Tra virtuosismo e camera da concerto
Schubert e Beethoven tra classicismo, romanticismo e preimpressionismo. Una nuova scoperta sulle sonorità pianistiche. Domenica 10 aprile Leonardo Piovesan ci intratterrà con un parallelismo tra virtuosismo stilistico e musica da camera, tra la seconda maniera beethoveniana e la sonata che segnò il passaggio dalle sonate giovanili alla composizione cameristica di Schubert.
Beethoven sonata op.53
Scritta tra il 1803 e il 1804, e pubblicata nel 1805, la Sonara in Do maggiore op.53 “Waldstein” rappresenta, insieme all’Appassionata, il punto culminante della cosiddetta “seconoda maniera” beethoveniana, in cui profondità dell’ispirazione e virtuosismo strumentale si fondono in un unico, possente blocco di stupefacente modernità. E in effetti l’elemento virtuosistico alla Clementii, non solo è presente nella Waldstein a un grado di difficoltà financo trascendentale, ma viene anhe audacemente ripensato in funzione timbrica, sortendo talore inauditi effetti preimpressionistici, calcolati sulla tastiera di un nuovo e più moderno pianoforte costruito da Erard a Parigi nel 1802, di cui Beethoven dovette servirsi per tutta la sua produzione dal 1803 al 1815 circa. Inoltre, come quasi tutte le opere scritte nel primo decennio dell’Ottocento, anche la Waldstein risponde all’ambizione del suo autore di erigere un intero, gigantesco edificio sonoro con i materiali più scarni, cui difficilmente si potrebbe attribuire dignità di veri e propri temi.
Schubert sonata D.784
Nel febbraio 1823, nel corso della convalescenza di un attacco della malattia venerea, Franz Schubert compose la Sonata per pianoforte iin La minore D.784 pubblicata postuma nel 1839 dall’editore Diabelli con il numero d’opera 143. L’autore era appena reduce dall’aver composto una grande opera pianistica, la cosiddetta Wanderer-Phantasie; ma la sua ultima sonata per pianoforte risaliva al 1819, dunque a quattro anni prima. La Sonata D.784 è del tutto dissimile rispetto sia alla Wanderer, sia al precedente gruppo di sonate giovanili, e segna una svolta nella produzione pianistica di Schubert. Il silenzio di quattro anni in un campo così impegnativo come quello della Sonata vale da solo a definire una crisi e una necessità di riflessione. Lo stile aggraziato e ornamentale delle sonate giovanili – certamente denso di fascino e di interesse – non potoeva più soddisfare il compositore, giunto a una nuova padronanza dei propri mezzi espressivi. La Wanderer-Phantasie, opera rivoluzionaria, destinata a un pianismo eclatante da concerto, costituiva un’eccezione e un diversivo rispetto al problema – pressante per il compositore – di trovare una soluzione formalmente coerente per un pianismo di tipo “cameristico”.