Rassegna "Paesaggi che cambiano" - "Movimento fermo"
Mercoledì 22 novembre alle ore 20.30 prosegue, nell’auditorium degli spazi Bomben di Treviso, la rassegna cinematografica Paesaggi che cambiano, organizzata dalla Fondazione Benetton Studi Ricerche, a cura di Simonetta Zanon, e dedicata ad Andrea Zanzotto (1921-2011). In programma la proiezione del film Movimento fermo di Silvy Boccaletti (Italia, 2023, 74’), proposta in collaborazione con Trento Film Festival.
Intervengono la regista; Rosanna Stedile, coordinatrice del programma cinema Trento Film Festival; Mauro Varotto, docente di Geografia all’Università degli Studi di Padova.
È un movimento fermo quello delle traiettorie di Giacomo, Maria e Sandro, tre personaggi che incarnano una diversa idea di montagna. Figure dinamiche e sfaccettate che si muovono e smuovono gli spazi marginali dei territori alpini, prealpini e appenninici, lontani da montagne vetrina, per riscattarne le peculiarità materiali e immateriali. Svelano, dietro a un’apparente semplicità, una poliedrica abilità nel “saper fare” e nel dialogare con scale diverse, locali e globali, realtà fisiche e virtuali. Entrano ed escono con naturalezza dai luoghi di montagna, traendo ispirazione dai lasciti culturali delle economie montane del passato, ma anche riscrivendo e reinventando nuove pratiche, in cui si possono intravedere progetti orientati a bilanciare il rapporto spesso asimmetrico tra mondo rurale e urbano.
Note di regia:
La struttura del film è organizzata attorno a tre nuclei principali – le traiettorie biografiche dei protagonisti, le pratiche in cui si incarna la scelta di dislocazione in montagna e gli immaginari associati al «ritorno alla montagna». Queste tre dimensioni, fortemente intrecciate tra loro, cercano nel complesso di suggerire a chi guarda il punto di vista che ho adottato nel film: una prospettiva mobile, aperta, ravvicinata e plurale, che tenta di aprire, fluidificare e “movimentare” le conoscenze sui luoghi dell’abbandono, prendendo le distanze da sguardi cinematografici estetizzanti o folclorici, che talvolta banalizzano la complessità dei microcosmi montani contemporanei.
Un movimento che si riflette anche nelle decisioni in materia di attrezzatura cinematografica utilizzata sul campo. La mia piccola fotocamera mirrorless (stabilizzata con uno spallaccio) mi ha consentito di muovermi agilmente insieme ai personaggi del film, a piedi e in macchina, lungo i transetti vallivi, ma anche tra valli montane e città di fondovalle. L’idea è stata quella di tentare di immergere gli spettatori all’interno di quell’abitare mobile che oggi, come nel passato precedente alla fase di crisi e spopolamento, contraddistingue le montagne di mezzo, un abitare che fa da perno a funzioni multiple. Tuttavia, nel film non mancano riprese più statiche e contemplative, realizzate con l’ausilio di un treppiede, principalmente incentrate sui luoghi del “ritorno”, ovvero i paesaggi addomesticati, complessi e variegati delle montagne di mezzo, punti di ancoraggio intorno ai quali i protagonisti si muovono per reinventare «quel che resta di un universo mobile, dinamico, che può essere riscritto nella sua feconda inquietudine mitica».
Auditorium spazi Bomben, Fondazione Benetton Studi Ricerche, via Cornarotta 7, Treviso.
Ingresso unico 5 euro.
Prevendita: Fondazione Benetton, dal lunedì al venerdì, ore 9–13, 14–17.