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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Politica

Gentilini condannato, Calesso: "Andò per denunciare e finì condannato"

Il commento di Luigi Calesso, candidato consigliere alle comunali con la lista Impegno civile, alla condanna in appello di Giancarlo Gentilini

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di TrevisoToday

La sentenza che conferma la condanna di Gentilini per istigazione all'odio razziale per le frasi pronunciate nel 2008 alla festa leghista di Venezia sancisce che in Italia c'è una giustizia, una giustizia che non ammette l'uso anche nella polemica politica di affermazioni la cui volgarità ed aggressività non sarebbe ammessa in nessun Paese in cui è garantita l’uguaglianza di tutti i cittadini.

Ma va ribadito anche che Gentilini ”andò per denunciare e finì condannato!”. 

Dalla fine del 1998 ad oggi sono infatti quasi 100 le querele (prevalentemente per calunnia e diffamazione) che Gentilini ed altri amministratori comunali leghisti hanno sporto nei confronti di giornalisti, consiglieri comunali, artisti, esponenti politici, componenti di comitati ma anche cittadini che si sono limitati ad esprimere un’opinione attraverso la stampa o ad opporsi ad una decisione non condivisa dell’amministrazione comunale.

Sono oltre 100 i denunciati e querelati in questi anni: oltre che per diffamazione e calunnia, anche per “procurato allarme e abuso della credulità popolare”, come è accaduto ai componenti dei comitati cittadini contro l’elettrosmog.

Finora non risulta che alcuno dei denunciati sia stato condannato. Anzi, la maggior parte delle denunce, inoltrate ai tribunali di Treviso, Padova, Udine, Trento, Venezia e Roma, sono state archiviate o non è pervenuta alcuna comunicazione in merito da parte delle Procure interessate, a dimostrazione della evidente infondatezza delle accuse.

A distinguersi nell’attività querelatoria è stato l’attuale vicesindaco che non ha esitato a querelare decine e decine di trevigiani, “rei” di avere contestato le sue posizioni politiche, il suo linguaggio, i suoi atteggiamenti…

Lo stesso vicesindaco che mentre accusa la giustizia di lentezza intasa i tribunali di cause contro i suoi critici e i suoi avversari politici, attribuendo solo a sé la libertà di dire ciò che vuole e di attaccare chiunque.

In alcuni casi per i processi scaturiti dalle sue denunce il vicesindaco ha ottenuto l’assistenza legale del Comune attraverso l’avvocatura civica o legali esterni. Nei casi in cui il Comune ha garantito al vicesindaco l’assistenza legale le spese legali sono sostenute dal Comune stesso con i soldi dei contribuenti. I contribuenti, cioè, devono sostenere le spese per l’assistenza legale agli amministratori comunali per le denunce contro i cittadini che contestano il pensiero unico leghista: una parte di queste spese ricadono sulle spalle perfino dei denunciati in quanto contribuenti trevisani!

Ed altre spese a carico dei cittadini sono quelle delle indagini e delle udienze in tribunale necessarie per esprimere un giudizio sulle accuse…

E' in qualche modo una forma di “giustizia” rispetto a questo spreco di tempo e denaro quella che ha portato il vicesindaco denunciante ad essere condannato (ormai in due gradi di giudizio) prima di tutti quelli che lui ha querelato.

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