"Serata Gershwin": ecco l'inaugurazione della rassegna Incontri Asolani
Incontri Asolani, Festival Internazionale di Musica da Camera di Asolo Musica, inizia nel segno di George Gershwin. È dedicata al compositore americano che riuscì a creare una felice e originale sintesi tra la musica classica e il jazz, la serata che alzerà il sipario sulla trentanovesima edizione del festival, venerdì 1 settembre (ore 20,45) nella storica sede della chiesa di San Gottardo, nel Foresto Vecchio di Asolo.
Tra le atmosfere medievali e le pareti affrescate della chiesa tra gli alberi ci saranno, infatti, il pianista Enrico Pieranunzi, mostro sacro del jazz italiano, con Gabriele Pieranunzi, raffinato interprete solista e cameristico, violino di palla dell'Orchestra del Teatro di San Carlo a Napoli, e il clarinettista Gabriele Mirabassi, che da sempre spazia tra il jazz e la musica classica. Saranno i protagonisti della “Serata Gershwin”, ideata per celebrare gli 80 anni dalla morte di George Gershwin, figura centrale nella moderna musica americana, presentando in una nuova veste cameristica una scelta dei più suoi famosi temi, per indagare i molteplici aspetti del suo universo sonoro. Momenti di musica rigorosamente scritta, e rielaborata per l’occasione da Enrico Pieranunzi, si alterneranno ad altri basati sull’improvvisazione jazzistica, per il primo degli appuntamenti che Incontri Asolani dedicherà, in questa sua edizione, ai nuovi linguaggi della musica da camera.
Sarà, quindi, un programma a geometria variabile con punte di assoluta eccezionalità, come, tra l’altro, la possibilità di gustare le due più celebri composizioni orchestrali del compositore americano (An American in Paris e Rhapsody in Blue) in un allestimento cameristico del tutto inusuale. “Per meglio descrivere il senso di questa Serata Gershwin – sottolinea Enrico Pieranunzi - si può prendere in prestito l’espressione “il tempo, grande scultore”, che la grande scrittrice Marguerite Yourcenar usò come titolo per una sua raccolta di saggi. Col passare degli anni, infatti, la figura del geniale musicista statunitense sembra definitivamente uscita da quella zona di incerta indefinibilità, in cui pregiudizi o semplice superficialità l’avevano confinata.
Considerato per decenni con una punta di snobismo e con volontaria sottovalutazione un compositore certamente dotato, ma ”in fondo solo…di jazz”, o tutt’al più un fecondissimo autore di canzoni, Gershwin fu in realtà, oltre che musicista geniale, artefice più che consapevole di un’operazione straordinaria: conciliare la tradizione orale con quella scritta e far convivere in un’unica espressione musicale l’estemporaneità dell’improvvisazione jazzistica con la sapienza meditata della composizione. Una sfida apparentemente impossibile, che la sua produzione dimostra ampiamente esser stata vinta e che fu l’inizio profetico di un mondo musicale del tutto nuovo, capace di comprendere al suo interno, in pacifica coesistenza, generi musicali diversi. Un mondo musicale che in fondo altro non è se non quello che ogni giorno è sotto gli occhi (o le orecchie…) di tutti noi”.