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Bracconaggio, il Veneto entra nella top 5 delle regioni più afflitte dalla caccia illegale

Secondo il CABS (Committee Against Bird Slaughter), le Prealpi venete e il delta del Po/Laguna di Venezia sono i due punti focali per i bracconieri veneti

Nella stagione venatoria appena conclusasi il Veneto si guadagna il 5° posto – dopo Lombardia, Campania, Calabria e Sicilia - come Regione più afflitta dai reati di caccia. Lo afferma il CABS (Committee Against Bird Slaughter) nella quinta edizione dello studio “Calendario del cacciatore bracconiere” che raccoglie su base giornaliera tutte le informazioni disponibili sulla stampa relative a reati commessi da cacciatori e bracconieri ai danni della fauna selvatica sul territorio italiano. In effetti il Veneto è l’unica regione d’Italia ad avere ben due blackspot del bracconaggio, come individuati da ISPRA, le Prealpi venete e il delta del Po/Laguna di Venezia, "quest’ultimo un potenziale rifugio per centinaia di migliaia di anatre in arrivo da tutta Europa che passerebbero volentieri l’inverno nell’ultima estesa area umida italiana, se questa non diventasse un vero e proprio buco nero, con migliaia di appostamenti da caccia in ogni dove e migliaia di esemplari uccisi ogni giorno".

“Particolarmente grave è la situazione nelle Aziende Faunistico Venatorie – riferisce Andrea Rutigliano, coordinatore della campagna CABS contro il bracconaggio nel delta - le cosiddette valli, da dove provengono raffiche di fucile tali, che la caccia qui assomiglia più che altro ai fuochi artificiali di capodanno. Sono stato più volte sugli argini delle valli e il quadro è impietoso: si vedono cadere gli uccelli dal cielo come foglie dagli alberi in autunno. In questo contesto di forte impatto sulla biodiversità i controlli sono insufficienti. A fronte dei 40 mila cacciatori veneti (a cui si aggiungono i cacciatori VIP di altre regioni per la “privilegiata” caccia nelle valli) i numeri la polizia provinciale sono scesi da 188 agenti a 146 effettivi, mentre il numero di denunce si è dimezzato, dalle 173 del 2009 alle 99 del 2019. La Regione ha disposto l’istituzione di un corpo di vigilanza regionale nel 2017 e nel 2019 ha dichiarato di volersi attivare per incrementare il personale preposto alla vigilanza venatoria, ma per il momento, a parte la dichiarazione di intenti, non è stato fatto ovviamente nulla".

Che il Veneto avesse un rapporto piuttosto incestuoso con la caccia e le sue declinazioni illegali – accusa il CABS - era chiaro già da tempo: bastava guardare al trattamento da cittadini di serie A riservato ai cacciatori, liberi di spostarsi in tutto il territorio per sparare a caprioli, anatre, allodole o tordi, mentre il resto dei cittadini di serie B erano costretti dentro al loro Comune. Oppure a giudicare dai 900.000 euro stanziati a favore delle associazioni venatorie per attività di lotta al bracconaggio e poi spesi dalle stesse con cene, cenette e taglio dell’erba, come denunciato nel 2019 dal Consigliere Andrea Zanoni".

"Fortunatamente a sparigliare le carte in questi ultimi due anni è stato l’intervento dei carabinieri forestali, che forti dei nuclei del Soarda, sono stati in grado di rompere il senso di impunità fra i cacciatori lagunari. La dedizione dei militari che non hanno esitato ad appostarsi per ore giorno e notte su scanni, isole e barene, con pioggia e nebbia, ha reso possibile mettere di fronte alle proprie responsabilità decine delle centinaia di cacciatori, che ogni giorno violano le leggi, nella loro avidità di uccidere quante più anatre selvatiche possibile" chiosa Rutigliano.

“Adesso ci auguriamo che la magistratura valorizzi il duro lavoro dei militari e dia il suo contributo a favore della biodiversità – conclude il CABS - imponendo sanzioni esemplari ai denunciati e non invece archiviando per tenuità del fatto come troppo spesso è stato il caso nel recente passato. La società ormai considera inaccettabile accanirsi contro la fauna selvatica, per di più violando le norme, mentre abbiamo osservato spesso come per i magistrati in Veneto queste non siano che bazzecole di particolare tenuità. Chissà cosa ne pensano le centinaia di migliaia di anatre massacrate ogni anno nelle aree del Delta del Po".    

carabiniere forestale in appostamento su una botte da caccia-2

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