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L'INTERVISTA / Montebelluna / Via Feltrina Sud, 95

D.B. Group, il patron De Bortoli: «Fare squadra è il segreto nel lavoro e nello sport»

Fondatore insieme al fratello Vittorino dell'azienda internazionale con sede a Montebelluna, Valter De Bortoli si racconta condividendo la sua visione su lavoro, sport e guerra in Ucraina

La decisione di stanziare un bonus da 500 euro e un voucher carburante di 200 euro per tutti i dipendenti dello stabilimento di Montebelluna li ha fatti finire in questi giorni sotto i riflettori della cronaca locale ma D.B. Group non è nuova a questo tipo di iniziative. Fondata 42 anni fa da Valter De Bortoli e dal fratello Vittorino, l'azienda è leader nel settore spedizioni internazionali. Consapevoli dell’importanza della dimensione globale degli scambi, D.B. Group è sempre pronta ad aiutare i propri clienti a far fronte alle criticità determinate dalle distanze e dai limiti geografici. Una dimensione internazionale che il patron Valter De Bortoli ha coniugato con la sua passione per lo sport, nello specifico il Treviso Basket di cui Valter è consigliere di amministrazione. L'imprenditore ha deciso di raccontarsi a tutto tondo nell'intervista che ci ha concesso:

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Passione per il basket o altre leve l’hanno spinta a entrare nel consorzio?
Una passione nata e trasmessa da mio figlio. Per 10 anni sono stato presidente del Montebelluna Basket poi sono approdato al Treviso Basket, inizialmente come consorziato e poi in prima linea con l’impegno all’interno del consiglio di amministrazione.

A che punto è il Consorzio UniVerso Treviso?
Il consorzio è cambiato radicalmente in questi anni, abbiamo fatto numerosi passi in avanti nella comunicazione dell’attività del consorzio e, recentemente, abbiamo cominciato anche grazie al nuovo presidente Piergiorgio Paladin, una relazione più costante e più costruttiva con il Treviso Basket. Gli anni scorsi c'era una distanza più accentuata tra la dirigenza della squadra e il consorzio per cui nell’ultimo anno abbiamo visto un passaggio veramente importante. Abbiamo attivato nuove figure che possano creare una rete e un collegamento diretto tra il Cda e i consorziati e che per anni abbiamo aspettato e finalmente trovato.

I prossimi step?
Penso che per tutti noi il principale focus sia quello di continuare a far crescere il consorzio e renderlo una realtà in continua espansione. L'ideale sarebbe trovare un mecenate che prenda una fetta importante del consorzio così da poter intervenire tempestivamente in caso di difficoltà, come in quest'ultima stagione. Certe volte è passato il messaggio che siamo noi membri del Cda ad avere la maggior responsabilità per le decisioni economiche e finanziarie del Treviso Basket. Tuttavia, bisogna ricordare che la proprietà è condivisa con tutti i consorziati: non è mai facile chiedere contributi in momenti di urgenza.

Siete riusciti a sviluppare collaborazioni con altre aziende consorziate?
Ad oggi abbiamo avuto qualche trattativa con aziende consorziate per quanto riguarda la fornitura di servizi per la nostra azienda. Sicuramente le dimensioni e il fatto che operiamo in mercati internazionali non favoriscono la realizzazione di accordi con le aziende medio piccole del nostro territorio.

Qual è il valore sociale verso il territorio connesso al sostegno a Treviso Basket?
Per quanto riguarda l’impegno sociale del basket ritengo che sia una parte davvero importante se non fondamentale per il territorio, e non parlo solo della città e delle zone limitrofe. A mio avviso sarebbe importantissimo riuscire a coinvolgere anche i comuni più distanti dal capoluogo (Vittorio Veneto, Montebelluna, Castelfranco, Oderzo).

Come viene valutato il sostegno a Treviso Basket dai suoi dipendenti?
Abbiamo una grande partecipazione dei ragazzi che lavorano in D.B. Group: moltissimi vengo al palazzetto a tifare e il lunedì mattina, quando ci vediamo, non può mancare un confronto sul risultato e sull’andamento della stagione.

Dopo la stagione appena trascorsa, quali sono gli obiettivi a medio e lungo termine del Treviso Basket?
L’obiettivo principale a mio avviso è quello di trovare la nostra dimensione che non è certo partire con risultati eccellenti e poi arrancare e sperare nella salvezza. Il focus su cui dobbiamo concentrarci è trovare una continuità nei risultati certamente tenendo ben presente tutte le nostre possibilità. 

A proposito di risultati: la sua azienda è nata nel 1980 e ad oggi conta 50 filiali e oltre 600 dipendenti in tutto il mondo: quali scenari macroeconomici offre il suo punto di vista privilegiato?
Oltre 42 anni di storia con ormai 700 dipendenti in tutto il mondo. Allo stato attuale delle cose, il clima è favorevole per il nostro settore, in quanto proprio durante la pandemia la logistica ha ottenuto un ruolo fondamentale. Il 2021 è stato un anno record che abbiamo chiuso con 320 milioni di fatturato in parte perché è aumentata la richiesta in parte per l’aumento dei valori (forse dire del costo) dei trasporti. Oltre la pandemia, oggi facciamo i conti anche con il conflitto in Ucraina, e il relativo aumento e le speculazioni sui prezzi delle materie prime. Siamo in un periodo in cui l’inflazione viaggia intorno al 3-4%, se non sarà seguita da una crescita del mercato sicuramente la situazione si farà difficile.

Come pensa cambieranno gli scenari geopolitici internazionali dopo la guerra in Ucraina?
Dipende da quanto va avanti il conflitto e fin dove si spingeranno le forze in gioco. A mio parere è inconcepibile che nel 2022 si arrivi a tanto, sicuramente la diplomazia doveva intervenire prima. La guerra non è iniziata nel 2022 ma nel 2014 con la questione del Donbass. L’augurio è che la situazione si risolva nel minor tempo possibile anche perché chi ne paga le conseguenze sono gli stati europei e le aziende che vengono penalizzate nelle esportazioni.

In che modo state offrendo consulenza e assistenza ai clienti con interessi nelle zone del conflitto?
Non abbiamo clienti in quelle zone ma ci siamo adoperati organizzando i trasporti per i beni primari per i profughi. Abbiamo già fatto qualche spedizione e abbiamo dato un contributo economico per fare la nostra parte.

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