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Maltempo in Veneto: trascorsi cento giorni, la solidarietà non si ferma

Il Comune di Villorba ha donato duemila euro al Comune di Santo Stefano, nel Comelico. La Regione fa il punto sui lavori avviati e conclusi. Lavoro enorme e tanta solidarietà

L’amministrazione comunale di Villorba ha deliberato nelle scorse ore l’assegnazione di un contributo di solidarietà pari a duemila euro a favore del Comune di Santo Stefano, nel Comelico, colpito dalle recenti calamità naturali che hanno flagellato il territorio bellunese.

Il contributo è stato offerto dalla comunità villorbese, grazie anche alla devoluzione del gettone di presenza del sindaco, dei consiglieri e degli assessori comunali. Quello di Villorba è solo l'ultimo gesto di solidarietà, in ordine di tempo, di una catena di aiuti davvero infinita. Sono passati ormai cento giorni dagli eccezionali eventi meteorologici che hanno interessato il territorio del Veneto tra ottobre e novembre 2018. Da quella data i veneti si sono rimboccati le maniche e sono partiti i lavori per riportare la situazione il più possibile alla normalità. Nei comuni colpiti dal maltempo sono state avviate le attività per il ripristino della funzionalità dei servizi pubblici, delle infrastrutture di rete strategiche come Enel e strade, dell’asporto di rifiuti, di macerie, di materiale vegetale. La Regione, con la nomina del presidente Luca Zaia a Commissario delegato ha assunto le funzioni di coordinamento e ha dato corso ad una spesa che ha già superato i 50 milioni di euro, utilizzando per le opere i bilanci delle aziende regionali e una prima tranche di finanziamenti da parte dello Stato. E’ imminente l’arrivo di altri e più cospicui finanziamenti che il governo ha messo nel bilancio 2019. Zaia fin da subito ha individuato i soggetti attuatori ai quali affidare i diversi settori di intervento, che si sono riuniti oggi a Venezia per fare un bilancio sotto il coordinamento del dottor Nicola dell’Acqua, direttore dell'area Tutela e Sviluppo del territorio della Regione. «Questa emergenza – sottolinea Dell’Acqua tracciando il quadro di quanto finora realizzato – ha colpito un territorio molto vasto, con una violenza per certi versi mai registrata, soprattutto sulle zone montane e i boschi. La peculiarità degli interventi che sono stati messi in atto è che sono tantissimi ma per lo più di modeste dimensioni, come è dimostrato dai report fatti pervenire dai diversi soggetti attuatori per le rispettive aree di competenza». In questi cento giorni sono stati aperti centinaia di cantieri che hanno riguardato soprattutto i settori idraulici e di difesa del suolo, la viabilità e la pulizia dei boschi, in sostituzione o a supporto delle amministrazioni comunali.

Per il ripristino della viabilità di competenza sono stati avviati 105 cantieri nel bellunese e altri trenta relativi alla viabilità nelle province di Treviso e Venezia. Gli uffici del Genio Civile si sono occupati del dissesto idrogeologico con una sessantina di cantieri per interventi alla rete idraulica principale sul territorio colpito, mentre sulla rete idraulica minore sono stati avviati e progettati a cura dei servizi forestali regionali 34 cantieri per la messa in sicurezza in cui ha operato anche personale di Veneto Agricoltura per tremila giornate/uomo. Attività di somma urgenza hanno interessato anche il settore agricolo che ha gestito interventi funzionali al ripristino delle attività produttive colpite dalla calamità nella Laguna di Scardovari e alle foci del fiume Piave. Sono poi stati aperti decine di cantieri per la pulizia dei boschi nei lotti assegnati, dove si continua a lavorare incessantemente, nonostante le condizioni meteo, per la pulizia dei boschi schiantati dal maltempo. Tramite il soggetto attuatore è a pieno regime l’attività di coordinamento e di assistenza sotto tutti i punti di vista, comprese le operazioni collegate alla vendita del legname recuperato. Per facilitare le procedure è stato deciso di istituire tre presidi operativi avanzati nei territori colpiti: presso la Reggenza dei 7 Comuni di Asiago, la Casa degli Alpini nel Comune di Rocca Pietore e la sede del Gal Alto Bellunese a Lozzo di Cadore. L’iniziativa vuole essere un ausilio a supporto diretto dei sindaci nella gestione operativa delle problematiche collegate all’emergenza. Il monitoraggio contro il rischio valanghe, attuato in stretta collaborazione con il personale del Comando Provinciale Carabinieri Forestale e i volontari del Corpo Nazionale del Soccorso Alpino, è costante. Sono state mappate le aree maggiormente a rischio e attraverso modelli matematici sono state individuate le eventuali emergenze, a seconda dell’entità degli eventi meteorologici che potrebbero presentarsi. Nei prossimi giorni ai comuni più pesantemente interessati (Alleghe, Colle Santa Lucia, Livinallongo del Col di Lana, Rocca Pietore, San Tomaso Agordino, Sovramonte, Zoppè di Cadore) saranno consegnati i piani straordinari di protezione civile. Sono una cinquantina le nuove aree considerate complessivamente a rischio e l’analisi tecnica consentirà ai sindaci di attivare tutte le previste procedure di protezione civile, risultando definite in maniera univoca e puntuale le soglie di allerta per ciascun sito.

«Come si vede – commenta il Commissario delegato Luca Zaia – la macchina regionale non si ferma e la collaborazione tra Istituzioni sta portando a risultati particolarmente confortanti, vista l’entità del fenomeno che non ha precedenti nel nostro Paese: 30 mila ettari di territorio investiti e milioni di metri cubi di alberi schiantati. Come è avvenuto per l’alluvione del 2010 e per altri eventi calamitosi, il Veneto non si perde in chiacchiere ma passa ai fatti. Abbiamo cercato di accorciare il più possibile la cinghia di trasmissione per la gestione degli interventi e per essere operativamente vicini alle zone colpite in modo così grave. Siamo ora in attesa delle risorse finanziarie da parte del governo che utilizzeremo al meglio per far tornare splendidi il nostro territorio e i nostri boschi».

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