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Venerdì, 19 Aprile 2024
Politica

Antipolitica, Lorenzon: "Imu tema di sicura presa mediatica"

Elezioni amministrative, imu, antipolitica, crisi e propaganda: l'intervento del segretario provinciale Cisl Treviso, Franco Lorenzon

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di TrevisoToday

Dopo il recente passaggio elettorale c’è da aspettarsi un aggravamento della tensione politica e, forse, anche di quella sociale. Già prima delle elezioni c’era stato l’acuirsi del dibattito politico, principalmente attorno all’Imu, la tassa sulla casa. Un tema di sicura presa mediatica e di grande impatto sulla vita di molte persone.

La casa, infatti, va ben al di là di un normale investimento: è il classico “bene rifugio” nel quale i cittadini trovano difesa e serenità a fronte delle intemperie economiche e sociali che li circondano. Tassare questo bene non è mai popolare. E c’è sempre qualcuno pronto a cavalcare, anche in forme discutibili, un disagio che è reale e che colpisce le persone nel loro intimo, specialmente se si tassa la casa in cui si abita, che non dà
reddito, ma solo costi di gestione. L’Imu è quindi una tassa impopolare, ma fino a che punto ci si può spingere nella contestazione?

Il sindacato e le associazioni del lavoro della Marca hanno chiesto pubblicamente ai sindaci la tassazione a livello minimo (se poi i ricavi rimanessero tutti ai Comuni non sarebbe male), senza farsi prendere da fantasiosi rifiuti o rivolte fiscali del tutto incompatibili con la gravità della situazione italiana e con le regole della convivenza civile.

D’altra parte non si può non vedere che il Governo Monti, fatta eccezione per la riforma delle pensioni, è intervenuto quasi esclusivamente aumentando le tasse senza intervenire sulla spesa, in particolare sui costi della politica sempre più indigesti ai cittadini. Ciò conferma che non sarà facile uscire da questa crisi.

Pagare quindi l’Imu e tacere? Non proprio. Non si può certo accettare un’imposizione fiscale generalizzata, che finisce – basti pensare alla benzina e all’Iva – per gravare soprattutto sui redditi più bassi. I pensionati, infatti, non usufruiscono delle detrazioni per i figli, mentre ne godono lavoratori che hanno redditi anche molto alti. Appare quindi sempre più evidente che questa crisi può essere risolta solo con interventi straordinari, per la cui realizzazione occorre un consenso politico forte e responsabile.

Dato che la crescita continua a rimanere un miraggio poiché le risorse necessarie sono regolarmente sequestrate dal nostro debito pubblico, oltre a un drastico taglio ai costi della politica, occorre un intervento straordinario che preveda la vendita di una parte del patrimonio pubblico, almeno pari a 300 miliardi di euro. Diversamente staremo sempre a baloccarci su chi paga il risanamento, su quanto si alza lo spread, su quanti soldi ci vogliono per pagare gli ammortizzatori sociali, su dove operare i tagli.

Per rendere praticabile questo intervento ci vuole però una politica diversa: l’antipolitica - espressione di cui si abusa di questi tempi - non è quella di chi parla male di “questa politica”, ma è quella di chi ruba, di chi fa i propri interessi, di chi non rispetta le regole, di chi blocca senza motivo l’attività delle imprese, di chi evade, di chi non è capace di governare. Oggi c’è esigenza di “buona politica”, che vuol dire poter contare su politici onesti e preparati: senza onestà e senza competenza continueremo ad avere i risultati che già conosciamo.

Nelle ultime elezioni si può paradossalmente dire che ci sono stati più candidati che elettori. Forse è ancora troppo grande la tentazione di candidarsi per fare i propri interessi anziché quelli dei governati.

Ciò che serve sono facce nuove, oneste e preparate. Occorre cambiare musica e suonatori, perché se si sostituisce frettolosamente solo il nome del gruppo musicale ma le note (stonate) rimangono le stesse, i cittadini si arrabbieranno ancora di più.

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