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Festival dell’acqua, Calesso: "Prima fognature, acquedotto, riequilibrio idrogeologico"

Luigi Calesso (Un'altra Treviso) invita a l'amministrazione comunale a pensare ai problemi della città legati ad acqua e fognature: "Più che 'città d’acque' la nostra è la città dei 'fiori sopra i ponti e m... sotto i ponti'".

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di TrevisoToday

L’amministrazione ci comunica con malcelato orgoglio che Treviso ospiterà “Acquitaly”, il festival dell’acqua destinato alla valorizzazione della risorsa idrica ed a porre l’attenzione sui problemi connessi al suo utilizzo, con l’indubbio “effetto emotivo” del legame con Treviso “città d’acque”.

La manifestazione sarà senz’altro utilissima ma si svolgerà in una città che vive problemi ben più gravi proprio sul fronte dell’acqua, problemi che le amministrazioni leghiste non hanno mai adeguatamente affrontato e che adesso sono stati “girati” alla Alto Trevigiano Servizi , l’azienda consortile che gestisce il servizio idrico anche per la nostra città.

Invece che di “festival” l’amministrazione comunale avrebbe dovuto occuparsi di questioni un po’ più gravi.

1) In primo luogo avrebbe dovuto programmare e realizzare una organica estensione della rete fognaria e del suo collegamento al depuratore comunale: è noto che Treviso è tra le città capoluogo di provincia che hanno la minore percentuale di utenze idriche collegate al depuratore, neppure un terzo di quelle totali: siamo in fondo alla classifica. Ciò significa che la maggior parte degli scarichi delle abitazioni finiscono, più meno depurati, ed in modo più o meno diretto nei corsi d’acqua superficiali che attraversano la città, a cominciare dal Sile. La fognatura, inoltre, è per la maggior parte di tipo “misto”, raccoglie cioè acque “bianche” e “nere” e ciò ne favorisce l’esondazione nei momenti di forte pioggia con la conseguente fuoriuscita su strade e marciapiedi di liquidi non esattamente “profumati”.

2) E’ assolutamente insufficiente anche l’estensione dell’acquedotto come ben sanno i residenti a Canizzano e Sant’Angelo che hanno dovuto attendere oltre un anno l’avvio dei lavori di realizzazione delle tubature nelle zone in cui è stato riscontrato un pericoloso inquinamento da mercurio nelle falde a cui attingono i pozzi di cui i cittadini devono ancora servirsi.

3) Anche il riequilibrio idrogeologico del territorio cittadino avrebbe bisogno di interventi urgenti e massicci, come dimostrano allagamenti ed esondazioni che interessano parti diverse della città (da Selvana a Sant’Antonino) ad ogni pioggia più forte del solito. Ma l’ormai mitico “piano delle acque” giace ormai da anni nei cassetti del municipio e gli interventi per ridurre il rischio idraulico risultano ancora allo stadio progettuale, mentre è continuata inesorabile la cementificazione del territorio e si è trovato il modo anche di tombinare qualche fossato: tutte azioni che aumentano il rischio di allagamento nelle zone circostanti private del naturale bacino di drenaggio costituito da prati e fossati.

4) Nonostante l’esito favorevole del referendum che giusto un anno fa ha decretato la fine della “remunerazione del capitale investito” nella bolletta dell’acqua, tale remunerazione continua ad essere applicata, da Alto Trevigiano Servizi come dalla maggior parte delle aziende di gestione del servizio idrico italiane: perché l’amministrazione cittadina non interviene per chiedere con forza ad A.T.S. ed alle autorità competenti che venga rispettato, finalmente, l’esito della consultazione referendaria?

Più che “città d’acque” la nostra è la città dei “fiori sopra i ponti e m... sotto i ponti” e non sarà certo un festival che sa tanto di propaganda a cambiare la situazione.

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