, i settori trainanti sono stati il legno (+ 25,5%), il tessile (+ 30,2%) e gli altri prodotti manifatturieri (+ 72,7%).

«Le nostre imprese continuano a mostrare una incredibile capacità di adattarsi alle condizioni economiche in forte evoluzione», commenta il presidente Bernardi, «sono convinto che a medio-lungo termine saremo in grado di migliorarci ulteriormente se presenteremo alle aziende, che ancora non esportano, strumenti di formazione e accompagnamento all'internazionalizzazione. Questo evidentemente al netto di tutti quei fattori economici e geopolitici che continuano a limitare il nostro potenziale perché imprevedibili e globali».

Interessante, proprio rispetto agli scenari internazionali, è l’analisi dei dati riferiti ai Paesi di esportazione a cui si rivolgono le aziende della Marca Trevigiana. L’Unione europea continua a essere il mercato più appetibile, con una crescita rispetto al 2021 del 22,5%, trainati della Repubblica Ceca (+ 32%), dalla Romania (+ 28,2%), dalla Polonia (+ 27,4%). Quanto ai mercati “storici”, tendenza positiva per Germania (+ 29,9%), Austria (+ 21,4%) e Francia (+ 21%). Restano sotto la media di crescita provinciale i Paesi Bassi (+ 18%), la Spagna (+ 17,3%), la Svezia (+ 13%). Sono invece scese del 4% le esportazioni verso il Belgio.

Nel resto del mondo, l’export trevigiano è cresciuto quest’anno in media del 11,5%, con la punta di diamante del Canada (+ 33%). Discreta performance con il Regno Unito post Brexit, con un aumento dell’export trevigiano del 13,1%. Tiene anche il mercato della Russia, che nonostante la guerra ha visto comunque un incremento del 7,6%. Doccia fredda, invece, dalla Cina, dove l’export made in Treviso è crollato in un anno del 23,9%, unico paese con il segno negativo.

«Nel complesso, l’export trevigiano nel solo primo trimestre ha raggiunto 3 miliardi 868 milioni di euro», fa notare Oscar Bernardi, «con una crescita costante nonostante pandemia e guerra. Va però evidenziato che l'incremento del valore delle nostre esportazioni è influenzato anche dall'aumento prezzi materie prime, oltre che da un maggior volume di vendite».

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