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Cava Morganella, Zanoni scrive alla Commissione europea

L'eurodeputato Andrea Zanoni ha sottoposto un'interrogazione parlamentare alla Commissione europea, affinché indaghi sui lavori di ampliamento della cava Morganella

L'eurodeputato dell'Italia dei Valori, Andrea Zanoni ha presentato un'interrogazione per chiedere alla Commissione europea di fermare il progetto dell'ampliamento degli scavi alla cava Morganella, tra i comuni di Ponzano Veneto e Paese di Treviso, presentato da tre imprese venete. Il progetto, infatti, mette a rischio la falda acquifera.

“Ho chiesto alla Commissione Europea di accertare se il progetto di nuova escavazione della cava Morganella metta a rischio la tutela delle acque superficiali e sotterranee della zona destinate al consumo umano violando in questo modo la Direttiva 2000/60/CE”, spiega Zanoni in una nota.

Il progetto in questione prevede un approfondimento della cava sotto falda dagli attuali 40 metri a 65 metri, per un totale di 6,4 milioni di metri cubi di ghiaia estratta. Le operazioni di ulteriore estrazione di materiali avverrà, quindi, totalmente sotto la falda acquifera, da tempo affiorata.

La falda ha inoltre formato un lago artificiale di circa 500.000 metri quadri. “Si tratta di in cratere enorme, la cava sottofalda più grande d'Italia e forse d'Europa, dove dentro ci starebbero ben 44 cattedrali di San Pietro – attacca Zanoni – È un vero e proprio scempio del territorio, in particolare delle falde acquifere perché con questo nuovo approfondimento della cava di fatto si consente la messa in comunicazione di più falde, quella superiore che ormai è diventata un mare chimico, con le falde più profonde, contribuendo così ad inquinare anche quelle acque che ora arrivano tramite gli acquedotti ai nostri rubinetti”.

Come spiega l'europarlamentare, già nel 2004 l’Arpav aveva riscontrato la presenza di cromo, arsenico e piombo in alcuni rifiuti della vicina “Discarica 2A”, mentre nel 1999 la Provincia di Treviso aveva denunciato una frana della stessa discarica verso il lago della cava.

“Nessuno tiene in adeguata considerazione che l’intervento di estrazione ghiaia in progetto avverrà su un sistema acquifero multifalde - continua Zanoni - quindi il pericolo di contaminazione tra le falde superficiali già contaminate e quelle più profonde è elevatissimo. Sotto questa enorme falda violata dalle ruspe - conclusde - una ricerca effettuata da una ditta specializzata con ecoscandaglio incaricata dalla Provincia di Treviso ha evidenziato il deposito di materiali non identificati: cosa si aspetta a far luce su questi materiali misteriosi?”
 

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