Mostra "Strobo - Musica per fotogrammi" di Marco Zambon
E se la musica riuscisse a «suonare» anche dalle due dimensioni di una stampa fotografica? Le note, i bassi, gli accordi elettrici si «sentono» guardando le dieci immagini realizzate da Marco Zambon che vive, da sempre, fra amplificatori e palchi. L’occhio, insomma, è quello di un esperto di musica passato dietro l’obiettivo o di un fotografo con la musica nel sangue. La vibrazione del colpo di bacchetta sul piatto si scompone in segno fotografico reiterato, intenzionalmente. La batterista doom si trasforma in una dea Kalì contemporanea in tacchi a spillo. La suggestione è quella del Balla futurista e del suo bassotto, di qualche fotografo visionario che nel secondo dopoguerra usa la strobo photograpy per catturare l’impossibile: l’arabesque di una ballerina classica, il volo del salto in alto, il giavellotto che percorre il suo arco.
Zambon nasce come esperto del suono, fonico e backliner. Dopo oltre quindici anni di carriera sente che il suono non gli basta più. Il richiamo dell’immagine, ferma e in movimento, si fa sempre più forte. Dal 2012 rinasce come fotografo e video maker. Inutile aggiungere che la musica continua a essere elemento imprescindibile dei suoi lavori, fil rouge che anima anche gli scatti più silenziosi. È proprio nel periodo in cui l’artista matura la decisione di dedicarsi alle immagini che prende corpo l’idea della serie di Strobo, 10 scatti che condensano una serie di istanti legati ai gesti della musica in immagini uniche. La saldatura fra i due mondi – suono e fotografia – è perfetta. In due dimensioni trovano spazio la suggestione di un accordo di violoncello, le note volanti di un pianoforte, lo scratch ruvido di un piatto e della dj che lo suona.
Volti di musicisti che spesso quasi scompaiono per lasciar spazio al gesto artistico, alle dita che pizzicano una corda o danno una pennata circolare durante il salto di un virtuoso della Les Paul. Volti che appartengono a chitarristi, tastieristi, produttori musicali di primissimo piano nel panorama musicale italiano. E che preferiscono restare anonimi, mescolarsi, così come accade quando la lingua comune è la musica, con giovani emergenti.
La tecnica: la foto emerge da un denso fondo nero stampato su lastre di ferro zincato. Un materiale che si è rivelato ideale: gli scatti della serie Strobo sono micro storie che affiorano dal nulla. Le fotografie, infatti, sono state impresse sulle lastre metalliche con un procedimento artigianale e unico: solo il nero del fondo è stampato. Le immagini vere e proprie guadagnano la superficie da una densa oscurità in cui l’assenza totale di luce è premessa voluta e drammatica per l’esplosione vitale di ogni scatto.
Bio di Marco Zambon
Veneziano, classe 1980, ha lavorato come backliner con Franco Battiato, Lorenzo Cherubini, Cesare Cremonini, Elisa, Ivano Fossati, Laura Pausini, e Salmo per citarne alcuni. Attualmente, lavora come fotografo, video maker e stage manager.
Dove: Piola
Da 30 anni Piola, vero orgoglio trevigiano nel mondo, unisce l’idea del buono e dell’accoglienza con arte e cultura, ospitando periodicamente delle mostre di arte contemporanea. Un’autentica vocazione culturale che si rivela già prima di entrare, con l’esposizione di libri nella vetrina all’ingresso. Dante Carniato, titolare del locale: «Piola ha sempre aperto le porte all’arte e credo che organizzare una mostra in uno spazio non convenzionale significhi offrire la possibilità all’arte di entrare nel quotidiano di tanti individui. Ormai da tanti anni ospitiamo e scegliamo con cura artisti che riteniamo interessanti per la ricerca che stanno portando avanti. Uno spazio diverso da quello della galleria tradizionale consente agli artisti di esprimersi più liberamente e allo stesso tempo avvicina l’arte a tutti, anche a chi non frequenta abitualmente le mostre d’arte».