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Economia

Emergenza personale, l’odissea di Casartigiani: più di sei mesi per trovare un ragioniere

Secondo l’associazione nel nuovo decreto lavoro del Governo manca la riforma dei centri per l’impiego. Il presidente Franco Storer: «Il mondo delle pmi chiede interventi strutturali sui temi lavoro: è sempre più difficile incrociare domanda e offerta»

Da una prima analisi dei contenuti del nuovo decreto Lavoro approvato il 1° maggio scorso dal Consiglio dei Ministri emerge, secondo Casartigiani Treviso, l’assenza di un tema centrale nell’attuale congiuntura economica: quello dell’emergenza personale che si lega a doppio filo anche alla necessità di detassare straordinari e tredicesime. «Questi temi» commenta il presidente Franco Storer «sono oggi una delle vere priorità del mercato del lavoro, che non riesce ad esprimere in pieno le proprie potenzialità. Quello che chiediamo è la ristrutturazione degli uffici provinciali del lavoro per migliorare l’incrocio di domanda e offerta, permettendo anche alle associazioni imprenditoriali come la nostra di poter accedere ai dati degli iscritti» commenta Storer. Da parte di Casartigiani arriva anche un ulteriore suggerimento al governo nazionale: «Vista la carenza di personale, che obbliga in molti casi i dipendenti ad assorbire carichi di lavoro aggiuntivi, per le aziende sarebbe opportuno defiscalizzare le ore degli straordinari e aiutare i lavoratori detassando completamente le tredicesime».

Lo stesso problema con cui si confrontano quotidianamente molte imprese per l’assenza di figure disponibili a entrare in organico, negli ultimi mesi, ha coinvolto anche la stessa associazione. È la dimostrazione pratica di un sistema ormai sbilanciato, che registra sul fronte sanitario la carenza di medici di base e infermieri, su quello industriale la difficoltà di reperire professionalità tecniche e che non fa sconti nemmeno alla pubblica amministrazione, in perenne deficit di personale. Il caso specifico di Casartigiani riguarda la ricerca di un ragioniere, da inserire all’interno della società di servizi, Csa, che si occupa di contabilità, gestione fiscale e tributaria. «Abbiamo iniziato nel dicembre scorso e non abbiamo ottenuto nemmeno un nominativo» fanno sapere dall’associazione. Ripercorrere i passaggi, tutti fallimentari, seguiti nella fase di “recruiting”, offre uno scorcio delle gravi carenze del sistema. «Il primo passo è stato quello di rivolgersi al centro per l’impiego di Treviso» spiega il direttore di Casartigiani Treviso Salvatore D’Aliberti «l’esito non è stato positivo. Poi abbiamo contattato Veneto Lavoro, ente strumentale della Regione Veneto a cui sono attribuite diverse funzioni di gestione del personale. Da qui, siamo nuovamente stati indirizzati alla Provincia, per una nuova ricerca a cui è stato dato riscontro negativo».

Questa piccola “Odissea”, già affrontata anche per conto delle aziende associate, dimostra l’incapacità delle istituzioni locali di gestire dei flussi di domanda e offerta. «Vi è stata negli anni scorsi, nella nostra provincia, la sperimentazione del sistema E-Labor» ricorda D’Aliberti «che ci consentiva sulla base di un accordo tra diversi enti, di accedere direttamente a un database di persone occupabili. Poi è stato sostituito dal sistema “Ido” (Incontro Domanda Offerta), che ha cessato di funzionare nel gennaio del 2022. A valle di queste procedure macchinose e complicate si prospetta il ricorso a soggetti esterni, come le agenzie interinali, che si propongono di offrire un servizio sostitutivo che viene a costare migliaia di euro».

«Questo è il classico esempio di come nel nostro paese, e purtroppo la nostra Regione non fa eccezione, siamo bravi a complicare i processi, anche quando, grazie alla digitalizzazione, potrebbero essere automatici e snelli» chiosa il presidente di Casartigiani Treviso, Franco Storer «ci sarebbe piaciuto trovare una chiara indicazione su questo tema anche nell’ultimo decreto approvato dal nuovo Governo il primo maggio. Invece pare che il piatto forte del provvedimento sia la solita mancia. Il mondo del lavoro, dei dipendenti e delle imprese, che mai come oggi sono uniti nelle sfide del futuro, ha bisogno invece di interventi strutturali».

«Forse ormai è un sistema così inefficiente quello dei centri per l’impiego che nessuno pensa di rivolgersi a loro» commenta D’Aliberti, cercando di dare una spiegazione alla vicenda «in più sappiamo che oggi il mercato del lavoro è in forte crisi: gli appelli per la ricerca di diverse figure professionali si rincorrono ormai da mesi senza soluzione di continuità. La complessa architettura che nella nostra regione è chiamata a sostenere l’incontro di domanda e offerta ha mostrato la sua totale inadeguatezza anche nel caso dell’impiego dei percettori del reddito di cittadinanza nei lavori socialmente utili. Ma non dobbiamo considerarla una battaglia persa: tutto ciò dovrebbe offrire uno stimolo in più alla politica per dare una svolta decisiva. Anche i fondi del Pnrr possono contribuire a riformare completamente, semplificandolo, questo servizio alla collettività che è ancora più che mai necessario».

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