Il Grande Risveglio: le Storie a Scatti in Barchessa
L’Amministrazione Comunale di Villorba continua a lanciare ed organizzare iniziative di livello internazionale su più fronti. È ora il momento della fotografia con la mostra Il Grande Risveglio, la fotografia italiana dal secondo dopoguerra agli Anni 80, che fa parte della serie Storie a Scatti, che è curata da MandrAgorArt e ha il patrocinio della Regione Veneto e della Provincia di Treviso.
La mostra è suddivisa in 6 sezioni: Dalle macerie al Miracolo economico: Neorealismo e Paparazzi; Critiche alla società di massa: Mec-Art e Poesia visiva; Fotografia concettuale; Azione politica e Fotografia militante; Corpi e identità; La riscoperta del paesaggio. Viaggio in Italia e dintorni.
Saranno 100 le opere esposte di altrettanti famosi fotografi del periodo storico preso in considerazione tra cui, a solo a titolo d’esempio, maestri quali Mario Giacomelli, Mario De Biasi, Giuseppe Cavalli, Nino Migliori, Ugo Mulas, Paolo Monti, Piergiorgio Branzi e Ferdinando Scianna.
La mostra sarà aperta al pubblico sino al 17 ottobre. Gli orari: dal lunedì al venerdì dalle ore16:00 alle ore 20:00, il sabato e la domenica dalle ore 10:00 alle ore 20:00, (chiusa il martedì). Il costo del biglietto intero è di 7 euro, quello ridotto di 5 euro (per chi ha meno di 26 anni o ha più di 65 anni) mentre è di di 2 euro per i residenti a Villorba. E’ possibile prenotare la visita guidata telefonando al 393664530826.
La mostra Il Grande Risveglio, la fotografia italiana dal secondo dopoguerra agli anni 80 intende ricostruire il cammino della fotografia italiana verso la modernità. Un percorso che ha inizio dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, quando la fotografia italiana si emancipa dalle tematiche declamatorie e dagli standard paesaggistici da consumo turistico che caratterizzavano, dalla metà dell’800, la fotografia dei Fratelli Alinari.
La fine della Seconda Guerra Mondiale apre le porte a nuove esperienze culturali ed artistiche che mirano a recuperare una genuina e popolare identità nazionale di un Paese che il fascismo aveva invece uniformato forzatamente. E così, i fotografi visitano i posti - anche i più remoti - del Bel Paese per un racconto del reale in grado di riportare in luce le diverse facce di un’Italia derelitta ma laboriosa, variegata ma unità dalla stessa volontà di riscossa. Una fotografia “democratica”, che non dimentica i più deboli e che si fonda sulla speranza che la Ricostruzione attenui le profonde diseguaglianze sociali e territoriali, ed apra le istituzioni, e la società tutta, alla partecipazione popolare. Sono gli anni del Neorealismo che coinvolge dapprima il cinema e in seguito la fotografia. Attraverso le pagine dei principali settimanali scrittori e fotografi raccontano luoghi ed esperienze di un'Italia povera che si rinnova, dando voce anche al desiderio di evasione e di spensieratezza. Cinecittà, a Roma - dopo anni di conversione a rifugio degli sfollati della guerra - torna ad ospitare produzioni cinematografiche: al rinascente cinema italiano si affiancano le produzioni americane, e le star di Hollywood iniziano ad affollare i locali alla moda della città. La vita mondana e le vicende delle star divengono motivo di interesse popolare, e i fotografi d’assalto - i Paparazzi - si intrufolano nei locali ed inseguono per strada i divi del cinema per rubare scorci della loro vita privata e venderli ai rotocalchi. A partire dagli anni 60, il Miracolo economico segna il rapido passaggio da una società prevalentemente agricola e parsimoniosa ad una stile di vita consumistico importato dagli USA: un processo accelerato dalla pubblicità che attraverso la televisione, nuovo moloc mediatico, insinua i propri messaggi