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Area "brolo", Consiglio di Stato respinge ricorsi e Da Re esulta

Il sindaco di Vittorio Veneto commenta con soddisfazione la decisione. Ora l'area retrostante il monastero potrà essere destinata all'edilizia pubblica. Ma Da Re si chiede: "Che fine ha fatto il comitato?"

Un comitato a suo tempo si era opposto alla trasformazione del "brolo" in area per strutture pubbliche, e ora, spenti i riflettori sulla vicenda, il Consiglio di Stato dà ragione al Comune di Vittorio Veneto.

In questi giorni il Consiglio di Stato ha confermato la decisione del Tar del Veneto riguardo i due ricorsi presentati contro i progetti relativi all'area del monastero cistercense.

Il primo ricorso, respinto per improcedibilità, era stato presentato contro le varianti approvate dal consiglio comunale durante la prima giunta Scottà, per la trasformazione del “brolo”, la zona verde retrostante il monastero, ad area per strutture pubbliche. Il secondo riguardava l’utilizzo della Cappella funeraria per la sepoltura delle religiose del monastero cistercense e la validità del provvedimento del Comune con il divieto di future sepolture all'interno del convento, la cui conseguenza  è l’insussistenza del vincolo di inedificabilità dell’area circostante la cappella nel raggio di 200 metri, a tutela di edificazioni contermini presenti e future.

Il sindaco Gianantonio Da Re, sottolineando come la notizia non abbai avuto vasta eco mediatica né reazioni, ha accolto con estrema soddisfazione le sentenze: "Alla luce di questo, vorrei fare io un paio di considerazioni. Ho aspettato qualche giorno per capire il tipo di reazioni che avrebbero suscitato gli esiti delle due sentenze del Consiglio di Stato relative alle vicende del monastero cistercense, quando erano state spese a suo tempo paginate sulla stampa locale per evidenziare le mosse dell’allora comitato (nel quale erano presenti anche attuali consiglieri comunali), di cui oggi non si sente più parlare. Non ci sono state reazioni, e mi è sembrato strano".

"Ebbene, le sentenze hanno dato pienamente ragione all’agire dell’Amministrazione comunale, e per questo le abbiamo accolte con estrema soddisfazione - ha affermato De Re - Ci troviamo con 1700 metri quadrati edificabili per una struttura pubblica, in un’area pubblica, e sono state quindi corrette le indicazioni e le scelte a tutela dell’interesse pubblico nel secondo caso".

"Tutte le polemiche rabbiose e le dichiarazioni fatte negli anni scorsi sono state destituite di fondamento. Spiace per il Monastero e le religiose, che godono sempre della massima stima e del massimo rispetto, e che sono state trascinate loro malgrado in una diatriba che ha provocato solo sperpero di tempo e denaro pubblico. Non è stata colpa nostra - ha concluso Da Re - noi ci siamo solo difesi da insinuazioni e accuse evidentemente false”.

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