Ecclesiaste (Kohèlet)
Adattamento drammaturgico e regia Giuseppe Emiliani
Videoscenografia Federico Cautero
Produzione BUSAN Cinema Teatro
Sinossi
In questi tempi tanto arditi da vivere e tanto confusi da capire, ciascuno sembra smarrirsi nella babele dei segni, dei codici, dei saperi che sembrano offuscare ogni “significato”. Ciascuno è mosso dai suoi dubbi. Ciascuno cerca puntelli alla sua precarietà…Sembriamo condannati, come ogni eclettica epoca di fine, a una commistione di orizzonti antichi e moderni. Se l’antico orizzonte sacro angoscia con la sua impervietà, l’orizzonte profano moderno angoscia con la sua piattezza. Confrontarsi ancora oggi con i libri sapienziali dell’Antico Testamento significa misurarsi con il desiderio onnipotente di una scrittura totale: una poesia, oscura, sublime e potente capace di proporre un’utopia: convivere in pace col deserto, sulla sabbia, sulla cenere. Anche in città.
L’Ecclesiaste è il libro sapienziale attribuito a Salomone anche se l’autore si cela sotto lo pseudonimo di Kohèlet. Hevel è la parola che ricorre incessantemente nel testo. Questa parola è stata tradotta con: vuoto, nulla, polvere, spreco, vanità,soffio, vento…
Il vento dell’Ecclesiaste viene dal deserto, non incontra niente e niente può fermarlo. Kohèlet non si ripara, si lascia avvolgere e sa riempire il vento con le parole del suo affanno. Kohèlet è un pensatore scettico e dubbioso. Cerca di capire tutte le esperienze della vita, ma comprende che lo sforzo è vano. Non urla il suo dolore come Giobbe, ma lo osserva con disincanto, senza lamento.