direttamente nelle case degli italiani. Gli artisti iniziano proprio allora a riflettere sulle contraddizioni di un simile modello di società, nella quale il boom economico non sembra attenuare più di tanto le diseguaglianze sociali, mentre nel contempo si assiste ad una vera e propria colonizzazione culturale dell'Europa da parte del modello americano. Si affermano anche in Italia movimenti artistici come la MEC-ART e la Poesia Visiva che criticano la società contemporanea attraverso la scomposizione ironica e satirica del linguaggio dei media e fondono fotografia e linguaggio scritto attraverso un approccio artistico multidisciplinare. Un processo che apre le porte alla fotografia concettuale che - dalla seconda metà degli anni 60 fino a tutti gli anni 70 - propone una critica al linguaggio corrente considerato uno degli strumenti principali di controllo sociale delle masse da parte del potere costituito. La disillusione nei confronti delle promesse della Ricostruzione e le critiche verso una sistema sociale classista, gerarchizzato e discriminatorio sfociano nelle proteste operaie e studentesche del 1968-69. Un’atmosfera di aperta opposizione sociale e politica influenzerà anche la fotografia. Numerosi intellettuali ed artisti della cosiddetta neoavanguardia (il Gruppo 63 ed altri) si schierano a favore di un’arte nuova ed innovatrice che mira a costruire coscienze critiche e riflessioni intorno ai problemi del presente: l'autoritarismo istituzionale e normativo, le condizioni delle classi lavoratrici in fabbrica e nei quartieri dormitorio delle grandi città industriali, l'identità dell’individuo nella società di massa, il ruolo della donna in una società di stampo ancora patriarcale, i problemi urbani e ambientali di un Paese in rapida e caotica industrializzazione.
Proprio quest'ultimo aspetto, e cioè i cambiamenti subiti dal territorio e dalle comunità locali in seguito alla concentrazione urbana e al conseguente spopolamento delle campagne e dei piccoli centri urbani, sarà al centro del progetto di indagine fotografica Viaggio in Italia ideato da Luigi Ghirri; progetto che coinvolgerà una ventina di fotografi alla scoperta dell'Italia del boom, ma anche delle periferie urbane, delle campagne, dei luoghi minori e marginali, tutto il contrario delle immagini stereotipate ereditate dalle scene di genere di un Giogio Sommer e dal monumentalismo da cartolina degli Alinari.
La mostra, che intende illustrare il processo di emancipazione e di innovazione della fotografia italiana sopra delineato, propone 110 opere fotografiche di novanta diversi artisti, e si suddivide in 6 capitoli dai seguenti titoli: Dalle macerie al Miracolo economico: Neorealismo e Paparazzi; Critiche Pop alla società di massa: la Mec-Art e Poesia visiva; La fotografia concettuale in Italia; Azione politica e Fotografia Militante; Corpi e identità; La riscoperta del Paesaggio: Viaggio in Italia e dintorni.
Le 6 sezioni della mostra
La mostra si apre con la sezione Dalle macerie al Miracolo economico: Neorealismo e Paparazzi, con scatti di Maestri quali Mario Giacomelli, Mario De Biasi, Giuseppe Cavalli, Nino Migliori, Ugo Mulas, Paolo Monti, Piergiorgio Branzi, Ferdinando Scianna, e di altri fotografi meno noti al pubblico, ma non per questo meno attenti ai fenomeni di quel momento storico, come Alfredo Camisa, Mario Cattaneo, Velio Cioni, Caio Garubba, Enzo Sellerio, ed altri. Il mondo dello spettacolo e delle star, "campo di battaglia" dei Paparazzi è rappresentato in mostra da fotografie di Tazio Secchiaroli (con il famoso spogliarello della ballerina turca Aike Nanà al Rugantino, vintage del 1958), Elio Sorci, Franco Pinna, Federico Paellani e Erio Piccagliani, fotografo di scena della Scala di Milano.
