rotate-mobile
Politica

Diga di Falzè, Muraro: “Il ‘No’ della Provincia Risale al 2001”

Leonardo Muraro presidente della Provincia di Treviso, risponde al neo risorto comitato contro la diga di Falzè.

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di TrevisoToday

Già nel 2001, quand’ero assessore provinciale all’Ambiente della Giunta presieduta da Luca Zaia, mi ero espresso negativamente riguardo la realizzazione di uno sbarramento del Piave all’altezza di Falzè. E il consiglio provinciale il 9 luglio 2011, unanime, aveva votato con fermezza la cancellazione del progetto, portando in merito fondamentali osservazioni. 

La necessità d’intervenire sulle aste fluviali a difesa del territorio interessato da esondazioni è non solamente una necessità, ma un imperativo. Soprattutto, visti i recenti e drammatici eventi di novembre 2010. Infatti, le criticità del Piave sono ben note da tempo ed è evidente che l’azione di mitigazione del rischio idraulico deve concentrarsi sulla riduzione dei valori di portata liquida che mettono a rischio Ponte di Piave nei momenti di grande emergenza. Eppure questa improcrastinabile emergenza non implica necessariamente la diga di Falzè. E questo lo ho più volte ribadito in diversi consessi, come nel consiglio provinciale di luglio 2001.

Infatti, nelle osservazioni poste dall’amministrazione provinciale all’allora progetto dell’ex ministro ai Lavori Pubblici Nerio Nesi, Piano stralcio per la sicurezza idraulica del medio e basso corso del Piave, adottato dall’Autorità di Bacino dei fiumi Isonzo, Tagliamento, Piave, Livenza, Brenta-Bacchiglione con delibera n. 1 del 5 febbraio 2011, emergevano ed emergono tuttora forti incognite: di natura tecnica legate alla effettiva tenuta idraulica delle sponda in corrispondenza del Montello, di natura ambientale relativamente alle conseguenze dello sbarramento sul corso naturale del Piave, in fine anche di natura finanziaria in quanto l’opera dovrebbe essere realizzata integralmente in tempi celeri, senza aspettare la tempistica dei finanziamenti statali e regionali.

Le osservazioni approvate dal Consiglio, su mia proposta, sottolineavano la notevole valenza ambientale che presenta il sito di Falzè nonché il pesante e irreversibile impatto paesaggistico e idrodinamico che una tale opera provocherebbe; il tutto proposto con uno studio propedeutico – contenuto nel Piano stralcio – superficiale e incompleto sia nel vagliare più progetti sia soprattutto su come sopperire alle gravi incognite geologiche che gravano sulla fattibilità dell’intervento.

La posizione della Provincia è stata ribadita con deliberazione della Giunta Provinciale, presieduta da Luca Zaia, del 5 gennaio 2005 che ha approvato, sempre su mia proposta, un nuovo documento di osservazioni a seguito della successiva adozione da parte dell’Autorità di Bacino, con delibere del Comitato Istituzionale n. 1 e n. 2 del 3 marzo 2004 del “Progetto di Piano stralcio per l’assetto idrogeologico dei bacini idrografici dei fiumi Isonzo, Tagliamento, Piave, Brenta-Bacchiglione.

Altri sono gli interventi che vanno incontro alle esigenze idrauliche del territorio ed anche a quelle della Comunità interessata dall’opera. E il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale, una bibbia per la pianificazione del territorio futuro, indica altre soluzioni: come ad esempio la conversione delle cave dismesse in serbatoi di ‘laminazione’ delle piene. Ad oggi resta negativo il parere della Provincia di Treviso alla realizzazione della diga, una contrarietà che intendo ribadire con forza.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Diga di Falzè, Muraro: “Il ‘No’ della Provincia Risale al 2001”

TrevisoToday è in caricamento