In Fondazione Benetton la presentazione del volume "Rive, Piere, Casere e il popolo delle colline"
Il ciclo d’incontri pubblici Editoria e paesaggio: la fotografia contemporanea come ricerca, organizzato dalla Fondazione Benetton Studi Ricerche in collaborazione con lo spazio culturale Lab27, si conclude venerdì 2 dicembre alle ore 18 negli spazi Bomben di Treviso (e in streaming sul canale YouTube della Fondazione Benetton) con la presentazione del volume Rive, Piere, Casere e il popolo delle colline (pubblicato da Antiga Edizioni), a cura di Miro Graziotin, con fotografie di Arcangelo Piai e Corrado Piccoli, sintesi di cinque anni di “cammino” e di lavoro a partire da una ricerca dedicata alla collina e in particolare ai borghi investiti dal fenomeno “Prosecco” nella Valdobbiadene.
Gli autori ne parleranno con i curatori del ciclo: Steve Bisson (docente e direttore del Dipartimento di Fotografia al Paris College of Art e direttore artistico di Lab27) e Patrizia Boschiero (coordinatrice del Premio Carlo Scarpa e responsabile delle edizioni della Fondazione Benetton). «Arcangelo Piai e Corrado Piccoli raccontano, con la forza pacifica e creativa della luce», spiega Miro Graziotin, «il tramonto, definitivo?, di una cultura figlia di una civiltà che, data per morta, mostra tuttavia nei lacerti collinari un’inesausta vitalità ai limiti della resistenza. Camminando per queste distese asperità accompagnati dalla perticazione di Carlo Rubini e dal complice censimento di Daniele Ferrazza si percepiscono i battiti del cuore di questa terra che, come la sua gente, è inquieta e in cammino».
La campagna “camminante” tra le colline del Prosecco è stata avviata alla fine del 2017, con particolare cura per ciò che si è deciso di chiamare “archeologia rurale”, con riferimento all’insieme dei corpi edilizi improntati alle necessità dei contadini di collina che versano, nella maggior parte dei casi, in uno stato d’abbandono, o quantomeno in una sinecura tipica delle fasi di passaggio d’epoca. La prima fascinazione che ha investito gli autori, e che li ammalia, deriva da un’estetica dell’abbandono dalla quale emergono i richiami di un ambiente ancestrale in cui, pur nella difficoltà di leggerne segni e reperti, si svela la coscienza di quel luogo specifico che, per la sua pervasiva azione tra le colline della Valdobbiadene, trova pochi altri riscontri.
Grazie al camminare è stata scoperta una gran mole d’immagini e documenti che hanno permesso di realizzare il volume e la mostra omonima (aperta negli spazi Bomben fino a domenica 18 dicembre, giovedì e venerdì ore 15-19, sabato e domenica ore 10-13 e 15-19, ingresso libero), dove oltre alle pietre e ai segni del paesaggio collinare parlano anche i contadini, ultimi custodi di un mondo che si va sgretolando. L’auspicio è che queste testimonianze possano condurre a una nuova consapevolezza, nell’ottica di una rinnovata “cura del mondo”.
Le immagini non pretendono di dare risposte, né hanno l’intenzione di denunciare un degrado e un abbandono che può essere percepito piuttosto come una nuova opportunità. Come scrive Luigi Latini, direttore della Fondazione Benetton, nell’introduzione al volume, «riconoscere il valore di un momento di abbandono è il primo atto di un pensiero paesaggistico propositivo, che non tace sui punti di conflitto per salvare l’immagine rassicurante di una pretesa autenticità».
La rassegna Editoria e paesaggio: la fotografia contemporanea come ricerca ha proposto, fra ottobre e dicembre 2022, quattro appuntamenti che hanno messo al centro della discussione altrettanti progetti editoriali che stimolano conoscenze e confronti sull’utilizzo del medium fotografico nell’ambito delle pratiche di studio del territorio, della sua rappresentazione e della sua “messa in pagina”. Una varietà di metodi e punti di vista che testimoniano il potenziale progettuale della fotografia quando interseca i temi del paesaggio.
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