La seconda sezione, Critiche alla società di massa: Mec-Art e Poesia visiva, ripercorre un itinerario artistico variegato, che va all'incirca dai primi anni 60 sino a tutti gli anni 70, nel quale artisti quali Gianni Bertini, Mimmo Rotella, già protagonisti dell'informale internazionale degli anni 50, si trovano a convergere idealmente e stilisticamente con alcuni più giovani artisti, tra cui Fabrizio Plessi, Aldo Tagliaferro, Bruno Di Bello, Paolo Baratella e un nutrito gruppo di poeti visivi come gli artisti toscani del Gruppo 70, Lamberto Pignotti, Eugenio Miccini, Giuseppe Chiari, che assimilata la lezione del paro-liberismo futurista e delle provocazioni DADA la convertono in una critica serrata e demistificatoria del linguaggio reclamistico, della moda e della politica, elaborando nuove tecniche come la stampa fotografica ed il collage su tela emulsionata e su altri supporti non convenzionali (MEC-ART), ed utilizzando e ricombinando immagini e slogan dalle riviste patinate e dai discorsi politici.
La terza sezione è dedicata alla Fotografia concettuale con la quale si misurano con esiti altissimi anche artisti di estrazione pittorica e multimediale del calibro di Giulio Paolini, Luca Maria Patella, Vincenzo Agnetti, Gianfranco Barucchello, Claudio Parmiggiani, Lucio Pozzi, Luigi Mainolfi, Franco Vaccari e Carlo Alfano. Altri invece, fotografi tout-court, come Ugo Mulas, Nino Migliori, Adriano Altamira, Paolo Gioli, colgono, ad un certo punto della loro maturazione artistica, nelle procedure del metodo fotografico e nel mezzo meccanico stesso i propri limiti espressivi ed inventano anomale combinazioni mezzo-linguaggio anche rinunciando ai "sacri", classici, principi della autorialità dell'opera e alla sua unicità, fino al punto, come nelle Esposizioni in tempo reale di Franco Vaccari, di far partecipare il pubblico alla composizione dell'opera. Verso la fine degli anni 70 Paolo Gioli e Alberto Garutti si cimentano a loro volta in originali ricerche sul linguaggio fotografico, con sperimentazioni tecniche e compositive intese a rivelare l’essenza e l’autonomia figurale della funzione visiva intesa come antecedente alla rielaborazione logica della forma-oggetto, anticipando di fatto temi attualmente di grande rilevanza per la teoria estetica noti come Pictorial Turn.
La quarta sezione della mostra, dal titolo Azione politica e Fotografia militante, propone un altro fronte della presenza artistica in Italia, quello di una fotografia che precede ed accompagna l'indagine sociale ed attiva l'azione politica. In sintonia con il foto giornalismo di inchiesta anglosassone, come nel caso di Letizia Battaglia, o con le contemporanee elaborazioni ed azioni a livello internazionale del Situazionismo e di Fluxus, questo genere di fotografia si incentra sull'analisi del rapporto tra artefatti architettonici ed urbanistici delle nostre città e relativi “gradi di libertà” - un concetto elaborato da Ugo La Pietra - concessi all’individuo e alle classi subalterne all’interno di tali contesti logistici e sociali a coercizione normalizzata. In queste operazioni, promosse da uno spirito contestativo e libertario che non trova pari in quegli anni se non in pochi artisti a livello internazionale, si distingueranno in particolare, fin dai primi anni 70, Ugo La Pietra, Gianni Pettena, Franco Mazzucchelli, Fernando De Filippi ed il collettivo fiorentino UFO. Ciò che distingue queste manifestazioni artistiche dal contemporaneo contesto internazionale è la esplicita e radicale presa di posizione politica di quegli artisti, riscontrabile nelle forme e nei contenuti delle loro opere-azioni, con un loro aperto ed attivo schierarsi a favore del movimento di opposizione sociale in atto in quegli anni in Italia, a fianco della classe operaia, degli studenti e del movimento femminista e per i diritti civili.
Una quinta sezione della mostra, Corpi e identità, documenta la produzione fotografica intorno al tema, ampiamente dibattuto anche in Italia in quegli anni (60 e 70), della problematica realizzazione dell’individuo entro un contesto societario. Fenomenologia, antropologia, strutturalismo, psicoanalisi e sociologia, alimentano un genere di opere nelle quali viene posto al centro il tema del corpo, evidenziando il conflitto latente tra uomo technico ed ordinamento societario, con riferimento anche a situazioni estreme di contenzione/limitazione delle libertà personali (come nelle carceri o nei manicomi), con artisti quali Mario Cresci, Libera Mazzoleni, Gianni Berengo Gardin, Carla Cerati, Claudio Costa, ed altri. Sul tema dell’identità e della maschera, un artista imprescindibile, che userà la fotografia come mezzo privilegiato di espressione fin dai primi anni 70 sarà Luigi Ontani, con la interpretazione-personificazione ironica e spiazzante di miti dell’arte e della iconografia religiosa. Sulla stessa linea di ricerca, maschera-identità, si ritroverà anche Michele Zaza, con un discorso tra il reale ed il surreale articolato mediante sequenze fotografiche di tipo narrativo.
