"La corda rotta. Un violoncello nel ghetto di Terezin" - Concerto per Luisa
Luisa Barbieri, per molti anni collaboratrice preziosa della Fondazione Benetton Studi Ricerche, è scomparsa nel 2012. E anche quest’anno tutti quelli che le vogliono bene la ricordano, il giorno del suo compleanno, attraverso una delle sue grandi passioni: la musica. Domenica 29 gennaio alle ore 21, nell’auditorium degli spazi Bomben di Treviso, il fratello, Guido Barbieri (testo e voce narrante), e il violoncellista Luca Franzetti le dedicano una delle infinite “storie vere” nate nel ghetto “modello” di Terezin durante la Seconda guerra mondiale: La corda rotta. Un violoncello nel ghetto di Terezin.
Racconta Guido Barbieri, musicologo: «È una fortezza asburgica a sessanta chilometri da Praga quella di Terezin, Theresienstadt per i tedeschi. Tra le mura “a stella” di quella vecchia prigione, trasformata durante la Shoah in un ghetto “modello” riservato agli ebrei anziani e illustri, si consuma una frattura epocale che solo oggi, forse, siamo in grado di comprendere. Tra il 1941 e il 1944, Terezin è una fabbrica d’arte che lavora come in nessun altra città europea: centinaia di concerti, decine di opere liriche, spettacoli teatrali e di cabaret, mostre d’arte, film, riviste, conferenze, lezioni, frutto delle migliaia di artisti boemi, moravi, moldavi, austriaci che la macchina nazista aveva concentrato in un unico luogo. A loro viene concessa una surreale libertà di pensiero e di azione. Era però un meccanismo a tempo determinato: a partire dalla metà del ’44 infatti quella stessa macchina mette in atto, nei confronti degli artisti, la forma più estrema di censura possibile: quando il 17 ottobre del 1944 i 1.390 artisti di Terezin partiti il giorno prima a bordo del kunstlertransport vengono passati per le camere a gas di Birkenau non si verifica soltanto uno dei più tragici pogrom della storia europea, ma accade qualcosa di inimmaginabile: nel giro di poche ore vengono sterminate due generazioni di artisti, ma soprattutto viene intriso di veleno quel terreno che aveva per secoli generato i frutti dell’arte e della scienza.
Tra le infinite storie individuali generate dalla tragedia corale di Terezin, c’è quella di un violoncellista praghese senza volto. Di lui non conosciamo il nome, l’età, il destino. Sappiano però che prima di essere deportato a Terezin compie un atto bellissimo e disperato. Sa perfettamente che prima o poi i soldati tedeschi lo strapperanno alla sua casa, e allora giorno dopo giorno smonta accuratamente il suo strumento, lo riduce a un cumulo di legno e ferro e lo infila in una sacca da viaggio. Quando le SS bussano alla sua porta e lo caricano sul treno, quella sacca è il suo unico bagaglio. Una volta arrivato a Terezin, inizia il percorso alla rovescia e ricostruisce pezzo per pezzo il suo violoncello, fino a farlo tornare a vivere. Il concerto clandestino che il violoncellista senza nome tiene insieme a Viktor Ullmann, l’autore di Der Kaiser von Atlantis, inaugura la straordinaria stagione artistica di Terezin. Questo piccolo straordinario episodio di amore e di sopravvivenza è il filo narrativo principale di questo melologo, che intreccia al racconto il suono di un violoncello vero, autentico, abitante legittimo della contemporaneità: il violoncello sonante e parlante di Luca Franzetti».