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Profughi, Bottacin replica ai parroci bellunesi: "La clandestinità va trattata come un reato"

L'assessore interviene sulle polemiche innescate dalle recenti uscite dei sacerdoti che avevano lanciato un appello a non chiudere le porte in faccia ai migranti

TREVISO In relazione all’appello di alcuni parroci del bellunese a non chiudere le porte in faccia ai profughi, interviene anche l’assessore regionale alla specificità di Belluno Gianpaolo Bottacin che dichiara: “è un invito sul quale non possiamo non essere d’accordo dal punto di vista della carità cristiana. Non si può però dimenticare, se si chiede che questo venga fatto dai sindaci, che quest'ultimi sono amministratori e devono gestire soldi pubblici - tra l’altro ultimamente molto ma molto pochi - che arrivano dalle tasse pagate dai cittadini”.

“Anche l'Europa in questi giorni ha ribadito – puntualizza l’assessore - che l’80 per cento di chi arriva è clandestino e quindi non avrebbe diritto all'accoglienza. Non si può non distinguere tra profugo e clandestino; la stessa differenza che passa tra un bisognoso e chi delinque, straniero o italiano che sia”.

“Un buon sindaco - spiega Bottacin - ha tutte le ragioni di preoccuparsi del fatto che nel suo comune possano arrivare parecchi clandestini perché, è bene ricordarlo, oltre al disagio che questi individui possono provocare al territorio, la clandestinità va trattata come un reato. Certo, c’è anche un 20 per cento rimanente che è fatto di veri profughi; anche questi, una volta identificati, rischiano purtroppo di passare a carico del comune e quindi il sindaco dovrebbe mantenerli con le poche risorse di cui dispone e con cui non riesce a far fronte neppure ai sempre più numerosi casi sociali del suo territorio, spesso persone anziane che hanno sempre vissuto qui, magari pagando le tasse e che adesso non ce la fanno più”.

“Io credo che un sindaco - conclude l’assessore - abbia il dovere di tener conto anche di queste cose e, da primo cittadino di un comune bellunese, aiutare prima le famiglie bellunesi, quelle che per una vita hanno aiutato a sostenere le nostre terre e la nostra patria e magari oggi sono in difficoltà. Se invece i parroci vogliono farsi direttamente carico dei profughi che arrivano, credo che nessuno si opporrà, ma la giusta preoccupazione dei sindaci rimane tale".

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