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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Agricoltura, per 1 trevigiano su 4 è una buona opportunità di lavoro

Secondo una ricerca il settore può essere un buono sbocco lavorativo per i giovani, capace di dare soddisfazioni e di trasformare una passione in una professione

Un abitante di Treviso su quattro (24%) vede nell'agricoltura un interessante ambito di lavoro, un settore ampio e diversificato in cui sviluppare competenze e crescere professionalmente. È il dato che emerge dall’ultima ricerca dell’Osservatorio Reale Mutua dedicato all’agricoltura. Un dato importante in una congiuntura complessa per l’Italia e per l’agroalimentare a causa degli effetti della pandemia di Covid-19. In particolare, l’agricoltura può essere un buono sbocco lavorativo per i giovani (42%), capace di dare soddisfazioni e di trasformare una passione in una professione. Le nuove generazioni, dicono i trevigiani, possono trovarvi una realtà formativa e altamente stimolante (18%), per quanto piuttosto faticosa (18%).

Lavorare in agricoltura ha molti aspetti positivi: tra i principali, per oltre un trevigiano su tre (42%) offre l’opportunità di riavvicinarsi alle tradizioni e al territorio e un ulteriore 35% sottolinea il senso di realizzazione che deriva dal veder concretizzarsi davvero gli sforzi compiuti col proprio lavoro. Ma cosa rappresenta l’agricoltura agli occhi degli abitanti di Treviso? Più di uno su quattro (27%) la associa al Made in Italy e le sue eccellenze e il 24% alla parola tradizione, e quindi al legame con i valori e le specificità del territorio. Il 22% la connette all’idea di salute e sana alimentazione e un altro 20% alla fatica del lavoro nei campi.

La pandemia ha avuto indubbie ripercussioni sul settore, che ad esempio – stima il CREA (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria) nel suo ultimo bollettino CreaAgritrend - ha visto una riduzione del 12,8% del PIL agricolo nel secondo trimestre 2020 rispetto ai tre mesi precedenti.  Ma, insieme a ciò, l’agricoltura si trova ad affrontare anche altre tematiche ormai entrate nel percepito dei trevigiani: in primis quella del cambiamento climatico e dell’inquinamento (53%). Quasi un intervistato su quattro (20%) cita anche i limiti spesso posti da normative vincolanti e un ulteriore 13% individua tra i fattori contrari la diffusione sempre maggiore di mode che promuovono prodotti alimentari esotici. “L’agroalimentare è comparto assolutamente centrale per l’Italia che quest’anno ha dovuto, e deve tuttora, confrontarsi con gli effetti della pandemia di Covid-19. L’auspicio è che il settore nel suo insieme e il Paese riescano a superare questa nuova fase di difficoltà e intraprendere appieno il cammino della ripresa" commenta Michele Quaglia, Direttore Commerciale e Brand di Gruppo.

“Oggi l’agricoltura è percorsa da grandi forze di trasformazione e innovazione, dagli sviluppi tecnologici al tema della sostenibilità. Noi di Reale Mutua insieme ai nostri agenti siamo da sempre vicini a questo mondo, e proteggiamo le sue imprese, persone e colture con un’offerta assicurativa che copre molteplici rischi, dai cambiamenti climatici ed eventi atmosferici fino alle garanzie per responsabilità civile, assistenza, furto, guasto ai macchinari; inoltre, affianchiamo le aziende anche nel gestire i nuovi rischi e le nuove, grandi sfide che si pongono con l’evoluzione del settore. In quest’ottica rientra AGRIcoltura100, il progetto che abbiamo lanciato con Confagricoltura per supportare le imprese innovative e sostenibili e sviluppare una conoscenza sempre più approfondita delle dinamiche del rischio agricolo, cui rispondere con soluzioni assicurative all’avanguardia” conclude Quaglia.

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