Infine, la sesta ed ultima sezione, dal titolo La riscoperta del paesaggio. Viaggio in Italia e dintorni, racconta il diverso approccio al classico tema del paesaggio che matura tra una generazione nuova di fotografi, tutti nati tra la fine degli Anni 30 e i primi Anni 50, tra i quali Luigi Ghirri, Mimmo Jodice, Guido Guidi, Mario Cresci, Olivo Barbieri, Gabriele Basilico, Vincenzo Castella, Giovanni Chiaramonte, Roberto Salbitani, Francesco Radino ed altri. Di questa nuova tendenza sarà il progetto Viaggio in Italia, promosso e coordinato all’inizio degli Anni 80 da Luigi Ghirri; progetto che coinvolse molti dei fotografi su citati. Si trattò finalmente di una scoperta anticonvenzionale del territorio; di una visione che catturava una Italia “minore” e tuttavia prevalente, con uno sguardo che, educato dallo studio dei maestri americani della fotografia sociale americana (Walker Evans, in particolare) e della cosiddetta New Topographyc Photography (soprattutto Robert Adams, Lewis Baltz, Stephen Shore), ci rivelava, tra il dolce e l’amaro, un Paese a mezzo tra l’incalzante industrializzazione ed un persistente provincialismo dei costumi e dei luoghi.
Elenco degli artisti in mostra (in ordine alfabetico)
Claudio Abate, Vincenzo Agnetti, Carlo Alfano, Adriano Altamira, Paolo Baratella, Olivo Barbieri, Gianfranco Barucchello, Gabriele Basilico, Letizia Battaglia, Gianantonio Battistella, Gianni Berengo Gardin, Gianni Bertini, Antonio Biasucci, Lapo Binazzi (UFO), Piergiorgio Branzi, Gianni Brunetti, Alfredo Camisa, Virgilio Carnisio, Cioni Carpi, Vincenzo Castella, Mario Cattaneo, Emanuele Cavalli, Giuseppe Cavalli, Carla Cerati, Giovanni Chiaramonte, Giuseppe Chiari, Giorgio Ciam, Velio Cioni, Claudio Costa, Mario Cresci, Pasquale De Antonis, Mario De Biasi, Fernando De Filippi, Bruno Di Bello, Cosimo Di Leo Ricatto, Franco Fontana, Vittore Fossati, Caio Garubba, Alberto Garutti, Luigi Ghirri, Mario Giacomelli, Giancolombo, Paolo Gioli, Franco Guerzoni, Guido Guidi, Mimmo Jodice, Ugo La Pietra, Uliano Lucas, Luigi Mainolfi, Elio Mariani, Gianfranco Mazzucchelli, Libera Mazzoleni, Pepi Merisio, Plinio Mesciulam, Eugenio Miccini, Nino Migliori, Paolo Monti, Davide Mosconi, Ugo Mulas, Paolo Mussat-Sartor, Occhiomagico, Luigi Ontani, Luciano Ori, Giulio Paolini, Claudio Parmiggiani, Luca Maria Patella, Federico Patellani, Michele Perfetti, Gianni Pettena, Erio Piccagliani, Eugenio Pignotti, Franco Pinna, Fabrizio Plessi, Lucio Pozzi, Francesco Radino, Fulvio Roiter, Mimmo Rotella, Ferdinando Scianna, Tazio Secchiaroli, Enzo Sellerio, Elio Sorci, Bruno Stefani, Aldo Tagliaferro, Roberto Salbitani, Guido Sartorelli, Umberto Sartorello, Mario Schifano, Franco Vaccari, Luigi Veronesi, William Xerra, Michele Zaza.