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Giovedì, 25 Aprile 2024
Economia

Il Veneto orientale perde imprese e residenti. Le idee per il rilancio: casello di Bibione e turismo culturale

Studio della Fondazione Think Tank sui trend degli ultimi 10 anni: «Serve una svolta su temi irrisolti: A4, collegamento con le spiagge, sburocratizzazione e fusione dei Comuni»

Il Veneto orientale paga le conseguenze non solo della crisi pandemica, ma di un intero decennio di trend economico negativo: una visione d’insieme della situazione del territorio viene presentata dall’ultimo studio della Fondazione Think Tank Nord Est, che prende in esame, appunto, il periodo tra il 2010 e il 2020.

Meno residenti

A livello demografico, dal 2010 al 2020 il Veneto orientale è in flessione: il calo è determinato dal Portogruarese (-3%), che in dieci anni ha perso quasi tremila residenti, scendendo a poco più di 93 mila abitanti, mentre il Sandonatese è in crescita (+1,4%), con una popolazione di oltre 141 mila persone. Dei 22 comuni che compongono il Veneto orienale, gli unici ad aumentare il numero dei residenti sono Jesolo (+5,6%), San Donà di Piave (+3,3%), Noventa di Piave (+3,1%), Cavallino-Treporti (+1,8%) e Torre di Mosto (+1,5%). Le performance peggiori si registrano a Cinto Caomaggiore e Annone Veneto (-4,8%); Eraclea (-4,5); Meolo (-4,1%); Caorle (-4%).

Imprese e lavoro

Anche a livello di imprese il Portogruarese mostra maggiori difficoltà, ma la flessione coinvolge praticamente tutto il territorio, con l’eccezione di Cavallino-Treporti e Noventa di Piave: il Veneto orientale, tra il 2010 e il 2020, ha perso il 6% delle aziende. Oggi, quasi un’impresa su quattro è attiva nel commercio (23,6%), ma è importante anche il contributo dell’edilizia (16,8%) e dell’agricoltura (15,9%), anche se entrambi i settori sono in forte calo tra il 2010 e il 2020 (-19,8% e -21,9%). Nell’ultimo decennio, i servizi alla persona mostrano il trend migliore (+23%), ma è cresciuto anche il ruolo dei servizi alle imprese (+17,7%), che hanno raggiunto l’agricoltura per numero di aziende. Si sono consolidati alloggio e ristorazione (+6,4%), mentre è in forte calo la manifattura (-14,6%).

Per quanto riguarda il mercato del lavoro, nel 2019, in Veneto orientale il tasso di disoccupazione si attestava al 9,2%, un dato nettamente superiore rispetto al dato veneto (7,6%) e veneziano (8,1%). Nel computo pesano soprattutto i lavoratori stagionali delle località turistiche. Anche in questo caso, la performance del Portogruarese è peggiore (9,7%) del Sandonatese (8,9%).

Autostrada, casello di Bibione e turismo

A livello di infrastrutture, lo studio della Fondazione rileva come la A4 Venezia-Trieste sia l’autostrada più pericolosa del Nordest, con un tasso di incidentalità pari a 6,9 incidenti ogni 100 milioni di km percorsi (ultimi dati disponibili anno 2019). Come noto, purtroppo, gli incidenti avvengono soprattutto nel tratto San Donà di Piave - Portogruaro (il più recente, con esito mortale, è avvenuto oggi), rimasto ancora a due corsie e interessato da consistenti flussi di trasporto merci. Infatti, solo la pandemia nel 2020 ha arrestato la crescita del traffico pesante lungo la A4, che nel 2019 era tornato ai livelli pre-crisi del 2008, registrando un +16% di km percorsi dal 2013 al 2019.

Il movimento turistico ha mostrato una tendenziale crescita tra il 2005 e il 2019, periodo in cui le presenze delle quattro località turistiche principali del Veneto orientale sono aumentate: Cavallino è passata da 5,3 a 6,3 milioni di pernottamenti; Bibione da 5,3 a 5,9 milioni; Jesolo da 5 a 5,4; Caorle da 3,7 a 4,3. Il covid ha arrestato bruscamente il trend nel 2020, quando Cavallino (-49%) e Jesolo (-42%) hanno registrato 3,2 milioni di presenze, Bibione 2,9 (-50%) e Caorle 2,3 (-47%).

«Il Veneto orientale deve risolvere alcune storiche criticità - spiega Antonio Ferrarelli, presidente della Fondazione Think Tank Nord Est e del distretto turistico Venezia orientale - a partire da un’insufficiente dotazione infrastrutturale: il masterplan della viabilità del Veneto orientale dovrebbe promuovere il potenziamento degli accessi alle spiagge, Bibione in primis. Il turismo estivo potrebbe poi collegarsi all’offerta dell’entroterra, valorizzando iniziative culturali, anche promosse dalle imprese attraverso il distretto turistico. È poi necessario accelerare sul fronte della sburocratizzazione, adottando linee guida comuni tra tutti i Municipi per semplificare l’attività delle imprese. Ed infine - conclude Ferrarelli - la fusione dei Comuni va considerata come un’opportunità di crescita, favorendo il confronto con i territori che l’hanno già realizzata».

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