John Gabriel Borkman di Henrik Ibsen
Nell'ultimo fine settimana di marzo il palco del Teatro Del Monaco di Treviso ospiterà lo spettacolo "John Gabriel Borkman" di Henrik Ibsen, con Lucrezia Lante Della Rovere.
LA TRAMA - Grandi ambizioni muovono il protagonista di questo testo di Ibsen, tradotto da Claudio Magris. Il centro di interesse è la creazione di un percorso di vita: un grande uomo con grandi progetti che si scontra con il senso ultimo del suo operare, rispetto a sé e rispetto alla vita.
Borkman, nel suo percorso di creazione, ha avuto un lungo stop, poiché è stato condannato ad otto anni di prigione. Brillante banchiere incorso in un fallimento finanziario di grandi dimensioni, da genio della finanza si ritrova ad essere un fallito. Toccato dal disonore, dissolta la stima degli altri nei suoi confronti, non sembra però disposto a considerarsi un vinto e continua a non avere dubbi sul valore demiurgico di quella che lui considera la sua missione. Si sente un creatore finanziario, quasi un artista della finanza, per la potenza visionaria del suo intendere. Con lui, il suo solo amico ed ex collaboratore, Foldal, autore di un testo mai pubblicato, creatore quindi a sua volta di qualcosa che non vedrà mai completamente la luce.
La depressione collegata alla creazione sembra affacciarsi fra le pagine del testo, che incrocia la vicenda del finanziere a quello delle due sorelle Rentheim, moglie ed ex amante consumata dalla malattia. Due sorelle che hanno avuto lo stesso uomo, John Gabriel, senza tuttavia averlo mai completamente posseduto.
Ecco un altro confronto a tutto campo: la vita. Il confronto è sulla vita, chi dà la vita e chi la rende appetibile, piena, degna di essere vissuta; e chi invece non ha potuto avere la gioia di dare la vita. Quella di Ibsen è un’analisi lucida, filosofica e poetica, ma anche concretamente feroce e tragicomica del destino che fa di ognuno un prevaricatore, un umiliato e offeso, che fa di ogni affermazione vitale anche un gesto di violenza.