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Riduzione emissioni anidride carbonica: «Treviso tra le ultime in Veneto»

Nel periodo dal 2005 al 2019 solo la provincia di Verona ha fatto peggio. Il commento di Luigi Calesso (Coalizione Civica Treviso): «La politica locale deve prendere scelte chiare per invertire la tendenza»

Tra i gas ad effetto serra l'anidride carbonica è quello che maggiormente contribuisce al riscaldamento del pianeta. L'anidride carbonica, infatti, opera come un filtro a senso unico, lasciando passare l'energia del sole, ma assorbe le radiazioni emesse dalla Terra, che hanno una maggiore lunghezza d'onda, creando così una sorta di serra atmosferica intorno al pianeta. Il primo accordo internazionale che contiene gli impegni dei paesi industrializzati a ridurre le emissioni di alcuni gas ad effetto serra è stato sottoscritto l'11 dicembre 1997 a Kyoto in Giappone ed è entrato in vigore il 16 febbraio 2005. Proprio il 2005 è stato l’anno in cui in Italia si è registrato il maggiore volume di emissioni di anidride carbonica in atmosfera, poi è iniziata la loro riduzione che ha portato nel 2019 (quindi prima della pandemia al seguente quadro a livello nazionale, veneto e delle sette province.

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La riduzione percentuale delle emissioni di anidride carbonica nella Marca, quindi, è migliore (di poco) solo di quella della provincia di Verona, è nettamente inferiore alla media veneta e poco più della metà di quella nazionale. Un dato poco rassicurante vista l’importanza che la diminuzione delle emissioni di gas-serra ha nella lotta al cambiamento climatico di cui l’aumento della temperatura è l’elemento chiave. Come è noto, nel nostro Paese (dati ISPRA9) le emissioni più rilevanti di anidride carbonica sono quelle delle industrie energetiche (26.9%) e dei trasporti (30.7%). La combustione non industriale rappresenta il 22.6% di queste emissioni, l'industria manifatturiera e delle costruzioni il 14.4%, mentre le restanti emissioni derivano dai processi industriali (4.4%) e dagli altri settori (meno dello 0.2%).

Il commento di Coalizione Civica

Luigi Calesso, portavoce di Coalizione Civica Treviso, spiega: «Evidente che nella nostra provincia è necessario intervenire in diverse direzioni per tentare di recuperare il gap nella riduzione delle emissioni di CO2: favorendo la mobilità sostenibile, in particolare con massicci investimenti sul trasporto pubblico locale su ferro e su gomma per ridurre in modo molto significativo l’utilizzo dell’autoveicolo privato per ragioni di studio e di lavoro; incrementare per il riscaldamento domestico l’utilizzo delle fonti alternative e (nell’immediato) delle caldaie a condensazione che sono le meno inquinanti; promuovendo l’innovazione tecnologica nei settori industriali che risultano ancora responsabili di emissioni di CO2 particolarmente elevate.

Non disponendo la provincia di Treviso di grandi centrali elettriche è evidente che questi sono gli ambiti in cui intervenire per tentare, almeno, di riallinearci alla media veneta della riduzione di emissioni di CO2 - conclud Calesso -. Ma, per ottenere questo risultato, è necessario che la politica, le amministrazioni locali e quella regionale abbandonino la ”timidezza” dell’intervento per la riduzione delle emissioni “solo se non disturba”. Sono necessarie, al contrario, scelte chiare, di discontinuità rispetto alle politiche adottate finora perché il contrasto al cambiamento climatico non è un “optional” ma una necessità per la nostra sopravvivenza».

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