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Giovedì, 25 Aprile 2024
Politica Vittorio Veneto

Chiusura punti nascita in Veneto: a rischio anche Vittorio Veneto

Berti (M5S): "Parlarne dopo le recenti morti materne è assurdo. Siamo totalmente contrari". Baldin (M5S): "Ci sono deroghe su basi politiche"

VITTORIO VENETO Il Ministero della Salute, secondo quanto riportato negli ultimi giorni dalla direzione del Movimento 5 Stelle, vorrebbe chiudere i punti nascita con meno di 500 parti all'anno "e nel Veneto finirebbero nel tritacarne delle norme nazionali centri fondamentali per il territorio come Pieve di Cadore, Asiago, Valdagno, Venezia, Chioggia, Trecenta e Adria. Con il rischio concreto di un allargamento della forbice anche a Belluno, Arzignano e Vittorio Veneto". Jacopo Berti, capogruppo M5S in Regione Veneto e vicepresidente della commissione interviene a difesa dei punti nascita: “La scorsa estate ho incontrato il primario di pediatria e l’ostetrica di Asiago per supportare la loro battaglia contro la chiusura del punto nascita, allora voluto dalla Regione. Un reparto che ha continuato a funzionare solo grazie al personale che ci lavora. Ora ci si mette anche il ministro della Salute Lorenzin a chiedere la chiusura di questo e di altri sei punti nascita”. “Quello che chiediamo di evitare è innanzitutto il gioco allo scarica barile: è Roma a voler le chiusure, no è la Regione, e così via. Trovandoci poi con i punti nascita chiusi, senza che nessuno se ne assuma le responsabilità – continua Berti - per noi è importante che tutte le mamme di queste zone interessate possano continuare ad avere il loro punto nascita”.

“Soprattutto a poche ore dalle tragedie che abbiamo vissuto, con due mamme morte in Veneto dopo esser state all'ospedale, ci sembra assurdo considerare tale evenienza. Pensando alle mamme in gravidanze a rischio, chiudere questi reparti significa condannarle a morte – sottolinea il capogruppo del Movimento 5 Stelle in consiglio regionale - Una situazione di emergenza come il distacco della placenta richiede l’intervento in 30 minuti; una donna con questo problema non farà in tempo ad essere trasportata nell’ospedale più vicino, magari ad un’ora di strada come nel caso di Asiago. Davvero vogliono mettere a rischio altre mamme e i loro piccoli? Appena tre mesi fa, a seguito di un’ispezione ai cantieri, ho fatto un’interrogazione regionale per sapere a che punto fosse il progetto dell’ospedale di Asiago, visto che i lavori procedono a rilento, anzi ad intermittenza. Non ho ancora ricevuto risposte. Chiudendo l’ospedale o suoi reparti si lascia la popolazione della zona senza assistenza sanitaria. Si vuole creare un’emergenza per giustificare qualche project financing?”.

Erika Baldin, consigliera regionale di Chioggia, interviene sul punto nascita della sua città: “Come sempre la questione è politica. Le deroghe ai 500 nati come requisito minimo vengono concesse soprattutto se volute dal politico influente di turno che si inventa le particolari peculiarità di quel territorio. Siccome a Chioggia arrivare ai 500 è difficile, la nostra proposta per il futuro può essere: per tutto il territorio lagunare, in presenza dei requisiti di sicurezza, l’abbassamento del numero a 450 o 400. L’ultimo dato certificato era appena sotto i 500 perché la regione non aveva ancora registrato i nati nel periodo natalizio fino al 31 dicembre. Il punto nascita di Chioggia ha tutte le carte in regola per restare aperto. Non capiamo e non accettiamo questa pressione per chiuderlo”.

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