"Fucilateli", il film inchiesta su Caporetto arriva a Montebelluna
“Fucilateli - Commissione d’Inchiesta su Caporetto 1918 - 19”, questo il nome del documentario, sarà presentato al Meve di Montebelluna venerdì 11 ottobre alle ore 11.15.
Un appuntamento che succede quello di Asiago, dove sabato 14 settembre è avvenuta la prima nazionale, e le proiezioni avvenute a Mestre, Venezia e Treviso. Un documentario di inchiesta, che affronta un argomento nuovo rispetto alla retorica tradizionale approfondendo un lato oscuro, per decenni celato e mai pienamente analizzato: quello della giustizia militare e della gestione del capitale umano. Un’indagine attenta e lucida, condotta ancora una volta con il massimo rigore scientifico da parte dei due autori e registi - Giorgia Lorenzato e Manuel Zarpellon - e che idealmente prosegue il lavoro di approfondimento sul primo conflitto mondiale già avviato con “Cieli Rossi - Bassano in Guerra” uscito nel 2015. L’accuratezza che contraddistingue entrambi i prodotti è testimoniata anche dall’esclusiva certificazione rilasciata dal Comitato d’Ateneo per il Centenario della Grande Guerra dell’Università padovana, che ha attestato l’instancabile lavoro degli autori ed avviato per “Fucilateli” una collaborazione che ha contribuito a rendere unico il progetto che pure ha ottenuto il patrocinio e la collaborazione del Ministero della Difesa.
Prodotto in collaborazione con il Comitato storico scientifico per gli anniversari di interesse nazionale della Presidenza del Consiglio dei Ministri, la Regione Veneto, il Consorzio Bim Piave di Treviso e l’Unione Montana del Grappa, “Fucilateli” è già stato proiettato lo scorso maggio al Senato della Repubblica. “Fucilateli” fornisce una visione inedita di una delle pagine più tristi della storia italiana con i suoi 5 milioni di uomini mobilitati, 800mila uomini a processo, 750 condanne a morte eseguite e racconta la vicenda, piena di ombre e di incertezze, delle centinaia di fucilazioni avvenute durante la Grande Guerra. Per farlo gli autori si avvalgono di fonti storiche e documenti ufficiali, materiali d’archivio di Stato spesso inaccessibili ai più, su fatti giuridici e militari ancora sconosciuti al pubblico, mitizzati e spesso strumentalizzati. Fulcro dell’indagine sono i lavori della Commissione d’Inchiesta su Caporetto istituita il 12 gennaio 1918 dall’allora presidente del Consiglio dei Ministri, Vittorio Emanuele Orlando, per determinare le responsabilità militari e personali che gettarono l’Italia in una situazione di estremo pericolo ma anche - forse - per trovare un capro espiatorio e per placare l’opinione pubblica, specialmente nei territori colpiti dal disastro, costretti ad essere profughi o restare occupati forzatamente per un intero anno. 241 sedute, 1012 testimoni ascoltati e 2310 documenti esaminati: questi alcuni numeri di quella Commissione che completò i propri lavori il 25 giugno 1919 e a cui si aggiunge, sempre nel 1919, l’altrettanto importante relazione redatta dall’Avvocato Generale, Donato Antonio Tommasi che portò alla luce fatti relativi alle fucilazioni sommarie scatenando le reazioni della popolazione che iniziò a mandare lettere e testimonianze ai giornali dell’epoca, con storie e fatti di cui erano stati testimoni, tanto da “costringere” il Governo a secretare gli atti per riportare un clima di pace e di ordine. «Quello che ci ospiterà sabato è un luogo ricco di significato visto che proprio Santa Lucia di Piave dovette subire la triste sorte dell’occupazione austro-tedesca e proprio nel documentario viene dato uno spazio molto importante alle vicende delle province venete e friulane occupate. E’ inoltre attraverso le parole del parroco di Santa Lucia, prese ad esempio, che emerge la disperazione della popolazione che, nel tentativo di salvare le poche cose rimaste, supplica i comandi austroungarici di non essere sfollata a rischio della propria vita» commenta Giorgia Lorenzato. Spiega il regista Manuel Zarpellon: «Quello prodotto, oltre che un racconto di storia e di sangue, di giustizia e di ingiustizia, di scienza e di coscienza, è anche una sfida: quella di riuscire a narrare questi temi finora oscuri con il giusto distacco, con oggettività ed imparzialità e con l’intento di fornire a chi fruisce del documentario non l’interpretazione ma la chiave per interpretare e trarre le proprie personali conclusioni». A guidare lo spettatore in questo viaggio nella storia e nella violenza, la voce narrante del giornalista Stefano Amadio, e gli autorevoli interventi del professor Marco Mondini, storico e membro del Comitato d’Ateneo per il Centenario della Grande Guerra dell’Università degli Studi di Padova, della dottoressa Irene Guerrini e del dottor Marco Pluviano, tra i massimi esperti in campo di pena capitale durante il Primo Conflitto. L’estrema rilevanza del progetto ha indotto l’Ufficio Comunicazione del Ministero della Difesa, ad affidare al Maggiore Fanelli l’analisi psicologia e al Procuratore Militare della Repubblica Marco De Paolis l’approfondimento giuridico.