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Cementificio di Pederobba: “L'indagine dell'Ulss e di Crosignani vengano effettuate entrambe”

L'appello lanciato dal deputato veneto del Movimento Cinque Stelle, Federico D'Incà

PEDEROBBA C'è grande attesa per il consiglio comunale che si terrà domani sera a Pederobba: nel corso di una seduta straordinaria l'azienda sanitaria e l'Arpav presenteranno la tipologia di studio epidemiologico che intendono attuare. “Grande è l’attenzione che i cittadini intendono riservare a tale programma, non è infatti ancora chiaro perché non si sia proceduto con lo studio già avviato – avverte il deputato veneto del Movimento 5 Stelle Federico D'Incà - e c'è la ferma intenzione di chiedere che l'indagine dell'Ulss e quella che era stata affidata dal Comune a Crosignani non siano in alternativa tra loro, ma vengano eseguite entrambe”.

La giunta cittadina aveva infatti affidato al docente, già direttore dell'Istituto nazionale per lo studio e la cura dei tumori di Milano, un'indagine epidemiologica per valutare le ricadute dell'attività del cementificio sullo stato di salute della popolazione. La scelta era legata all'indiscutibile competenza di Crosignani, riconosciuta a livello internazionale, e per il metodo “caso controllo”: confrontando il grado di incidenza di patologie respiratorie e cardiocircolatorie con l’area di maggior ricaduta delle emissioni, in pochi mesi si potrebbe stabilirne l'incidenza o meno. Appena avviato lo studio è arrivato però lo stop dell’azienda sanitaria, che si è rifiutata di fornire i dati diagnostici necessari: dopo averne espresso parere entusiastico, l’Ulss ha definito inaffidabile il metodo di Crosignani e ha avocato a sé la ricerca ottenendo l’immediata accettazione del cambio di rotta da parte della giunta di Pederobba. 

“Proprio l’attenzione più volte ribadita dalle istituzioni, quella di non creare inutile allarme sociale – sottolinea D'Incà, che da tempo è al fianco dei cittadini in questa complicata situazione - dovrebbe consigliare la scelta di escludere ogni dubbio sull’aria che respira la popolazione di Pederobba e quella dei tanti Comuni limitrofi, anch’essi oggetto delle ricadute dei fumi”. Quest'ultimo dettaglio è confermato anche dall'analisi dei venti eseguita da una società di Cinisello Balsamo, incaricata dall'Amministrazione comunale. “Apprendiamo da una recente intervista al sindaco di Pederobba che il bruciare la plastica costituisce  un introito per il cementificio – conclude D'Incà - di tale entità che il divieto a farlo potrebbe tradursi nella scelta dell’azienda di spostarsi altrove. La volontà di perseguire il maggior guadagno possibile da parte di una ditta privata è lecito, credo che sia doveroso non usare il ricatto lavorativo quando ci sono legittime preoccupazioni di chi vive e fa crescere i propri bambini in un ambiente messo per decenni a così dura prova”.

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