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Caserma Piave, richiesta al Comune la concessione per trent'anni

OpenPiave, che da tempo si occupa di rigenerare la nota struttura di via Monterumici, ha chiesto al Comune di mantenere la gestione dell'area fino al 2047

«Il nostro desiderio è quello di mantenere la gestione dell'area dell'ex caserma Piave fino al 2047, così da applicare le nuove normative sui contratti di comodato gratuito che permettono di estendere i termini già in essere fino a 30 anni». A dirlo sono i rappresentanti di OpenPiave, associazione di promozione sociale che dal 2017 si è posta l'obiettivo di recuperare e rigenerare la struttura di via Monterumici a Treviso, oggi sede tra gli altri del Cso Django e del dormitorio Caminantes.

«Negli ultimi tre anni sono stati effettuati diversi lavori negli spazi della ex caserma, tra cui la realizzazione della rete fognaria, della distribuzione della rete idrica e della predisposizione per la rete di distribuzione elettrica interne all'area, oltre all'impermeabilizzazione delle coperture, all'illuminazione di sicurezza delle aree esterne e alla realizzazione di un varco come addizionale via di deflusso, tutte opere finanziate grazie ad un prestito da parte di Banca Etica - dichiarano ai nostri microfoni i rappresentanti di OpenPiave - All'associazione deve quindi essere riconosciuto il lavoro svolto fino ad oggi, avendo riportato alla luce quello che prima era uno dei tanti buchi neri presenti in città. Oggi, però, i termini del contratto di comodato gratuito per la gestione dell'ex caserma devono essere rivisti. Attualmente l'accordo prevede 9 anni più ulteriori 9 opzionali, ma l'attuale normativa prevede la possibilità di estendere tali termini fino a 30 anni complessivi e questo è quindi il nostro obiettivo».

«Per questo motivo - continuano da OpenPiave - abbiamo chiesto al sindaco Mario Conte di poter aprire un dialogo per aggiornare l'attuale contratto ma, dopo un'iniziale apertura dell'Amministrazione comunale, nessuno ci ha più fatto sapere nulla e questo ci dispiace. Siamo dunque pronti a manifestare tutti uniti per far valere le nostre intenzioni e i nostri progetti. L'obiettivo, infatti, è quello di continuare a rigenerare l'intera area, facendola diventare un polo a disposizione di famiglie, bambini, anziani, migranti e anche dei disabili grazie al Centro Educativo ed Occupazionale Diurno (CEOD) per persone con disabilità intellettive, un'attività promossa da A.I.L.S. In tutto questo siamo anche convinti che l'emergenza sanitaria legata a Covid-19 abbia messo in evidenza che esiste sul territorio una drastica carenza di spazi e attività che offrono servizi alle persone, soprattutto senza ricorrere a finanziamenti pubblici».

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