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Sabato, 20 Aprile 2024
Politica Maserada sul Piave

Cinodromo di Maserada, gli animalisti: «Terreno fertile per l'illegalità e idea retrograda»

Per LNDC Animal Protection si tratterebbe di un salto indietro di 20 anni, quando fu chiuso l’ultimo cinodromo italiano: «Si verrebbe a creare un rischio per le scommesse clandestine»

Il Comune di Maserada sul Piave ha concesso a ENCI Servizi srl, società controllata da ENCI Ente Nazionale Cinofilia Italiana, un’area verde del proprio territorio per realizzare una “struttura per la cinofilia”, nello specifico una pista per allenamenti e corse amatoriali di cani di razza levrieri. In pratica un cinodromo che, nelle intenzioni del Comune, dovrebbe organizzare eventi nazionali e internazionali, attirando così persone da tutta Italia nonché da Paesi come Austria, Slovenia e Croazia. Secondo il Sindaco, questa iniziativa dovrebbe portare un ritorno economico e di immagine al Comune, ma la realtà è un’altra.

“Ho scritto personalmente al Sindaco per esprimere il mio sconcerto davanti a una decisione del genere - fa sapere Piera Rosati, Presidente LNDC Animal Protection - L’ultimo cinodromo in Italia è stato chiuso nel 2002 e questa sua decisione rappresenta un salto indietro di 20 anni per quanto riguarda il benessere degli animali. Non ci si può nascondere dietro un dito, parlando di corse amatoriali, per sfuggire alla realtà e cioè che dietro questi eventi – cosiddetti sportivi – ci sia un mondo di sfruttamento e illegalità. Non solo gli animali vengono spesso sottoposti ad allenamenti estenuanti e restano vittime di infortuni molto gravi, se non letali, ma le corse sono anche un terreno fertile per il sottobosco di illegalità legato alle scommesse clandestine. Ho chiesto quindi al Sindaco di ripensare a questa decisione, che sicuramente non porterebbe lustro al Comune ma piuttosto attirerebbe personaggi di dubbia moralità.”

“Al tempo stesso ho scritto anche al Presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, che spesso si è mostrato sensibile alle tematiche relative alla tutela degli animali d’affezione, appellandomi al suo buon senso e chiedendo di intervenire per fermare la realizzazione di un’opera di questo tipo. Infine, ho inviato una lettera anche al Presidente dell’ENCI, Ente direttamente coinvolto in quanto gestore della struttura da realizzare. L’idea di ‘cani da lavoro’ e di utilizzarli per competizioni di questo tipo è retrograda, anacronistica e totalmente irrispettosa del benessere di queste creature. Un Ente che dovrebbe avere a cuore l’interesse del mondo cinofilo dovrebbe pensare a modi diversi di valorizzare le specificità di alcune razze e promuovere un corretto rapporto uomo-animale, evitando in qualsiasi modo ogni forma di sfruttamento e favorendo una relazione più collaborativa tra il cane e il proprio compagno di vita umano” conclude Rosati. 

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