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Donazzan canta "Faccetta nera" a La Zanzara, il Pd: «Si dimetta»

Bufera sull'assessore regionale all'Istruzione. Decine le richieste di dimissioni. Lei si difende su Facebook: «Eccoli i benpensanti della sinistra italiana»

Elena Donazzan, assessore regionale all'Istruzione, è finita al centro di una vera e propria bufera mediatica dopo la sua partecipazione a "La Zanzara" su Radio24, il celebre programma radiofonico condotto da Giuseppe Cruciani e David Parenzo.

I due conduttori, dopo averla raggiunta telefonicamente, le hanno chiesto di scegliere tra "Faccetta nera" e "Bella ciao". Una provocazione perfettamente riuscita. Lei ha infatti scelto l'inno fascista. "Faccetta nera",  uno dei simboli dell'Italia del ventennio, un motivo nato sulla spinta della propaganda in occasione della campagna colonialista d'Etiopia e col tempo poi diventato un'icona per i nostalgici del duce. Elena Donazzan, come lei stessa ha ammesso in diretta durante il programma radiofonico "La Zanzara", quella canzone la cantava da piccola e in trasmissione ha intonato le prime strofe, peraltro non ricordando esattamente il testo. Le reazioni sull'episodio non si sono fatte attendere. Alcuni consiglieri regionali dell'opposizione hanno infatti  chiesto le dimissioni dell'assessore e l'intervento della magistratura per l'ipotesi di reato di apologia del fascismo. 

Sulla vicenda sono intervenuti sia la lista civica "Il Veneto che vogliamo" che il Partito Democratico regionale: «Chi canta inni fascisti non può stare in un’istituzione e, peggio, fare l’assessore all’Istruzione. Abbiamo assistito sconcertati alla ‘performance’ di Elena Donazzan e presenteremo un’interrogazione a Zaia non solo per chiedergli di dissociarsi ufficialmente, ma per sapere se intende toglierle le deleghe, visto che lei non darà autonomamente le dimissioni. È un episodio gravissimo, purtroppo non il primo, che non può essere ancora derubricato a ricordo di infanzia o goliardata - scrivono i rappresentanti del Pd regionale, con Francesca Zottis, il capogruppo Giacomo Possamai e i colleghi Anna Maria Bigon, Vanessa Camani, Jonatan Montanariello e Andrea Zanoni, intervenendo su quanto accaduto alla trasmissione radiofonica La Zanzara - È assolutamente fuorviante parlare di libertà di pensiero e libertà delle persone come ha fatto la Donazzan per difendersi dalle accuse, perché il fascismo fu esattamente l’opposto: odio, razzismo e sopraffazione, il periodo più buio della storia d’Italia. La Giunta prenda le distanze, ma lo faccia sul serio, non a parole. Come può ricoprire il ruolo di assessore all’Istruzione chi rivendica le proprie simpatie per il regime fascista? Che messaggio mandiamo alle nostre ragazze e ai nostri ragazzi?».

L'assessore all'istruzione ha affidato a Facebook la sua replica, anche alla luce di un commento su di lei titolato "Qualcuno abbiamo dimenticato di appenderlo". «Eccoli i benpensanti della sinistra italiana: ora mi vogliono ‘appesa’, anzi peggio. Da un profilo falso, ovviamente: mica hanno il coraggio di farlo con il loro, col rischio di dover rispondere delle loro azioni - si legge nel post di risposta di Donazzan - Ed ora? Qualcuno - magari qualche Consigliere regionale d’opposizione che in queste ore sta chiedendo le mie dimissioni - solidarizzerà per quanto accaduto, o diranno solamente che me la sono cercata? Siamo alle solite: in Italia il politicamente corretto, l’accettabile, viaggia in un’unica direzione»

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